Sorrisi fa incontrare di nuovo i due cantanti che hanno in comune un primato: il trionfo all’Eurovision Song Contest
Non si vedono da qualche anno, da quando si sono incrociati in un programma tv (e nessuno dei due ricorda quale). Ma Toto Cutugno e Gigliola Cinquetti si conoscono da una vita. E si vogliono bene. «Se non mi fosse simpatico mica avrei accettato di fare queste foto» confida ridendo Gigliola. Si abbracciano, scherzano, si riservano attenzioni. Toto indossa occhiali da sole. Quando li toglie per fare le foto gli restano dei piccoli segni sul naso. «Vieni qui, te li copro con il mio fondotinta» gli dice Gigliola. E prima di uscire per scattare lui le raccomanda: «Copri la gola, c’è vento fuori...». Dopo il servizio fotografico rientriamo e davanti a un tè caldo al limone (lei) e a un caffè (lui) cominciano a parlare. «Sbaglio o ho scritto due pezzi in francese per te?» chiede Toto. «“Sans toi” e “Western”» risponde lei. «In Francia siamo sempre andati forti io e te... anzi, mi piacerebbe ricantare “Sans toi” in una nuova versione. Che dici, ci pensiamo?».
Tra le cose che vi accomunano c’è l’Eurovision Song Contest: siete gli unici due italiani ad averlo vinto, per ora. Cosa ricordate della vostra vittoria?
Gigliola: «Era il 1964, a Copenaghen, cantavo “Non ho l’età”. Avevo 16 anni e facevo grandi mangiate di salmone affumicato, l’unica cosa che mi piaceva della cucina danese. Indossavo un tubino blu (nella tv in bianco e nero non si vedeva il colore, ndr) scelto senza particolari ansie: mi vestivo proprio così, era il mio stile».
Era giovanissima, eppure sembrava sicura di sé…
Gigliola: «Saranno le mie origini venete: mi hanno insegnato a non mostrare troppo le emozioni. Se da bambina piangevo mia mamma mi dava una sberla. Sono brava a simulare, in realtà sono una donna tormentatissima».
Era famosa in Europa?
Gigliola: «Avevo vinto il Festival di Sanremo il 1° febbraio e il 21 marzo ero già a Copenaghen. In quelle poche settimane “Non ho l’età” ebbe un successo incredibile, si sentiva ovunque. Grazie a Lucien Morisse, produttore discografico francese ed ex marito di Dalida, il mio pezzo passava sempre in radio in Francia, era la colonna sonora delle Galeries Lafayette, venni chiamata all’Olympia... Da perfetta sconosciuta ero diventata la ragazza del momento».
Quindi fu una vittoria annunciata?
Gigliola: «Diciamo che ero “temuta”, visti i retroscena».
Cosa intende?
Gigliola: «Morisse segnalò ai miei discografici che una delegazione voleva fare ricorso perché il mio pezzo durante le prove era durato 3 minuti e 10 secondi. La durata doveva essere, da regolamento, tre minuti. A causa di quei pochi secondi in più erano pronti a farmi squalificare. L’avvertimento fu provvidenziale per farmi rimanere in gara».
Toto, anche nella sua edizione, nel 1990 a Zagabria, ci fu un momento di suspence?
Toto: «In un certo senso sì. Quando feci Indiana Jones...»
Prego?
Toto: «Una mattina scappai per fare un giro in mongolfiera. I miei discografici non erano d’accordo ma io lo feci lo stesso. A loro insaputa partii con un pilota che era un tipo un po’ strano. Il volo fu bellissimo. L’atterraggio un po’ meno. Finimmo in un fiume con l’acqua fino alla vita. Ci dovettero recuperare e io andai alle prove con i pantaloni e le scarpe bagnate».
Fu un «battesimo fortunato», però: quell’edizione la vinse con «Insieme: 1992».
Toto: «Non me l’aspettavo. Non sarei neanche dovuto andare. A Sanremo ero arrivato secondo dopo i Pooh, ma loro decisero di non partecipare all’Eurovision. Il mercoledì sera mi chiamò il mio discografico e mi chiese: “Vuoi andare tu?”. “Certo!”. “Allora devi consegnare una canzone entro lunedì”. In quel periodo conducevo tutti i giorni “Piacere Raiuno” con Piero Badaloni e Simona Marchini. Abbiamo passato le serate successive tutti e tre al pianoforte: io buttavo giù note e parole, loro mi consigliavano. Il lunedì mattina il pezzo per l’Eurovision era pronto. Era una specie di primo inno all’Unione europea».
Gigliola, lei ha partecipato anche nel 1974 in Inghilterra con il brano «Sì». E arrivò seconda...
Gigliola: «E rischiavo di vincere, se non ci fosse stata la defezione della Francia, dove ero conosciutissima, in lutto per la morte di Georges Pompidou. Poi la Jugoslavia per questioni politiche non votò l’Italia. E non mi aiutò il fatto che in Italia la serata venne mandata in onda dopo il 12 maggio, data del referendum sul divorzio. Si temeva che la mia canzone “Sì” potesse influenzare l’esito del voto...».
Vinsero gli Abba.
Gigliola: «Furono geniali nell’autopromuoversi: organizzarono una festa per farsi conoscere invitando tutti i colleghi. Bravissimi: vinsero meritatamente. E c’è una loro canzone che amo particolarmente, “The winner takes it all”. La canto, a modo mio e con un po’ di ironia, a ogni concerto. Ripensando a quella edizione dell’Eurovision, mi fa sorridere che una canzone degli Abba sia ora un mio cavallo di battaglia».
È rimasta amica di qualcuno dei suoi colleghi dell’Eurovision?
Gigliola: «No. Ma nel ’74 c’era in gara una agguerritissima Olivia Newton-John. Dietro le quinte chiacchieravamo spesso insieme. Poi arrivò quarta: le rovinai la festa».
Poi nel 1991 a Roma avete condotto insieme l’ultima edizione italiana.
Toto: «Ero emozionato. Eravamo a Cinecittà, prima dell’inizio ho sbirciato in sala e ho visto tante persone. Ho riconosciuto pure Gina Lollobrigida. Gigliola invece sembrava tranquilla, sicura e questo mi ha aiutato».
Gigliola: «Scherzi? Tu mi sembravi calmo, io ero così tesa che risultavo perfettina, impostata: seguivo la scaletta come una tabella di marcia, mentre tu con la tua spontaneità e le tue battute stemperavi la tensione. Ci siamo perfettamente integrati. Ho avuto tanti complimenti per quella conduzione, per la classe e il buongusto. La tv italiana è la più elegante».
Sembrava ci fossero alcuni problemi con l’audio... vi siete mai rivisti, magari su YouTube?
Toto: «No, mai. Ricordo che non si sentiva bene e spesso io capivo una cosa per un’altra. Però sdrammatizzavo con il sorriso. Poi siamo andati tutti a cena insieme...».
Gigliola: «Voi uomini eravate tutti “distratti” dalla cantante francese, Amina, una bellissima donna. La ricordo come un’esperienza meravigliosa. Da lì ha preso il via la mia strada professionale di conduttrice che mi ha portato lontana dal canto per anni».
Quest’anno in Ucraina sarà Francesco Gabbani a rappresentare l’Italia.
Toto: «Mi piace: la sua “Occidentali’s karma” potrebbe funzionare. L’Ucraina la conosco come le mie tasche, lì adorano Celentano e Gabbani me lo ricorda nel suo modo di fare spiritoso. Se rimane se stesso senza esagerare rischia di vincere».
Gigliola: «La canzone mi piace, so che Gabbani è tra i favoriti e per questo non vorrei dire nulla. All’Eurovision sono così tante le variabili... però gli faccio un enorme in bocca al lupo».
In che cosa siete impegnati al momento?
Toto: «Sto lavorando al mio nuovo disco di inediti che uscirà in autunno. Ho 26 canzoni, ne devo scegliere 15 e non so come farò. Da tempo non faccio più concerti in Italia e sono contento di tornare a esibirmi qui. Sarò in teatro a Torino, Milano, Roma e Palermo. Tengo circa 50 concerti l’anno in giro per il mondo. E in qualunque Paese mi trovi, chiudo la serata cantando una canzone popolare del posto, nella lingua locale. La più difficile è stata quella cinese: l’ho studiata per una settimana con un’insegnante tanto esile quanto implacabile».
Gigliola: «Cinque anni fa mi hanno proposto di fare una tournée in Francia e ho riscoperto il piacere di cantare dal vivo. Mi piacerebbe che il pubblico italiano, che in fondo conosce più la Gigliola televisiva di quella teatrale, mi riscoprisse anche in questa dimensione: in estate tornerò in Italia con il mio spettacolo “20.12”, che ho già cominciato a portare in giro per il mondo».
lei vinse a 16 anni con un classico: «non ho l’età»
Gigliola Cinquetti trionfò all’Eurovision del 1964, che si svolse a Copenaghen, con «Non ho l’età», il suo brano vincitore di Sanremo poche settimane prima. Le nazioni in gara erano 16. L’anno dopo l’evento si tenne per la prima volta in Italia, a Napoli. Gigliola gareggiò per l’Italia anche nel 1974 con «Sì»: arrivò seconda dopo «Waterloo» degli Abba.
Lui trionfò grazie a un inno sull’europa
Toto Cutugno riportò la vittoria in Italia nel 1990 con «Insieme: 1992», brano ispirato all’avvento dell’Unione europea: arrivò primo su 22 nazioni in gara. L’edizione si tenne a Zagabria, Jugoslavia, e fu la prima dopo la caduta del muro di Berlino. Da allora l’Italia ha partecipato altre 10 volte, conquistando un secondo e un terzo posto.