10 anni senza Mike Bongiorno, la moglie Daniela: «Quanto mi manca la sua ALLEGRIA»

La tv lo celebra e Daniela Bongiorno confida solo a Sorrisi i ricordi di una vita. «Era energico, goloso, ottimista. Con lui non ci si annoiava mai» dice la moglie del re dei quiz

Mike Bongiorno (1924-2009) e Daniela Zuccoli si sono sposati nel 1972 a Londra
5 Settembre 2019 alle 10:50

Sono passati 10 anni da quell’8 settembre 2009, da quando il grande Mike Bongiorno ci ha lasciati. E le reti ammiraglie di Rai e Mediaset rivoluzionano la programmazione per ricordare un “mito” della televisione di cui tutti noi sentiamo la mancanza. Siamo cresciuti con i suoi programmi e vorremmo che fosse ancora qui con il suo “Allegria!”.

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«Quello era il suo inconfondibile inno all’ottimismo. Il mio Mike era una persona onesta, un professionista impeccabile, un inguaribile ottimista. Ed è l’uomo della mia vita» dice la moglie Daniela Zuccoli. Le trema un po’ la voce quando parla del marito e si accorge che sta usando il presente anziché il passato perché «Mike c’è sempre».

Signora Daniela, Mike è mancato l’8 settembre del 2009. Come è riuscita ad andare avanti in tutto questo tempo senza di lui?
«Tutti i giorni, ancora oggi, incontro persone che per strada mi dicono: “Ci manca”. Mike manca al Paese, non era solo un bravo presentatore: lui la tv l’ha inventata. Ha un posto nella storia e nella cultura italiana e un posto nel tinello e nel soggiorno di ogni famiglia. E può immaginare quanto questo sentimento sia ampliato e amplificato nella nostra, di famiglia».

Un altro settembre, quello del 1971, ha dato il via alla vostra storia d’amore.
«È vero. Incredibile come siano simboliche certe date. Ci eravamo già incontrati a Capri, ma una sera di settembre del 1971, in una spiaggia di Castiglione della Pescaia, Mike mi chiese di sposarlo. Un amico ci scattò una foto un po’ sgranata che custodisco in camera da letto. Con gli anni si è un po’ sbiadita, ma in quello scatto c’era già il nostro destino».

Con quali parole le chiese di sposarla?
«In modo semplice, diretto, com’era lui: “Io sono innamorato di te, ma non solo: io voglio sposarti”».

Tra voi c’erano 26 anni di differenza. Fu mai un problema?
«No, era normale e si accettava che l’uomo fosse più grande della donna. Mike io l’ho “beccato” nel momento migliore (sorride), a 46 anni era nel cuore della vita. Aveva fascino, era americano, affermato, l’idolo di tutti. E io lasciai un fidanzato più giovane. Bello, sì, ma francamente noiosetto».

Come capì che Mike sarebbe stato quello giusto?
«Come lo capisce ogni donna: certe cose le senti subito».

Perché scelse lei, Daniela?
«Perché aveva intuìto che ero una ragazza perbene. Mike era sensibile e “sensitivo”. Mi fiutò come fiutava i concorrenti dei quiz, quando capiva al volo se erano onesti e se sarebbero diventati personaggi».

E quando la portò a conoscere “mammà”?
«In realtà le nostre famiglie si conoscevano già: sua mamma e mia nonna appartenevano entrambe alla buona borghesia piemontese e andavano a farsi confezionare i cappelli dalla stessa modista a Torino».

Come fu il primo incontro con sua suocera?
«Le feci l’inchino. Ma non per impressionarla, era una mia consuetudine: al liceo tedesco le suore mi avevano insegnato a fare il “Knicks”, un cenno di riverenza davanti alle signore. Mi venne naturale».

E del suo matrimonio, celebrato il 23 marzo del 1972 a Londra, che ricordi ha nel cuore?
«Mi ricordo tutto. Ero già incinta di Michele. Ricordo che andai due settimane prima a Londra, con i miei genitori e mia sorella. Faceva freddissimo, in municipio. Io indossavo un abito bluette e un cappottino premaman, di taglio “godet”, un po’ svasato».

Perché non esistono fotografie di quella giornata?
«Perché siamo andati apposta a Londra per tenerci lontani dalla curiosità dei fotografi!».

Per noi telespettatori è stato un monumento della tv. Ma chi era il suo Mike?
«Il mio tutto».

Cosa le piaceva di lui?
«Che fosse sicuro di sé. Anche quando faceva salti nel buio, era la scelta giusta. Fu così quando decise di passare dalla Rai alla nuova tv di Berlusconi. E quando decise che voleva me: mi vedeva allegra, volitiva, ma sapeva che, in embrione, ero una donna solida».

Cosa la impensieriva?
«Nulla. Semmai l’opposto: non mi ha dato mai pensieri. Accanto a lui avevo sempre l’impressione che non potesse succedermi nulla di brutto».

Cosa la infastidiva?
«L’odore del sigaro dopo cena. Al suo cubano non rinunciò mai».

E cosa la faceva arrabbiare?
«Stupidaggini. Lui lavorava molto, io facevo qualche capriccio».

Per esempio?
«Quando andavamo a Venezia con i bambini, lui stava anche tre ore a firmare autografi. Lì per lì mi sentivo trascurata. L’ho capito troppo tardi che non era così, il giorno dei suoi funerali in Duomo, quando ho stretto con i miei figli centinaia e centinaia di mani. Aveva ragione lui: tutto quell’affetto ci ha dato forza, per sempre».

Gli ha mai rimproverato di essere troppo spericolato?
«Quella volta che si ruppe due gomiti, scivolando sullo slittino al Cervino? No, Mike non era spericolato. Era così preso dai suoi sport e dallo spot, perché l’incidente lo ebbe su un set, che ci metteva tutto se stesso, con senso del dovere. Era un eroe, energico ed energetico. Mi ha portata ovunque, persino al Polo Nord».

Sportivo, energico. E poi? Vanitoso?
«Il giusto. Non si faceva truccare, a parte un po’ di cipria. Ma ai capelli teneva molto, se li faceva cotonare perché sembrassero più folti».

Era puntuale?
«Il suo autista diceva che c’è l’ora solare, l’ora legale e l’ora di Mike. Dopo tanti anni di dirette televisive in cui doveva spaccare il secondo, iniziò a prendersela più comoda».

Era ordinato?
«Cassetti e armadi perfetti, ma guai a spostare qualcosa sulla sua scrivania per spolverare. Lì sopra aveva un suo caos, dove trovava tutto».

Era goloso?
«Sì, amava i dolci e la carne. La mattina a colazione voleva i corn flakes o il muesli con una spremuta d’arancia, sempre. E adorava il momento della torta con le candeline, quando gridava “Allegria!”. Non è mai mancato a un compleanno in famiglia».

Era geloso o le dava motivo di essere gelosa?
«No. Mike era fedele e mi viziava».

Come la faceva sentire speciale?
«Mi chiamava “la mia Daniela”».

Da papà era premuroso?
«Io ho avuto “due mariti”. La prima gravidanza fu tutto normale: era il primo figlio. Lui era spesso assente, per lavoro. Dopo il secondo figlio, i medici dissero che sarebbe stato rischioso averne altri. Al terzo cesareo Mike è cambiato. Arrivò a fare quello che non aveva mai fatto prima: cambiare pannolini e dare il biberon al bambino».

Cosa c’è di lui nei vostri tre figli?
«La voce. I ragazzi hanno tutti una voce bella come la sua. Ognuno gli somiglia in una cosa in particolare: Michele ha preso la sua saggezza, la serietà; Nicolò la parte spirituale, filosofica, interiore. E Leonardo quella comunicativa, la solarità».

I vostri litigi memorabili?
«Il famoso “muro”, la porta chiusa per vivere da separati in casa quel Natale lì? (sorride). Una cosa passeggera, montata dalla stampa».

Vi siete sempre ritrovati, però. Qual è stato in definitiva il collante della vostra unione?
«La verità è che con Mike non mi sono annoiata neanche un attimo».

Delle ultime ore con lui, a Monte Carlo, prima che un infarto fatale lo portasse via, c’è un momento che vuole condividere con noi?
«Eravamo felici. Il 5 settembre avevamo festeggiato i 20 anni di Leo nella nostra casa al lago. E il giorno dopo era nata l’ultima bimba di Nicolò, la terza di cinque nipotini (Stella, 16 anni, Elia, 13, Luce, 10 a settembre, appunto, e le figlie di Michele: Margherita, 8, e Philippa, 7, ndr). In macchina verso Monte Carlo, ci eravamo fermati a fare un picnic con un toast. Quella fatale mattina, in hotel, al risveglio Mike mi aveva fatto un “grattino” sui capelli, mi aveva fatto trovare i giornali a letto, perché mi piace iniziare la giornata così. E io gli avevo imburrato le brioches, perché lui aveva una fame da lupo. Eravamo felici. Mi era appena arrivata sul telefonino la foto della piccola Luce, che era in ospedale, dentro una culletta riscaldata e illuminata. E le ultime parole di Mike sono state meravigliose: “Com’è bella”, disse. “Sembri tu quando prendi il sole”».

Qual è il testamento spirituale di suo marito?
«Mike era sopravvissuto a un campo di prigionia, ai ragazzi diceva di non perdere mai la speranza nei momenti difficili. Anche avanti con l’età, non è mai stato “vecchio”: credeva nel talento dei giovani e lo incoraggiava sempre».

Della tv di oggi cosa penserebbe?
«Allargherei la domanda all’Italia intera. E ne penserebbe tutto il male possibile, messo di fronte al degrado, agli scandali, alla brutta politica.Mi consola pensare che se n’è andato prima di assistere a questo scempio».

Quali programmi guarderebbe?
«Lo sport, lui che si alzava alle 4 di notte per seguire lo sci o il pugilato americano. Guarderebbe le partite della sua Juventus e tutti i programmi dei suoi amici: Fiorello, Fabio Fazio, Gerry Scotti, Maurizio Costanzo».

Cosa vorrebbe dirgli adesso, se fosse ancora qui tra noi?
«Ma lui c’è, è sempre qui con me. E io gli parlo ancora».

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