Takagi & Ketra: «Siamo noi la fabbrica dei tormentoni»

Insieme hanno prodotto tante hit degli ultimi anni e ci raccontano i segreti dei loro successi. Ricordate “Roma-Bangkok”? Ecco, dietro ci sono loro, inventori anche di altre hit tra cui “L’esercito del selfie” e “Amore e capoeira”.

5 Aprile 2019 alle 10:25

Proprio mentre siamo nel loro regno, lo studio musicale nel quartiere milanese di Chinatown, pieno di tastiere, campionatori, chitarre e computer, Takagi & Ketra ricevono la notizia che sono primi nelle radio con “La luna e la gatta” cantata da Tommaso Paradiso, Jovanotti e Calcutta, l’inedito trio The Barbooodos (i barbuti).

«Ehi! Dominiamo l’airplay* con questo featuring*» dicono. «La melodia era catchy* e nel pezzo le reference* ad Aretha Franklin, Ennio Morricone e Adriano Celentano sono piaciute».

Non avete capito nulla? Niente paura: nel glossarietto più in basso spieghiamo le parole difficili usate dai due produttori che in questi ultimi anni hanno creato tanti tormentoni. Ricordate “Roma-Bangkok”? Ecco, dietro ci sono loro, inventori anche di altre hit tra cui “L’esercito del selfie” e “Amore e capoeira”.

T&K, ormai siete un marchio.
TAKAGI: «Siamo uno “scontro” di generi che funziona. Ketra proviene dal raggae e dal soul, io dal rap e dall’hip hop».
KETRA: «E insieme cerchiamo di svecchiare il pop rendendolo più urban*».

E questi nomi da cartone animato?
T: «Fiorello ci chiama “Tamagotchi e Cetra” (ride). Takagi è un nome comune in Giappone, era quello di un pilota di Formula 1 scarso nel periodo in cui facevo parte del collettivo di artisti rap Spaghetti Funk. Mi è rimasto da allora».
K: «Ketra è un insieme di lettere a caso (ride). All’inizio ero Mister Ketra, poi ho tolto il titolo».

Come vi chiamano gli amici?
T: «Tommaso Paradiso “Brodoni”».
K: «E lui per noi è “Brodino”».

C’entra il brodo... di pollo?
T: «Odiavo il brodo da piccolo, il suo odore infestava casa».
K: «E io odiavo le verdure. Ma Brodino o Brodone, a seconda della stazza, viene da Bro’, che sta per “brother”, fratello in inglese».

Chi vi chiama Alessandro e Fabio?
K: «Solo i compagni delle elementari».
T: «E tua madre, no? Lei non ti chiama Ketra, Bro’, ti chiama Fabio».

Da quando siete una “coppia”?
K: «Dal 2012. Ci siamo incontrati in Puglia a un evento radiofonico».
T: «La prima cosa prodotta insieme è stata “Nu juorno buono” di Rocco Hunt che vinse tra i Giovani a Sanremo 2014».

Come funziona il vostro lavoro?
T: «Siamo artigiani della musica. Costruiamo pezzi con sudore e sangue. Assieme a gente valida».

Avete orari da fabbrica?
K: «Ci siamo imposti orari da ufficio: dalle 9 alle 18. Salvo straordinari quando i pezzi sono quasi pronti. Io prima avevo un’idea diversa dell’artista, scrivevo di notte. Ma viene meglio di giorno».
T: «Lo stesso motivo per cui si va a scuola al mattino: si impara di più».

Esiste una scuola per produttori?
T: «Ci sono scuole per qualsiasi cosa, ci sarà pure l’accademia per producer».
K: «Ma noi siamo poco accademici e molto autodidatti. Amiamo sporcarci le mani e sporcare il sound, i suoni».

Chi è il braccio e chi la mente?
T: «Si lavora schiena contro schiena».

Cioè?
K: «Siamo seduti qui in studio, uno da un lato e uno dall’altro: prima ci viene in mente la musica, poi ci farfugliamo su qualcosa in finto inglese o spagnolo. Se funziona, troviamo le parole adatte».
T: «Certe volte le parole non arrivano».
K: «Ma noi conserviamo tutte le melodie al computer, non si sa mai».

Avete già pronto il vostro prossimo tormentone estivo?
K: «Ci stiamo lavorando. Molte hit estive nascono in inverno. Tu pensi alle vacanze al mare e magari fuori nevica».

Gli artisti li scegliete voi oppure sono loro che vengono a citofonarvi qui in studio?
T: «Tutte e due le cose. Noi cerchiamo le voci giuste e a volte chiamano loro». 

Tommaso Paradiso vi manda un vocale di 10 minuti?
T: « (Ride) Lui è di casa. Si sdraia di là sul tappeto, scrive, canta».
K: «Nel caso dei “Barbooodos” c’è voluto più tempo a incastrare gli impegni di tutti e tre che a fare il pezzo».

Quanti provini fate di un pezzo?
T: «Zero».
K: «Al primo tentativo c’è la magia che al secondo non c’è. Lorenzo Fragola  per “L’esercito del selfie” pensava di fare un provino e invece... Buona la prima!».

Ideate anche i video?
T: «Quelli dei brani firmati da noi sì».
K: «È una malattia di Takagi: le idee sono sue. Quello dei “Barbooodos” che cita il musical “Cats” e gli Aristogatti o le cose Anni 80 in “Da sola/In the night”».

Dopo tutte queste hit dobbiamo aspettarci una fuga dei vostri cervelli all’estero?
K: «Speriamo!».
T: «Andiamo spesso a Miami a caccia di tendenze, contratti... Ma possono passare anni prima che ti chiamino».

Si guadagna bene da produttori?
K: «Non ci lamentiamo».
T: «Però non immaginate ville e Ferrari, ma qualche sfizio, sì, ce lo togliamo».

Quindi siete un buon partito? Chiedo per un’amica...
K: «Io ho la ragazza!».
T: «Io ho pure una figlia, Nicole, che ha 13 anni».

I brani li testate sulle vostre donne?
K:«Abbiamo un gusto popolare: li testiamo su tutti, ma non sui musicisti professionisti».

E a chi devono piacere per avere successo?
T: «A noi e alle signore che fanno acquagym».

* Le parole per capire questo articolo

AIRPLAY «Dominiamo l’airplay» significa essere primi nella classifica dei brani trasmessi dalle radio.
CATCHY Dall’inglese “to catch”, ovvero acchiappare. Una melodia “catchy“ cattura l’attenzione e si memorizza subito.
FEATURING Spesso abbreviato in “feat.”, vuol dire “collaborazione”: quella tra gli artisti per un album o in una canzone.
REFERENCE Le “reference” in un pezzo sono citazioni di frammenti musicali (batteria, piano, chitarra...) di brani precedenti, in omaggio all’artista che li ha eseguiti.
URBAN Ovvero “cittadino“: è il pop contaminato con la musica di strada (hip hop, rap, soul...).

Ma quanti artisti hanno lavorato con loro

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