Due interviste all'attore che presto diventerà papà: le fiction, il teatro, il futuro
"La strada di casa": «Era venuto il tempo di dire addio a Fausto Morra»
È un momento davvero felice per Alessio Boni. Si è appena chiusa con grande successo (quattro milioni di spettatori) “La strada di casa 2” ed è arrivata la notizia che a marzo avrà un figlio dalla compagna, la giornalista Nina Verdelli.
Davvero diventerà papà?
«La notizia è vera, diventerò papà e, che dire? Sono felice!».
Intanto dopo due stagioni e 12 episodi de “La strada di casa” ha dato l’addio al suo Fausto Morra.
«Morra è un imprenditore agricolo che ha le sue magagne, prima è in coma, poi viene condannato per truffa, dopo il carcere pensa di ripartire, ma non è così. Ci sono famiglie, mi vengono in mente i Kennedy, che sembrano dannate e anche i Morra sono un concentrato di vicende arzigogolate».
Fausto è un personaggio di fantasia.
«E come per tutti i personaggi di fantasia, prima si discute con il regista, si decide come farlo muovere, camminare. Ormai lo conoscevo a menadito».
In tanto tempo si sarà affezionato a quest’uomo.
«Ti affezioni, ma allo stesso tempo ti devi distanziare, se no non ne non esci più. A me piace scoprire altre psicologie e altri personaggi. Se fossi nato nel ‘400 non sarei stato Ariosto, sempre a casa a scrivere, ma Cristoforo Colombo, che va alla scoperta di nuove terre».
Quindi niente terza stagione?
«Per il momento è così, Fausto se n’è andato. Poi tutto può essere. Magari in una terza stagione potrebbero esserci dei flashback».
Invece tornerà il suo Luca Marioni, il direttore d’orchestra de “La compagnia del cigno”.
«Torniamo sul set a marzo per altri sei episodi. Anche lì ho parlato con il regista e poi ho guardato le sfuriate del mitico Arturo Toscanini agli orchestrali de La Scala. Cerchi, scartabelli, trovi, poi ci lavori sopra».
"Don Chisciotte": «Un sognatore che voleva sistemare il mondo»
Non solo televisione. Fra un set e l’altro, da qualche mese Alessio Boni è in tournée nei teatri d’Italia. Dopo uno spettacolo di canzoni insieme con Omar Pedrini (“66/67”) ora riporta in scena “Don Chisciotte”, liberamente tratto dal romanzo di Miguel de Cervantes, di cui Boni è regista e interprete.
Come mai l’eroe di un poema cavalleresco del 1600?
«Perché Don Chisciotte è un sognatore, in ogni impresa ci si butta dentro a capofitto, è uno che sogna di sistemare il mondo».
È vero che prima di portarlo in scena ha letto “tutto” su Cervantes?
«Ho letto tutto quello che ho potuto in quattro mesi, certo non ho avuto il tempo di leggere tutto quanto, per farlo bisognerebbe avere 20 anni a disposizione!».
Sempre così meticoloso?
«Lo faccio sempre per i miei personaggi e non perché sono meticoloso, ma perché mi piace. Sono fondamentalmente un curioso».
Ha sempre detto che il suo sogno è fare il regista, e qui a teatro ci è riuscito.
«Qui siamo in tre, io, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer. Se vuoi fare una regia al cinema ti devi fermare almeno un anno, e in questo momento non ho proprio tempo per un impegno così importante».