Sanremo 2018, Claudio Baglioni: «Sul palco porterò musica e parole»

«La musica al centro. Questo Sanremo sarà un evento musicale raccontato in televisione». Sono le parole e soprattutto le intenzioni del direttore artistico del Festival che andrà in scena dal 6 al 10 febbraio 2018

16 Dicembre 2017 alle 13:58

«La musica al centro. Questo Sanremo sarà un evento musicale raccontato in televisione». Sono le parole e soprattutto le intenzioni di Claudio Baglioni, direttore artistico del Festival che andrà in scena dal 6 al 10 febbraio 2018. E proprio per portare la musica al centro sono state abolite le eliminazioni, in modo che le canzoni siano protagoniste dall'inizio alla fine. I brani dureranno di più (4 minuti contro i 3 e 15 secondi di prima), non ci saranno le cover e sarà dato più spazio ai giovani, che sono stati scelti venerdì sera dopo una lunga selezione. «Siamo soddisfatti della qualità dei ragazzi, apprezzati dalla critica e dai giudici. Sarà un Sanremo ricco dal punto di vista qualitativo» il commento di Angelo Teodoli, direttore di Raiuno.

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Mentre Piero Pelù, che faceva parte della giuria dei giovani, ha detto: «Mi sono fidato di Claudio, non sapevo ovviamente il cast dei big e sui ragazzi non avevo nessuna idea. Ma ero convinto che sarebbe stato un lavoro di qualità, per questo ho accettato l'invito di Baglioni a scatola chiusa. Sono stato felice delle scelte fatte». E sui big in gara Pelù ha detto: «Mi sembra di essere al concerto del primo maggio. Il cast è variegato e tocca tutti i generi musicali. Manca giusto il metal, ma in compenso abbiamo Ermal… (ride, ndr). Volevo fare i complimenti a Claudio e alla commissione per questo lavoro sorprendente. Mi preparo ad assistere a un'edizione speciale per qualità, nomi e voci che canteranno».

E veniamo ai Big secondo Claudio che si esibiranno tutti nella prima serata. Nelle due successive interpreteranno di nuovo le loro canzoni in gruppi da dieci, mentre i giovani si esibiranno in gruppi da quattro. Nella quarta serata, nuova esibizione dei big con un diverso arrangiamento dei brani in gara e finale delle otto nuove proposte con proclamazione del vincitore. Nella quinta e ultima serata, infine, sapremo chi ha vinto il 68esimo Festival di Sanremo. «La classifica penso sarà resa nota ogni sera» anticipa Baglioni che sul suo ruolo di direttore artistico ha detto: «Due volte sono stato al Festival come ospite. E visto che non c'è due senza tre mi è toccato tornarci. Il prossimo anno farò 50 anni di questo bellissimo mestiere, io che da ragazzino temevo di essere trasparente agli occhi degli altri. Il festival è sempre stato un molock di grande progetto. Certi artisti non guardano con favore a una manifestazione come questa. Io mi sono concesso questo lusso: ci ho pensato un mese e al quarto no che dicevo, alzando ogni volta il tiro, ho accettato. Ho detto tre volte no perché non mi sentivo all'altezza e avevo paura. Ne ho tuttora. Sto affrontando una cosa più grande di me. Ma non accettare sarebbe stato uno smacco personale».

Le canzoni sono state scelte da Claudio insieme con una commissione di esperti: «Sono contento dei commissari, saranno il mio equipaggio che dovrà portare in porto l'evento. Io sono il conducente, non il “dittatore” artistico come mi ha chiamato una persona l'altro giorno. Avendo chiesto a me, la Rai ha voluto dare un segno di discontinuità con le precedenti edizioni, che hanno avuto comunque un grande successo. Ma il pericolo è il nostro mestiere».

Sulla kermesse musicale, Baglioni spiega che: «Sarà un Festival 0.0 che non sarà nella tradizione, ma neanche un'evoluzione. Abbiamo solamente questo Festival. È una grande occasione. Musica e parole saranno le nostre stelle polari. Vorrei portare al centro la musica. Rimane il concorso ma non le eliminazioni. Ci saranno diverse giurie e penso rimarrà la suspence. Ma oltre alle canzoni, vorrei portare musica e parole sul palco dell'Ariston. L'ho chiesto espressamente alla Rai. Non volevo una vetrina autoreferenziale o un festival troppo provinciale. Vorrei avesse il carattere di eccezionalità che merita».

Ma alla fine il lavoro fatto in questi pochi mesi (da ottobre) soddisfa il direttore artistico. « Penso che la scelta finale sia buona, anche se avrei voluto fare durare il Festival due settimane. Gli autori sono molto rappresentati sul palco, come Rubino e Diodato. La tv, con la formula del talent show, sta allevando una serie interessante di interpreti, forse un po' omologati, perché manca la categoria autoriale di chi scrive quelle parole e quella musica. Gli autori vanno aiutati e allevati. Ho invidiato alcune canzoni che ho sentito. So quanto sia difficile fare buone cose in questo momento».

Sui temi delle canzoni aggiunge: «I testi, oltre a parlare d'amore, raccontano la disavventura e avventura del vivere. Con risultati apprezzabili. Tra le 20 proposte, mentre c'è varietà di generi, non c'è invece il rap. Non abbiamo ricevuto tante proposte di questo tipo. Rapper affermati guardano a Sanremo come un mondo lontano. Se avessi avuto più tempo avrei cercato di invitarli, ma non è detto che non accada visto che farò il direttore artistico fino al 2018».

Infine, un piccolo appunto. Ci sono poche donne tra i big, quattro su venti (Noemi, Nina Zilli, Ornella Vanoni e Annalisa): «Dovremmo fabbricarne di più, anche il mondo andrebbe meglio. È una mancanza statistica. Non è stato un calcolo fatto, in ogni caso penso che quella finale sia stata la scelta più corretta».

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