Zucchero: «Volevo fare un album con le mie due anime»

Adelmo Fornaciari ci racconta Discover, album di cover, e del suo prossimo tour

Zucchero
2 Dicembre 2021 alle 08:33

«Erano almeno tre anni che pensavo a un album di cover, ma vuoi perché non c’era l’urgenza, vuoi perché avevo altro da fare, continuavo a rimandarlo. Intanto cresceva la selezione delle canzoni che avrei voluto includervi: ero arrivato a 500!».

Zucchero racconta così la nascita di “Discover”, composto da rivisitazioni inedite di canzoni di altri artisti, tra cui il singolo “Follow you follow me”, rilettura di un grande successo dei Genesis. L’album arriva a due anni di distanza da “D.O.C.”, alla vigilia di un nuovo tour di 140 date che porterà l’artista emiliano in giro per il mondo e che il 29 maggio 2022, a Berlino, lo vedrà al fianco di Eric Clapton.

Come si è giunti alla scelta definitiva delle canzoni?
«Non è stato semplice. Alla fine mi sono detto: vorrei fare un album con le mie due anime, una legata alla passione per la musica nera, l’altra alle mie radici, che sono comunque nella melodia italiana. In fondo io ho attinto al blues, ma poi a un certo punto nelle mie canzoni parte sempre la melodia. Molti brani dei cantautori che stimo, come Guccini, De Gregori o Battisti sono stati già rifatti molte volte, così come quelli dei gruppi degli Anni 60. Alla fine ho scelto brani che melodicamente ritenevo di grande livello».

Mi ha colpito la scelta di “Fiore di maggio” di Fabio Concato.
«Mi è sempre piaciuta molto. Ha avuto il suo successo allora, poi è stata un po’ messa da parte. La ritengo una grande melodia che, senza essere smielata, sa essere molto romantica, e anche il testo è poetico. Me la sentivo addosso».

Come si fa ad “appropriarsi” delle canzoni altrui e a renderle personali?
«Quello è l’obiettivo, non sempre si riesce. Ne ho lasciate fuori tante che mi piacevano. Intanto devi sentire che puoi farle. Poi io prendo il brano e vado allo scheletro, scorporo tutta la produzione, l’arrangiamento e rimane come la lisca del pesce: la melodia e gli accordi. Da lì ricostruisco portando il brano nel mio mondo. Devi reinterpretarla con il tuo stile, non puoi scimmiottare quello di un altro».

Finalmente riparte il tour. Quando dico «il concerto di Zucchero» di quante famiglie sto parlando?
«Di circa 80 famiglie. Eravamo già alle prove generali, dovevamo partire ed è arrivato lo stop. I primi sei mesi sono stati davvero complicati con tutti questi collaboratori che sono dovuti tornare a casa. Alcuni hanno anche dovuto cercarsi un altro mestiere per tirare avanti. Non sono stati aiutati molto dallo Stato, devo dire. C’è chi è andato in depressione, insomma, non è stato uno scherzo... Poi pensavamo di ripartire l’anno dopo e abbiamo dovuto rimandare ancora. Ora davvero non possiamo più permetterci di rimandare».

A Natale esce nelle sale il film animato “Sing 2” in cui lei doppia uno dei personaggi. Che rapporto ha con il cinema? Dopo “Snack bar Budapest” non ha più scritto colonne sonore.
«Me lo hanno proposto varie volte, ma è un modo completamente diverso di lavorare. Hai dei minutaggi precisi, devi scrivere un tema che poi va ripreso con un altro arrangiamento, insomma non è molto nelle mie corde. Preferisco fare il doppiatore».

Non l’attore?
«Ho ricevuto tre proposte in un anno e tutte interessanti».

Le ha accettate?
«No, neanche una. Non sapevo se partiva il tour, non volevo impegnarmi non sapendo come si sarebbero sviluppate le cose. In un caso, in particolare, mi è dispiaciuto molto, sono stato combattuto. Si tratta di un grande regista che io amo tanto e non avrei fatto Zucchero, avevo un ruolo come attore».

Fuori i nomi!
«Non posso...».

Ogni tanto leggiamo di star italiane che si esibiscono ai matrimoni o ai compleanni di oligarchi russi ed emiri arabi. A lei è successo?
«Sì, qualche volta l’ho fatto. Aiuta, diciamo, l’economia familiare. Gliene racconto una?».

Certo!
«Durante la pausa di un tour, mentre con la band ci riposiamo in Sardegna, il mio manager mi propone di suonare per dei russi che devono lanciare una nuova vodka. La cifra era irrinunciabile. Arrivati nel posto designato, però, non c’è nessuno: solo il gonfiabile di una vodka e il palco. Facciamo le prove, da soli. Poi ci fanno mangiare in una sala con una tavola piena di montagne di caviale e champagne dove ci siamo solo noi. Alle 21 non c’è ancora nessuno e sul contratto c’era scritto che dovevamo iniziare alle 22.30».

E quindi com’è finita?
«Verso mezzanotte cominciamo a suonare! Per nessuno, giusto per non incorrere in penali. A un tratto, arriva Umberto Smaila, che ha un locale in zona: “Ho saputo che eri qui, sono un tuo fan, che bello!”. Così ho cominciato a stuzzicarlo: Dai Umberto, canta Con le mani, canta Diavolo in me!”. E lui era entusiasta. A un certo punto gli ho dato il microfono e me ne sono andato in hotel a dormire».

Forse non saranno state le più riuscite, ma di certo Zucchero ha apprezzato quelle cover di Smaila.

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