Sanremo la settimana prima del Festival: le prove e l’atmosfera

Siamo arrivati in riviera una settimana prima e abbiamo ascoltato le prove di tutti i cantanti. Ecco alcune anticipazioni sull'atmosfera che si respira nel Festival di Claudio Baglioni

Mario Biondi e il maestro Peppe Vessicchio si scambiano consigli. Forse... di look?  Credit: © Frezza / La Fata
2 Febbraio 2018 alle 16:48

Il Festival dura cinque giorni, ma è il frutto di mesi di lavoro, per lo più concentrato nelle ultime settimane prima di andare in onda. Per noi è cominciato a inizio a gennaio, con la copertina dedicata ai protagonisti di Sanremo.

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Ogni anno, tante persone si «trasferiscono» momentaneamente in riviera ligure per prepararlo e raccontarlo. Lo facciamo da sempre anche noi. C'è bisogno di una grossa valigia, fatta non solo di vestiti e scarpe, ma di aspettative e obiettivi. Per quello, quando si parte, bisogna essere pronti e non si deve dimenticare niente. Perché una volta arrivati, non è facile tornare a casa.

Sanremo a fine gennaio

Raggiungere Sanremo a fine gennaio è un po' come aspettare un lunghissimo ultimo minuto prima del Capodanno: c'è trepidazione nell'aria, tantissimi bicchieri da sistemare, un buonissimo spumante da aprire. L'insegna del teatro dice «Allestimento Festival».

La scenografia

Ci accreditiamo e entriamo. È cambiata la conduzione, è cambiata la scenografia, ma l'atmosfera è quella di sempre. C'è molto lavoro da parte di tante persone per dare vita allo spettacolo più bello della tv, per accendere il fuoco della musica che rimarrà nella nostra memoria, almeno per ambizione di chi la porta sul quel palco, per sempre.

Vedere la nuova scenografia realizzata da Trixie Zitkowsky da vicino, fa un certo effetto. È incredibile come un teatro così piccolo possa accogliere una struttura così maestosa e profonda: c'è un trionfo di bianco che parte dal palco e arriva fino alle poltrone (foderate di bianco per l'occasione). Sembra un grande foglio di carta, uno spartito musicale che si piega morbidamente come il petalo di un fiore. È ricco di luci e si colora come una tela da dipingere durante le esibizioni.

La scala centrale «a scomparsa» sembra quella di un aereo. Anzi, di un'astronave.

In tutto questo l'orchestra, dopo anni di presenza laterale o su più livelli distribuiti sulle pareti, è al centro della scena. Alcuni dei musicisti sono proprio a un passo dai cantanti e dai conduttori. Questo permette ai musicisti di «sentire» tutto meglio, di farsi condurre in modo più semplice dai maestri d'orchestra e serve tanto alle band, perché avere un maggiore contatto con gli altri musicisti è un aspetto centrale per la buona riuscita dell'esibizione.

Le prove

Ogni prova quest'anno dura un'ora e quindici minuti, un po' meno degli scorsi anni (visto che non ci sono le cover). In quell'arco di tempo, ogni artista deve portare tutta l'esibizione più volte (le prime due volte solo strumentale, poi cantata dal vivo) e poi la versione in duetto.

In alcuni casi l'ospite del duetto è già presente, in altri caso è simulato (a volte anche con la collaborazione dei coristi!) per testare le inquadrature del venerdì. «Non so se sono strana io, ma alle prove mi sento come se fossi in diretta» ci racconta Annalisa. «Il maestro Pino Perris mi diceva "Nali, stai calma, risparmiati" e io niente, ogni volta me la canto come se non ci fosse un domani».

Nella sua valigia Annalisa ha deciso di portare «concentrazione, tutta l'esperienza del passato e un cellulare sempre carico per raccontare quest'avventura sui social network». Le Vibrazioni, dopo la loro potentissima esibizione al Teatro Ariston, dicono: «Noi qui porteremo tutti i "doni" del "Mago di Oz" ovvero coraggio, cuore e testa». Francesco Sarcina è carico come una molla. «Non ci si può abituare anche se ci sei stato più volte, essere qui è energia pura. Sarà retorico dirlo, ma solo chi c'è stato può capire di cosa stiamo parlando: è incredibile».

I nomi si susseguono, il regista Duccio Forzano studia le inquadrature e le programma con una tecnologia usata qui a Sanremo per la prima volta. È la stessa che si usa nei concerti perché luci, inquadrature ed effetti speciali siano sincronizzati (quando serve) a perfetto ritmo di musica.

Dopo aver visto seduti in galleria alcune di queste novità registiche, intervisto Giovanni Caccamo sui divanetti all'ingresso del teatro. Il suo volto è luminoso. «Sono contento perché, forse tanti non lo sanno, ma cantare qui è un po' come trovarsi all'improvviso in mezzo a un bosco. Non sai dove sei e dove devi andare» spiega. «Per questo passi il tempo a cercare una direzione, dei punti di riferimento». «Questa volta, con la mia esperienza e di amici come Malika Ayane li ho trovati e mi sento molto a mio agio rispetto al passato». «A metà settimana verrà mamma Concetta a sentirmi dal vivo» spiega «Non si può mettere in valigia, ma la sua presenza sarà importante più del microfono».

Dopo ogni prova con l'orchestra, c'è un quarto d'ora di pausa. È bello sentire parlare tra loro gli orchestrali, che per lo più escono fuori dal teatro per prendere una boccata d'aria: molti di loro suonano in questa prestigiosa cornice da oltre un decennio. Hanno una visuale molto più ampia e esperta rispetto a noi e al pubblico. Possono raccontare il Festival anche per la qualità della partitura musicale, dei riferimenti più o meno espliciti a canzoni del passato e di come le voci possano diventare «strumento» corale al servizio della melodia.

Non a caso, è il momento di Noemi. Sale sul palco e non vorrebbe scendere mai, nonostante la sua canzone richieda una forza e un'energia che per la natura del pezzo, non si può limitare. «È proprio la carica quella che non devo dimenticare a casa» ci racconta a margine «vogliamo tutti che l'impatto di questo brano sia potente, molto più forte di quello che avete ascoltato dalla mia voce finora». Mentre sta per lasciare il teatro delle piccole fan la fermano per una foto. «Potete chiamarmi con il mio vero nome, Veronica, se vi fa piacere» dice poco dopo il selfie.

Ogni giorno si esibiscono in media sette artisti dalle dieci del mattino fino alle nove di sera, cinque dei quali sono «Campioni» e due «Nuove proposte», le cui prove durano la metà dei Campioni e si collocano quasi sempre a inizio o a fine giornata.

È difficile (e poco ambito) cantare da appena svegli, ma Diodato e Roy Paci, temerari, sono tra i pochi che si esibiscono presto al mattino. «Quando hai l'onore di essere qui, non te ne importa niente degli orari» spiega «sentire una canzone che nasce a casa tua suonata da decine di musicisti, devi essere sempre pronto». «Nella mia valigia» aggiunge Diodato «non deve mancare la leggerezza, quella è l'unica cosa che non devo proprio scordare a casa».

Nel cast di Sanremo ci sono varie generazioni di artisti. Elio e le Storie Tese, nonostante la loro follia, vivono il palco in maniera iper professionale: sono arrivati a teatro con le idee molto chiare. Elio indossa una maglietta divertentissima con su scritto «ex rockstar» ma cura tutto come solo un esigente musicista d'esperienza saprebbe fare. Al suo fianco, c'è il maestro Beppe Vessicchio, che torna al Festival per un grande numero di artisti. Vederlo di nuovo girare per il Teatro Ariston, sempre gentile e paziente con in mano la sua bacchetta tenuta nella custodia, dà grande sicurezza e riempie l'aria di magia.

Dall'esperienza sanremese, si passa agli esordienti

Ci sono giovani come Mirkoeilcane e Ultimo che sono ricolmi di emozione, guardano spesso a terra per concentrarsi e si fanno incoraggiare volentieri dall'orchestra e dagli addetti ai lavori. In questi giorni, serve anche il calore di questa apprensione: il loro un salto in alto potrebbe cambiare la loro vita. Ci sono anche esordienti tra i Campioni, come i The Kolors. Arrivano sul palco con l'allestimento più spettacolare visto in questi giorni, facendo in modo che il brano abbia un livello di coinvolgimento che arriva molto dalla voce, ma anche dalle strumentazioni suonate dal palco.

«Dobbiamo dare ragione a tutti i nostri maestri che hanno già fatto questa esperienza: ci sono tante cose che nella musica che con il tempo cambiano e questi sono anni di grande rivoluzione» dice Stash «ma l'importanza dell'Ariston, rimane sempre la stessa». «Nella nostra valigia non deve mancare una sveglia» ci dice il cantante dei The Kolors «perché suoniamo fino a tardi e siamo dei gran dormiglioni».

Le emozioni del Festival si sentono in tv, figurarsi qui. Tornando a casa dopo decine di ore di prove seguite, la valigia ha dentro gli stessi vestiti ma è molto più pesante. È per questo che addetti ai lavori, fan e artisti ci vorrebbero tornare ogni anno. La musica, per chi la ama, la racconta o la fa, qui è amplificata in ogni senso. Tutto qui si vede, si sente e si soprattutto, si respira. Nella nostra valigia porteremo concentrazione, curiosità e allegria per mostrarvi tutto di Sanremo 2018, come se foste al nostro fianco.

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