Ci candidiamo per «Paperissima»! Nel 1986 la Cuccarini ballando colpì con la scarpa un dirigente Rai. E nel 2004 Sgarbi rimase senza parole
Gattini che precipitano dallo scaffale cercando di acchiappare una mosca, bimbi che si addormentano con la faccia nel piatto, sciatori maldestri che finiscono sul tetto di uno chalet. Grazie a «Paperissima Sprint Estate» da ormai 22 anni si rinnova ogni sera dopo il Tg5 l’appuntamento con le risate fragorose, quelle «di pancia», le più vere. Gli ignari protagonisti di quei video amatoriali vivono il loro momento di involontaria celebrità, ma nessuno per fortuna li riconosce per strada. Davanti alla «papera», però, siamo tutti uguali. E nessuno può dirsi davvero al sicuro. Abbiamo chiesto a 18 grandi star della tv di raccontarci le migliori (o peggiori...) papere della loro carriera.
di Antonella Silvestri e Stefania Zizzari
Carlo Conti
«Vent’anni fa eravamo in tournée con lo spettacolo Conti Pieraccioni e Panariello. Una sera, non mi ricordo dove fossimo, prima dello spettacolo salì sul palco l’assessore per darci un premio. Lo dovevo ritirare io, mentre Leonardo e Giorgio erano dietro le quinte. Si presentò l’assessore, un omone alto, robusto, autorevole. Ma quando iniziò a parlare gli uscì una voce stridula, alta, alla Jervolino… Il pubblico cominciò a ridere e dietro le quinte sentivo Leonardo e Giorgio che si stavano sganasciando dalle risate. A quel punto non sono riuscito a trattenermi e sono scoppiato a ridere pure io. L’assessore simpaticamente chiese: “Non l’avevano avvertita della mia voce?”. E io, imitandolo con una vocina acuta: “No, non me l’avevano detto”. Finì a tarallucci e vino».
Giancarlo Magalli
«“I fatti vostri” di sera. Tra il tg e l’inizio del programma c’erano 5 minuti di sommario nei quali io approfittavo per presentare gli ospiti della puntata. Quel giorno erano in tre. “Questo signore ha incontrato una sirena, quest’altro ha visto un Ufo e ha parlato con l’extraterrestre e quest’ultimo è tornato a casa e ha trovato la moglie a letto con un altro”. Durante la pausa il terzo signore mi dice: “Veramente io sono quello che ha incontrato la sirena. Ha sbagliato, ma non la volevo contraddire”. “E lei si è beccato del cornuto in diretta perché non mi voleva contraddire?”».
Lorella Cuccarini
«La mia papera clamorosa la conoscono tutti e risale alla prima puntata di “Fantastico 7”. All’improvviso una delle mie scarpette fece un volo e finì esattamente sulla testa di uno dei dirigenti di RaiUno dell’epoca, di cui ricordo anche il nome: Emmanuele Milano. Mi sentii mortificata e, soprattutto, temevo che la mia carriera fosse finita ancor prima di cominciare. Fortunatamente poi l’abbraccio di Pippo Baudo riuscì a infondermi sicurezza e fiducia in me stessa».
Milly Carlucci
Sono un’esperta nel... ribattezzare le persone. Spesso le chiamo con i nomi sbagliati e loro per gentilezza non mi dicono niente. È che se mi fisso che tu hai la faccia da Carla, per esempio, continuerò a chiamarti Carla a prescindere…
Luca Giurato
«Ne ho due: 8 marzo festa delle donne, studio di “Unomattina” addobbato a festa. Entro io tutto gioioso e dico: “Buon primo maggio a tutte le donne! Le amo tutte”. Paola Saluzzi, che conduceva con me il programma, mi corregge: “8 marzo, Luchino!”. Rispondo ancora io: “Ah sì, grazie Paolina hai ragione. Buon primo maggio…“. Un giorno in diretta poi fui capace di dire queste testuali parole: “Mentre stamattina stavo uscendo per venire qui in studio, ho fatto in tempo a sentire con la coda dell’occhio…”. La Saluzzi rise e mi fece: “Come l’occhio, Luchino?”. E io: “Ah sì, vabbe’, andiamo avanti, volevo dire sentire con la coda…”».
Gerry Scotti
«Correva l’anno 1991. Conducevo il “Gioco dei 9” e, tra gli ospiti, c’era la scrittrice Barbara Alberti. Che per tutta la durata della puntata avevo scambiato per l’omonima astrologa Alberti (Ada, ndr). Le chiesi l’andamento di tutti i segni zodiacali e lei, in maniera garbata, rispondeva. Alla fine, mi si avvicinò e mi disse: “Forse lei pensava di parlare con un’altra persona...”. Lì ho capito tutto e le ho chiesto scusa».
Piero Chiambretti
«All’inizio della mia carriera, cominciata con la Tv dei ragazzi, una papera mi costò una bella punizione. C’era il mago Silvan che stava proponendo un numero di magia davanti alla platea di ragazzi. Io conducevo quello spazio e, avendo visto tutta la preparazione del gioco, dissi ad alta voce in diretta: “Io ho visto il trucco!” svelando il mistero. Mi misero in castigo: per molto tempo fui chiuso dentro una cassa dalla quale dovevo uscire solo per dire la frase “Che numero è?”
in una fase del quiz».
Pippo Baudo
«Al Festival di Sanremo del 1995 invitai Elton John per festeggiare i suoi 25 anni di carriera. Venne preparata una grandissima torta in suo onore ma lui fece un clamoroso ritardo perché, una volta atterrato con il suo aereo privato a Nizza, ebbe la brillante idea di farsi accompagnare prendendo la litoranea e non l’autostrada. Si presentò tardissimo. Ricordo che, durante l’estenuante attesa, in diretta, sudavo freddo, incominciai a imbrogliarmi con le parole, non riuscivo ad articolare frasi che avessero un senso».
Fabrizio Frizzi
«Sono un “gaffeur” di natura. Era l’8 luglio 1989, presentavo il Premio Fiuggi. Giulio Andreotti stava per diventare presidente del Consiglio per la settima volta ed era presente in qualità di presidente della Fondazione Fiuggi. Io avevo scritto la scaletta con Michele Guardì fino a tardi la notte precedente, non avevo dormito ed ero stanchissimo. A un certo punto, in Eurovisione, saluto e presento il presidente... Giuseppe Andreotti. E lui dalla platea: “Veramente mi chiamo Giulio…”. Io l’ho buttata in caciara dicendo: “Era una settimana che me la preparavo!”. Diversi colleghi alla fine della serata hanno fatto finta di non conoscermi».
Renzo Arbore
Per tutta la sera ho parlato male di una signora a un amico. Alla fine della cena ho capito che la signora era la sorella del mio amico…
Maurizio Costanzo
«Ho fatto molti sforzi per cercare di ricordarmi qualche papera più o meno clamorosa che mi ha visto protagonista. Intendiamoci: sono convinto di essermi impaperato più di una volta, ma c’è una forma di “censura” che non mi fa ricordare le papere commesse. Il problema è che se sei come me, abituato per anni a parlare in pubblico almeno due ore al giorno, ti abitui a una attenzione che in qualche modo ti mette al riparo da incidenti. Mi sarebbe piaciuto poter raccontare che una volta ho detto: “Piacere di conobberti”, ma purtroppo non è accaduto...».
Vittorio Sgarbi
«L’unica volta in cui sono rimasto a terra come un pugile reduce da un ko è stato quando ho litigato con le Iene nel 2004. All’epoca ero sottosegretario ai Beni culturali e il fatto che l’espressione con cui avevo apostrofato gli inviati del programma potesse essere strumentalizzata, mi fece andare su tutte le furie ma mi tolse anche ogni forza. Dopo quel litigio rimasi senza parole. Il disagio e la tensione accumulata in quella circostanza mi paralizzarono la bocca».
Franca Leosini
«Ero a una cena e chiacchieravo con il mio vicino di tavolo. A un certo punto gli ho citato una frase che avevo letto casualmente quella mattina e che mi aveva fatto tanto ridere. La frase era: “I militari sono persone che fanno pochissime cose, ma si alzano prestissimo per farle”. E giù a ridere… Il mio vicino si alzò in piedi, batté i tacchi e si presentò: era un ammiraglio in borghese».
Giuseppe Zeno
«Di recente In teatro ho avuto un vuoto di memoria. Allora mi sono lanciato a recitare una cosa che non c’entrava niente: i versi di Mercuzio in ”Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Il mio partner sul palco mi guardava allibito e quando ho finito lui ha ripreso come se niente fosse. Alla fine, dietro le quinte, ci siamo fatti un sacco di risate».
Paolo Ruffini
«Durante le riprese del mio film “Tutto molto bello”, in una scena d’azione ho voluto fare il gradasso: mi sono messo alla guida di una Fiat Multipla rifiutando l’aiuto dello staff. “Ci penso io, ci penso io. Questa la so portare bene” andavo ripetendo. Ho pigiato il piede sull’acceleratore e improvvisamente non so come ma sono andato a sbattere contro un muro. Io non mi sono fatto niente
ma la macchina sì!».
Licia Colò
«Moltissimi anni fa ero stata chiamata a condurre una cerimonia di premiazione a Ischia. Gli ospiti erano di grande livello ma l’organizzazione lasciava a desiderare. Non c’era né scaletta né copione e i fogli volanti, su cui erano scritti i nomi dei personaggi, mi venivano dati di volta in volta. Nel bel mezzo dell’evento mi caddero tutti i fogli. Panico! Ne raccolsi quanti più potei. Arrivata a quella che pensavo fosse la fine, congedai tutti. Dalla platea e dai lati del palco si alzarono voci di protesta che mi ricordavano che c’erano altri ospiti a cui dare il premio. Imbarazzata, mi uscirono solo queste parole: “Scusate, chi deve essere premiato alzi la mano!”. Calò il gelo. Ancora oggi lo ricordo come un incubo».
Nicola Savino
«La mia non è proprio la classica papera ma una gaffe involontaria. Avevo in studio a “Quelli che il calcio” una tifosa non vedente della Roma, Emilia Fares, che seguiva la partita tramite auricolare. Appena le ho rivolto la parola le ho chiesto: “Come la vedi la Roma?”. Per fortuna Emilia, con la quale negli anni si è sviluppato un rapporto speciale, è spiritosissima e si è fatta una risata».
Daniela Ferolla
«Durante le riprese del mio film “Tutto molto bello”, in una scena d’azione ho voluto fare il gradasso: mi sono messo alla guida di una Fiat Multipla rifiutando l’aiuto dello staff. “Ci penso io, ci penso io. Questa la so portare bene” andavo ripetendo. Ho pigiato il piede sull’acceleratore e improvvisamente non so come ma sono andato a sbattere contro un muro. Io non mi sono fatto niente
ma la macchina sì!».