Vi portiamo per mano nel mondo di Vasco Rossi

In edicola con Sorrisi un'antologia di tutti i suoi album dal vivo

Vasco Rossi
23 Maggio 2022 alle 14:49

Quanto ci mancano i grandi concerti di Vasco? Per anni sono stati l’appuntamento estivo imperdibile di centinaia di migliaia di persone. Per due anni la macchina si è fermata per il Covid, ma quest'anno Vasco torna in tour.

Vasco Nonstop Live

Una grande iniziativa editoriale che dal 24 maggio riporta in edicola tutti gli album dal vivo di Vasco.

Le emozioni dei grandi concerti di Vasco in una collana di 18 imperdibili uscite. Una raccolta impreziosita da cover tratte delle locandine originali dei tour e da un'intervista esclusiva, in cui Vasco racconta tutti i retroscena dei suoi mitici live. Qui tutte le informazioni e il piano delle uscite: https://www.mondadoriperte.it/vasco-nonstop-live.html

In una lunga e bella intervista Vasco ci ha parlato della sua carriera.

Nel 1981, 40 anni fa, esce “Siamo solo noi” e tu diventi “il rock in Italia”.
«Ho dato credibilità al rock “in italiano”, e di questo vado orgoglioso. La mia svolta rock è iniziata con “Colpa d’Alfredo”, il mio terzo album. Lì è evidente la mia mutazione da cantautore rock a rockstar. Con l’album successivo, “Siamo solo noi”, il cambiamento è definitivo. Nelle canzoni ci metto rabbia e ironia, la musica diventa la colonna sonora perfetta per le parole, che uso come la mia arma segreta. Poche, ma quelle giuste e significative, evocative».

Com’è nata “Siamo solo noi”?
«È nata dalla rabbia, come tutte le canzoni di quel periodo. Dalla rabbia che avevo in corpo dopo anni che scrivevo canzoni e continuavo a non ricevere alcun tipo di risposta se non quella dei “pochi ma buoni”, di coloro cioè che mi seguivano dalla prima ora. Ero arrabbiato con tutto il mondo. Mi è venuta di getto in una notte in cui ero furioso con me stesso».

Quanto lavori sulle parole delle canzoni?
«Le parole sono tutto per me, la musica ne è la colonna sonora. L’obiettivo è la sintesi, con una sola parola dare l’idea di un intero concetto. Le mie parole sono “distillate” e vengono fuori come bolle di sapone… ma bisogna stare attenti a dosare bene il soffio per non farle scoppiare troppo prima».

Quando guardi il pubblico dal palco di uno stadio, qual è la prima cosa che vedi?
«La mia gente. Il mio popolo, il popolo del rock, l’entusiasmo, la condivisione, la rabbia e la commozione di centinaia di migliaia di individui che contemporaneamente si riconoscono e si sfogano come un effetto catartico. È il potere “terapeutico” di un concerto, torni a casa con gli occhi che brillano di felicità e ti senti appagato e libero».

Quanto ti manca entrare in uno stadio?
«Ahimè, la pandemia ci ha distrutti tutti, per il secondo anno siamo stati costretti a riprogrammare le date dei miei concerti, dal 2020 al 2021 e adesso al 2022. È chiaro che è stata, ed è, dura: mi manca l’adrenalina da palco, quell’adrenalina da concerto che mi mantiene vivo, che mi dà una motivazione di esistere. Dobbiamo tenere duro per arrivare vivi, sani e lucidi al 2022!».

Quanto è importante per te la famiglia?
«La famiglia per me è casa. Il centro di gravità permanente...».

La band è una famiglia?
«Si può essere amici sì, ma non è necessario. La band è come una “banda” che si organizza per fare un colpo: sono tutti specialisti nel loro campo, c’è quello che sa aprire la cassaforte, quello che guida la macchina. Alla fine si fa il colpo e poi ognuno per la sua strada».

Vieni da Zocca, quindi, nella parlata bolognese e modenese, sei un “montanaro”. Questo vuol dire che sei uno caparbio, che sta bene con gli altri e con sé, che ha i piedi ben fissi per terra, che mette da parte per il futuro… Ti ci ritrovi?
«Montanaro orgoglioso e fiero! Non rinnegherò mai le mie radici profonde a Zocca, dove vive mia madre, dove sono cresciuto felice in mezzo ai boschi e tanti amici. I primi sogni, le prime canzoni, la radio... Punto Radio è nata lì dalla mia combriccola di amici di infanzia. Quando cresci in un paese, dove tutti ti conoscono, impari subito a non montarti la testa e a mantenere i piedi ben saldi per terra. E scopri che ti serve averlo imparato, soprattutto quando scendi dal palco: è fondamentale tornare alla normalità della vita».

Quando vuoi rilassarti cosa ascolti?
«Rock, heavy metal. Ma ascolto anche la radio e ultimamente ho notato un sacco di belle canzoni di Sanremo. Sono le migliori in circolazione, Amadeus ha fatto un buon lavoro».

Da chi hai imparato a stare sul palcoscenico?
«Dai Rolling Stones: Mick Jagger, Keith Richards... ma anche dalla mitica PFM».

Nella storia del rock, c’è stato un “Vasco Rossi” ideale?
«Ci sono io! Non basta? (ride)».

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