"La chiesa vuole stupire, e così faccio io", dice il regista di "The New Pope". E in concorso ci sono Meryl Streep e Penélope Cruz

"Da sempre la Chiesa cerca di stupire il fedele, per attrarlo a sé. Lo fa con le cattedrali, le opere d'arte, i suoi racconti, i suoi miracoli e le sue leggende. E così faccio io". Ecco come Paolo Sorrentino spiega lo stile visivo di "The New Pope", sempre teso, quasi in ogni scena, alla meraviglia, alla trovata inaspettata, al gioco persino irriverente con i simboli della cristianità. E c'è anche un Jude Law sexy-papa che passeggia su una spiaggia con un costumino bianco, circondato da donne in estasi... “The New Pope”, prodotta da Sky, è il diretto proseguimento della precedente “The young Pope”, e vede il ritorno del protagonista Jude Law, affiancato però da un misterioso e carismatico John Malkovich: sarà proprio lui il “nuovo papa” del titolo. E come sempre Sorrentino gioca sull'attesa, sul mistero e sul non-detto. La prima serie si concludeva con un malore di papa Belardo/Jude Law: scopriremo però che non gli sarà fatale, e che dopo un lungo coma si risveglierà per scoprire che intanto è stato eletto un altro pontefice... La somiglianza con la situazione reale in Vaticano (dove con Bergoglio e Ratzinger, per la prima volta nella storia, convivono due papi) sembra troppo evidente per non essere un'allusione voluta. Ma si sa anche che Sorrentino ama prendere spunti dalla realtà per poi stravolgerli con la sua fantasia visionaria e il suo gusto per l'insolito e l'eccentrico. Così come decisamente eccentrica, in una serie dedicata a un pontefice, è la presenza del cast del cantante "demoniaco” Marylin Manson, new entry d'eccezione insieme a Sharon Stone e Malkovich, mentre del precedente cast, oltre a Law, vedremo tornare Silvio Orlando, Cecile De France, Javier Camara e Ludivine Sagnier. Al Lido vengono proiettati due episodi, per la precisione il secondo e il settimo (su otto), ovviamente fuori concorso. La serie arriverà poi sui canali di Sky nella prossima stagione.
In concorso c'è invece una brillante Meryl Streep protagonista di "The Laundromat". Il titolo significa "la lavanderia e i panni sporchi ci sono, sì; ma sono quelli di migliaia di imprenditori, uomini politici e persino capi di governo che evadono le tasse nascondendo i loro guadagni nel paradiso fiscale di Panama. Per non parlare dei soldi sporchi e di provenienza spesso criminale “ripuliti” nei conti e di banche e società apparentemente inappuntabili. Una “lavanderia” finanziaria che è stata al centro di un scandalo reale (quello dei “Panama papers”, scoppiato nel 2015) e che ora viene raccontato dal punto di vista del personaggio di Meryl Streep, una vedova che indaga su una frode inseguendo fino a Panama City i responsabili, due affaristi senza scrupoli (interpretati da Gary Oldman e Antonio Banderas). Alla regia c'è Steven Soderbergh, il regista di “Sesso, bugie e videotapes” e “Erin Brokovich”, nonché premio Oscar per “Traffic”, che tenta l'impresa di rendere digeribile per gli spettatori un intricatissimo caso di corruzione finanziaria a base di prestanome, documenti segreti e false società. Il suo asso nella manica è proprio la Streep, che porta calore umano nell'asettico e spietato mondo della finanza. e anche un certo umorismo. Ma al momento di parlare del film si fa seria: Oggi voglio ricordare Daphne Galizia, la giornalista maltese uccisa due anni fa" dice. "I giornalisti sono stati vittime dello scandalo deii Panama Papers e hanno dato il loro contributo alla conoscenza e alla diffusione di questo sistema di evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco".
Infine Penélope Cruz e Gael Garcia Bernal sono tra i protagonisti di “Wasp Network”, l'altro film oggi in concorso per il Leone d'oro. Si racconta (con un ritmo a dir la verità tutt'altro che incalzante) la storia di cinque cubani che finiranno incarcerati negli Stati Uniti con l'accusa di spionaggio. Ma loro si considerano prigionieri politici, perché in America davano la caccia a terroristi e oppositori del regime di Castro. Il tutto ispirato a una storia vera che negli Anni '90 causò una crisi diplomatica tra gli Stati Uniti e L'Avana.