È uno dei pochissimi al mondo in grado di suonare, ma soprattutto di comporre, con una sorta di antesignano dei moderni sintetizzatori
Ad accompagnare gli Extraliscio e Davide Toffolo nella serata della cover (in cui canteranno un medley di brani tra cui “Rosamunda”) c’è il musicista sperimentale tedesco Peter Pichler che ha un’assoluta particolarità. Infatti è uno dei pochissimi al mondo in grado di suonare, ma soprattutto di comporre, con uno strumento musicale davvero particolare chiamato Trautonium.
Si tratta di una sorta di antesignano dei moderni sintetizzatori. Fu inventato da Friedrich Trautwein a Berlino presso il laboratorio di musica e radio della sua scuola: era il 1929. Negli Anni 30, poi, ne produsse circa 200 esemplari. A raccoglierne l’eredità fu un altro “genio” della costruzione di strumenti, Oskar Sala: un amico di Trautwein che continuò a sviluppare il Trautonium sino alla sua morte, avvenuta nel 2002.
Ma come funziona esattamente questo strumento? A produrre il suono è un filo resistore su una piastra metallica, che viene premuto per creare un suono: quindi non c’è nessun tasto come in un pianoforte o in un sintetizzatore. Le note cambiano facendo scivolare il dito avanti e indietro sulla piastra: sembra facile, ma vi assicuriamo che trovare la giusta nota senza sbagliare è un’impresa quasi impossibile.
Affascinato da questo strumento, scoperto quando era ragazzo, Pichler volle incontrare Sala nel 1996 ma ci vollero oltre 10 anni prima di riuscire ad avere il suo Trautonium personalizzato che è stato realizzato dal produttore tedesco Trautoniks (l’unico a farlo, assieme a un’altra società tedesca chiamata Doepfer). E per omaggiare i due padri del Trautonium, Trautwein e Sala, Pichler nel 2010 ha composto un brano di teatro musicale “Wiedersehen in Trautonien”.
La "polka chinata"
I ballerini che si sono esibiti con gli Extraliscio hanno ballato la cosiddetta “polka chinata”, un’antichissima danza tipica bolognese. Appartiene, infatti, alle danze filuzziane: col termine “Filuzzi” si intende un modo di ballare esclusivo della città di Bologna. Le origini della “polka chinata” risalgono al 1945: Bologna era alle prese con la ricostruzione post Seconda guerra mondiale e la danza era uno dei pochi svaghi degli abitanti. Quando era possibile, negli angoli di strada qualcuno si metteva a suonare un organetto o una chitarra e gli uomini si mettevano a ballare tra loro. Già, perché le loro mogli e compagne erano chiuse in casa, impegnate nella difficilissima gestione della vita famigliare. La maggiore potenza fisica maschile consentì, erciò, di sviluppare delle variazioni rispetto ai balli in voga allora. Nella polka venne inventata la possibilità di ballarla piegando le gambe, da qui il termine “chinata”, portandosi così in una posizione accosciata durante certe fasi dello sviluppo del ballo. Comunque rimasero inalterate i passi tipici di coppia tra uomo e donna già previsti nella polka tradizionale.