Un’estate con Jovanotti e il “Jova Beach Party”

«Non vedo l’ora di tornare in tour dopo due anni» dice scatenato l’artista. «Sono così emozionato che se mi appoggio un telefonino sul cuore... si ricarica!»

26 Maggio 2022 alle 07:36

Un singolo di grande successo. Un video in arrivo. Un tour che parte tra poche settimane. Un libro di poesie. Un’iniziativa ecologica. Una figlia che si laurea. E persino dei cappelli disegnati da lui. Insomma, Jovanotti è un tale fiume in piena che a lasciarlo seduto per un’ora a parlare ti sembra quasi di fargli un torto. Per fortuna Lorenzo non smentisce la sua gentilezza, anche se gli impegni ci costringono a vederci a distanza, in videochiamata: io a Milano, lui a Cortona.

C’è tanto di cui parlare. Partiamo dalla Calabria, dove hai appena girato il video di “Alla salute”.
«Non era nemmeno previsto, ma mi è venuta voglia di citare una scena iconica di “Il bisbetico domato” in cui Adriano Celentano pigia l’uva. In un giorno abbiamo fatto tutto, organizzando una festa dedicata a Dioniso, che era una divinità molto “rock and roll”».

E hai vendemmiato davvero?
«Purtroppo abbiamo dovuto comprare uva fuori stagione, cosa che io non faccio mai. È una licenza artistica!».

Intanto va ancora forte “I love you baby”, ora anche in una versione con i Neri per caso. Com’è nata?
«Dovevo andare a “Che tempo che fa”, ma mi annoia fare promozione, in tv cerco sempre di creare una performance».

Conoscevi già i Neri per caso?
«Dagli Anni 90, grazie alla loro cover di “Non m’annoio”. Poi ci siamo persi di vista, ma li ho sempre amati. Ho fatto la proposta e il giorno dopo Ciro (membro del gruppo, ndr) mi ha mandato un arrangiamento che mi ha fatto cadere dalla sedia. Mi piacerebbe fare un tour nei piccoli teatri con loro».

A luglio ritorna il Jova Beach Party, il tour coi tuoi concerti-festa sulle spiagge. Come vivi l’attesa?
«Cercando di respirare: sono tante le cose da fare ogni giorno. Ora stiamo iniziando a fissare gli ospiti delle prime date, è un puzzle. Bisogna preparare tutto nei dettagli per poi potersene dimenticare, andare sul palco e godersela».

Cosa ti ha spinto a replicare l’audace impresa del Jova Beach Party?
«Sceso dal palco la prima sera io ho detto agli altri: ragazzi, io ho fatto di tutto, anche gli stadi, ma questa roba è 100 volte meglio, è un altro pianeta. Riportiamo la musica negli elementi e la gente è incredibile, solo a Nashville ho visto un pubblico così variegato».

Ripartirai dopo due anni di stop...
«Ho una voglia tale che se mi appoggio un telefonino al cuore si ricarica (ride). Forse mi metterò a piangere. Ultimamente mi commuovo anche suonando la chitarra per due persone».

La “ripartenza” amplifica tutto.
«Quando la vita ti presenta degli ostacoli vanno superati traendone una lezione. Ora penso che siamo più affezionati a questa realtà, alla possibilità di fare musica, di prolungare l’infanzia all’infinito. A volte cadiamo nella trappola dell’abitudine, ma poi qualcosa ti ricorda che ogni giorno è una benedizione».

Tra gli ospiti non potrà mancare Gianni Morandi. Gli hai scritto anche una nuova canzone, giusto?
«È appena stato a casa mia per provarla, abbiamo dovuto cambiare tonalità dal Do al Re… perché lui è il re (ride)! Spero che venga più volte possibile in tour, non vedo l’ora di cantare con lui “Apri tutte le porte” e “L’allegria”».

Cosa ti piacerebbe che pensasse un fan nel tragitto verso casa, dopo il concerto?
«Vorrei che avesse voglia di chiamare sua madre. Quando la mia mamma c’era, se vedevo una cosa bella era la prima che chiamavo. Ma mi spingo oltre: chiama sua madre per raccontarle tutto del Jova Beach Party e... anche lei è lì (ride)».

Lanci anche una bella iniziativa ecologica, “Ri-party-amo”, per ripulire tanti luoghi feriti.
«Ci tengo a dirlo: l’aspetto ambientale non è entrato dopo in Jova Beach, è il requisito iniziale. È nato prima ancora dei concerti. L’Italia è un Paese bellissimo ma dove sono stati fatti molti danni. Alcune ferite sono curabili, ma ci vogliono soldi. Così abbiamo messo insieme una “fabbrica di soldi”, cioè Intesa Sanpaolo, e una “fabbrica di conoscenza”, cioè il Wwf. È una bella cosa».

Il futuro che aspetta il pianeta è molto incerto. Tu che visione hai?
«Sono più che ottimista. I giovani di oggi sono più consapevoli. Viviamo in un mondo capitalista: se il consumatore chiede prodotti più sostenibili, il mercato è costretto ad adeguarsi per sopravvivere. Penso che potrebbero essere proprio i “nemici” dell’ambiente a prendersene cura».

Hai curato una raccolta di poesie. In un mondo come questo, che differenza può fare una poesia?
«Tantissima. La poesia ti apre la porta su un altro mondo. Ti trasporta in una dimensione avventurosa della vita, meravigliosa e pericolosa. La poesia vera ti fa sentire di esserci, di avere una storia, di non essere un numero, ti smonta l’ego e te lo sparpaglia per la stanza».

Le canzoni sono poesie?
«Ci può essere un verso poetico, ma la poesia è fatta di parole nude. È più impegnativa, ma ti regala tanto».

A scuola ti piaceva imparare le poesie a memoria?
«Alcune sì, ma poi te le dimentichi. È giusto che si studino, ma a volte la scuola è un limite, perché l’analisi del testo la vivi come una rottura di scatole. La poesia non è necessario capirla, ti deve colpire. Durante la pandemia ho letto “I promessi sposi”, che forse a scuola avevo “zompato” perché... non è che fossi uno studente modello. E mi sono detto: “Perché mi ero perso una cosa così grande?”».

Ma senti Lorenzo, con tutte le cose che hai da fare, ti sei messo anche a disegnare cappelli?
«I SuperDuper sono amici, li conosco da anni, hanno un piccolo laboratorio a Firenze, e ho proposto loro di fare tre bei cappelli da boutique. È un destino, ho delle foto di me a un mese con un cappellino in testa. Quando viaggio posso dimenticare tutto, ma non un cappello».

Quanti cappelli hai?
«Non lo so. Diverse centinaia? Ma sono sempre di più quelli che ho perso».

C’è un cappello a cui tenevi tanto e che ti è dispiaciuto perdere?
«Avevo un baschetto da gaucho che avevo comprato in Argentina. Quando sono tornato lì, cinque anni dopo, l’ho dimenticato su un taxi».

In famiglia ti confronti su tutto?
«Sempre, la Francesca (Valiani, sua moglie, ndr) e la Teresa (sua figlia, ndr) sono i miei muri portanti. Poi magari non siamo d’accordo e vado avanti di testa mia. Ma di solito sbaglio, quando non le ascolto (ride)».

Teresa è critica con te?
«C’è stato un periodo in cui era più distratta, presa dalle sue cose, ma ultimamente se le faccio sentire qualcosa la ascolta davvero. Ai miei tempi era più difficile condividere delle passioni con i genitori, con Teresa invece siamo andati a vedere i Coldplay!».

Negli ultimi anni avrete avuto più tempo per stare insieme.
«Tantissimo, poi Teresa ha preso un anno sabbatico per prendersi cura di sé. È tornata a New York e in questi giorni si laurea in un corso di fumettistica in un’accademia d’arte. Io e la Francesca saremo con lei e credo che scoppieremo in lacrime».

Senti tanto la sua mancanza?
«Sì, ma il mondo è cambiato: ogni giorno prima di andare a letto la chiamiamo e facciamo due chiacchiere. E possiamo guardarla in faccia...».

Parlando di tecnologia, sei stato uno dei primi a usarla per comunicare con i fan... E ora ci sono i social.
«Sono un’opportunità che abbiamo, ma l’esigenza di dar spettacolo e condividere è la stessa che avevo a 15 anni nelle radio private. Se domani i social non esistessero più, non sarebbe una tragedia. Poi li vivo in modo rudimentale, faccio tutto io. Se mi rompete le scatole, sono io che vi blocco (ride)».

Dopo il Jova Beach Party cosa succederà? Ti fermerai un po’?
«Ogni volta che mi sono proposto di fermarmi ho fatto il contrario. Quindi preferisco non dire niente, così magari riesco a fare un bel viaggio».

C’è qualche Paese che non hai ancora visitato?
«Tantissimi. Ma anche tornare nei posti non è male, è come rileggere un libro che ti è piaciuto».

E se potessi partire oggi?
«Il mio amore per il Sud America si rinnova sempre, ma mi attraggono anche il deserto e il Mediterraneo, vorrei girarlo tutto, dal Nord Africa ai Balcani. Spero di avere presto l’occasione».

Ecco tutte le tappe del Jova Beach Party

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