Passa il primo Natale senza il padre Piero («la sua mancanza si sente tanto») e torna in onda su Rai1 con ben due programmi
Alberto Angela non smette mai di meravigliarci. Ora ci ha riservato una bella sorpresa: dal 28 dicembre il suo programma “Meraviglie” varcherà per la prima volta i confini nazionali e, con il sottotitolo “Stelle d’Europa”, ci mostrerà le bellezze artistiche di un intero continente, dalla Francia al Portogallo, dalla Germania alla Spagna.
Alberto, perché questa svolta?
«Dopo aver esplorato le tante facce della cultura italiana era il momento giusto per scoprire cosa invece ci lega agli altri Paesi. Perché l’arte e la bellezza hanno lo straordinario potere di unire ¬le persone e creare un linguaggio comune».
Ma lei si sente europeo oltre che italiano? Esiste davvero un’identità europea?
«La mia risposta a entrambe le domande è: decisamente sì. Noi europei abbiamo una storia, una cultura e un modo di vivere simili, che ci uniscono e ci distinguono dal resto del mondo. Certo, abbiamo anche molte differenze; ma è come se suonassimo con stili diversi lo stesso strumento... e più passa il tempo, più è importante sentirsi vicini. Guardiamo per esempio alla reazione unita dell’Europa di fronte alla tragedia in Ucraina, e anche di fronte alle emergenze dell’energia o dei cambiamenti climatici».
Dove ci porterà in questa edizione di “Meraviglie”? E cosa l’ha meravigliata di più?
«L’elenco sarebbe lungo... (ride). Partiamo dalla prima puntata? Siamo stati a Mont-Saint-Michel, in Normandia, dove c’è un’abbazia costruita su un isolotto collegato alla terraferma da una lingua di terra che scompare ogni volta che si alza la marea. L’acqua viaggia alla velocità di un uomo che cammina: quando la baia è vuota sembra un deserto, poi si riempie ed è un mare... sembra di sentire il pianeta respirare. Quindi siamo andati a Lisbona per muoverci in tram tra le viuzze dell’Alfàma, l’antico quartiere arabo, e scoprire i magnifici “azulejos” (tipiche piastrelle decorate, ndr) del palazzo dei marchesi di Fronteira. Poi è toccato alla cattedrale gotica di Chartres, in Francia, con le sue celebri vetrate che hanno dato il nome a un colore, il “blu di Chartres”. E infine a Verona...».
Ma Verona è in Italia!
«Certo, anche noi siamo parte dell’Europa! E Verona simboleggia il dialogo tra le culture del continente: basti pensare alla vicenda di Romeo e Giulietta, che Shakespeare ha ambientato qui. A Verona abbiamo incontrato il più famoso Romeo della danza, Roberto Bolle, e Riccardo Cocciante, che ai due giovani innamorati ha dedicato un’opera. Riccardo è un po’ italiano e un po’ francese, un esempio di identità europea. E questo ci porta a un concetto a cui tengo molto...».
Ce lo può raccontare?
«Quando culture diverse si incontrano nascono i capolavori dell’umanità. Penso ad Alessandro Magno, che si abbeverò alla sapienza greca ma anche a quella dell’Asia, oppure alla bottega del Verrocchio, dove scuole diverse di pittura si confrontavano per far nascere nuovi maestri. La bellezza e l’armonia sono patrimonio dell’umanità, ci uniscono e ci fanno capire quanto sono stolte cose come la guerra o il razzismo. Perché le diversità devono incontrarsi e far nascere qualcosa di migliore».
Chiarissimo. E quali altri posti ci farà vedere per dimostrarlo?
«Intanto, cominciando dall’Italia, siamo andati anche a Firenze, dove mostreremo il David di Michelangelo con una accuratezza nei dettagli mai vista prima: oserei dire “vena per vena e capello per capello...”. Poi sono volato in Spagna, per la precisione in Andalusia, dove la pietra dell’Alhambra a Granada sembra un merletto, e le colonne della “Mezquita” di Cordoba formano come un bosco. In Germania abbiamo visitato i castelli della Baviera, voluti dal re Ludwig II, che hanno ispirato Walt Disney e fatto sognare milioni di adulti e bambini. Sono luoghi che sembrano immersi in un mondo fatato, ma che ci raccontano la favola nera di un re tanto visionario quanto folle. E un maestro del giallo, lo scrittore Carlo Lucarelli, indagherà sulla sua tragica fine. Poi le cento torri di Praga, la capitale della Repubblica Ceca, una città dalle tante anime: medioevale, barocca, liberty e infine moderna. Il viaggio sarà accompagnato dai ricordi di un turista d’eccezione, Carlo Verdone».
In tutto questo, ha trovato anche il tempo di girare una nuova puntata di “Stanotte a...” dedicata a Milano. Che rapporto ha lei con questa città?
«Non ci ho mai vissuto, e anche per questo il programma è stato un’occasione per scoprirla meglio. L’idea di “Stanotte a...” è quella di mostrare il lato un po’ nascosto delle città, quello che emerge quando si attenua la frenetica attività diurna. Questo vale in particolare per Milano, che è la città dell’efficienza e della produzione... si dice che se hai un sogno, lei ti metterà a disposizione i mezzi per realizzarlo. E così abbiamo incontrato persone che sono venute a Milano per inseguire un sogno, come lo stilista Domenico Dolce. Il suo racconto è particolarmente toccante: ricorda di quando arrivò dalla Sicilia in treno, come tanti migranti, e per prima cosa andò in piazza Duomo per chiedere alla Madonnina: “Ti prego aiutami a costruire quello che ho in testa...”. Aveva 19 anni, oggi è uno degli stilisti più famosi del mondo».
E già, Milano significa moda.
«Significa anche arte e cultura, ma non siamo abituati a vederla in questa luce. Dal Teatro alla Scala all’Accademia di Brera, dalla Biblioteca Ambrosiana che custodisce l’inestimabile Codice Atlantico di Leonardo Da Vinci al Cenacolo, sempre di Leonardo... in una notte ripercorreremo la storia e la cultura di Milano, arrivando fino al Duemila e ai “Sette Palazzi Celesti” di Anselm Kiefer, una gigantesca installazione custodita nel Pirelli Hangar della Bicocca».
Intanto esce il suo terzo volume su Nerone e Roma antica. E con questo fanno circa 1.300 pagine. Ne aveva di cose da dire sull’imperatore!
«Sì, perché di Nerone si sono sempre raccontati solo alcuni aspetti, la malvagità e poi molte “fake news”: non fu lui a incendiare Roma; non è vero che uccise una moglie a calci. Non dico che l’ho riabilitato, perché certo spesso fu crudele, basti pensare che fece uccidere sua madre! Ma ho mostrato anche altri aspetti: l’artista, il diplomatico, il musicista, faceva concerti ¬che duravano giorni, lo sportivo, partecipò alle Olimpiadi! Su di lui ci sarebbe ancora tanto da indagare ma sì, per ora 1.300 pagine possono bastare...».
Il 22 dicembre suo padre Piero avrebbe compiuto 94 anni. Questo è il primo Natale senza di lui...
«Certo, si sente la mancanza di mio padre. Me lo dicono anche tutti quelli, e sono tantissimi, che per lui nutrivano un grande affetto. Sentiamo la mancanza del suo pensiero, della sua saggezza e della sua capacità di illuminare l’ignoto. Una volta gli chiesi: “Come fai a sapere la soluzione giusta per qualsiasi questione?”. Lui mi rispose: “Leggendo e documentandomi. E poi pensando molto”. Era il suo modo scientifico e stimolante di vedere ogni cosa».
Le bellezze segrete di Milano
Quando tutto tace, è il momento per scoprire le storie, i segreti e i capolavori di Milano. Nel suo documentario Alberto Angela incontra tra gli altri gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, i calciatori Zlatan Ibrahimović e Javier Zanetti, gli attori Giancarlo Giannini e Sonia Bergamasco, e la danzatrice Nicoletta Manni.