Antonella Clerici: «Devo alla natura se mi sento felice»

Alla fine di una stagione televisiva di successo, ripercorre i suoi 35 meravigliosi (ma anche difficili) anni di carriera

Antonella Clerici
3 Giugno 2021 alle 09:04

Alle 9 di mattina Antonella Clerici è già sull’autostrada Milano-Genova diretta agli studi Rai di via Mecenate a Milano, dove fra tre ore sarà in diretta con il suo “È sempre mezzogiorno”. «Faccio la pendolare tra casa e lavoro» sorride pimpante.

Le pesa fare avanti e indietro tutti i giorni?
«Per niente. È un’oretta di auto ad andare e un’oretta a tornare, ma quando il primo pomeriggio rientro a casa ho il mio bosco, la mia pace, i miei cani, i cavalli... non tornerei indietro mai!».

A proposito di cavalli, sono quelli che “posano” con lei?
«Sì, l’amore per i cavalli nasce da Vittorio (Garrone, il compagno, ndr), che ha un allevamento. Nella foto sono con Cassiopea, razza francese, ha 13 anni ed è la mamma di cinque bellissimi puledri. Ma è Maelle, mia figlia, l’appassionata di cavalli: li ama fin da quando era piccola. La pezzata che vedete nella foto di copertina di Sorrisi è sua, si chiama Edimburg, ha 6 anni. Maelle la cura con amore e dedizione infinita, insieme fanno delle belle passeggiate nei prati».

E lei?
«I cavalli mi piacciono ma li osservo da terra. Lassù non mi sento sicura (ride)».

E con i cani invece lei ha molta confidenza. C’è anche un nuovo arrivato!
«Sì, oltre ad Argo e a Pepper ora c’è anche Simba, che Vittorio ha regalato a Maelle. È un labrador “finto”».

Cosa intende?
«Dentro deve avere un’anima da pitbull (ride)! Nel senso che è un cucciolo di cinque mesi ed è molto vivace: non dorme mai, gioca in continuazione, rosicchia, distrugge tutto... è una tempesta ma lo adoriamo tutti!».

La sua casa nel bosco è un paradiso, ma c’è qualcosa che non le piace di questa sua nuova vita?
«Non mi manca nulla. Sono davvero felice. L’unico neo, se ne vogliamo trovare uno, è questo: quando vado in giro nel bosco con i cani e incontriamo i cinghiali ho un po’ paura e mi irrigidisco. Vittorio, il mio compagno, mi ripete che non devo temerli ma creare armonia, allora gli animali ti lasciano stare. Solo che quando sono con lui è facile, se sono da sola... sono fifona! Però è vero: se crei armonia con la natura, la natura ti rispetta. È un insegnamento che serve a tutti noi e cerco anche di parlarne nel mio programma».

Con la sua casa nel bosco quest’anno si è ripresa, con ascolti ottimi, il mezzogiorno di Raiuno.
«Ognuno di noi ha una fascia oraria del cuore. Nel 2000 sono arrivata ad occupare quella fascia, l’ho studiata, l’ho fatta crescere e ho trovato un mio modo di parlare con quel pubblico, che ora conosco benissimo. Quello stile di conduzione l’ho ripreso con “È sempre mezzogiorno”, che è un format nuovo, non c’è gara e semplicemente si chiacchiera in cucina. Si parla di tutto, con delle finestre aperte sul mondo. E sul bosco. Questa attenzione alla natura la vorrei sottolineare ancora di più il prossimo anno. E poi sto abbassando l’età dei cuochi per preparare il terreno alle nuove generazioni. Non posso mica fare il mezzogiorno per altri vent’anni (ride)!».

Intanto in questi mesi festeggia i 35 anni di carriera.
«In Rai ho iniziato nell’estate del 1986 con un programma-contenitore su Raitre che serviva a testare nuovi conduttori. Si chiamava “Semaforo giallo” e lo conducevo con David Riondino. Alla fine dell’estate dissero: “Siete i volti del futuro!”. Poi mi hanno lasciato a casa (ride). Tre anni dopo sono stata chiamata da Enrico Mentana, allora vicedirettore del Tg2, per “Dribbling”: il cambio di passo nella mia carriera è stata la mia prima puntata nel 1989».

Perché?
«Non funzionò niente: i collegamenti saltavano uno dietro l’altro. Ma io, che mi ero preparata benissimo, parlavo, davo la linea, provavo di qua, di là: fu una diretta estenuante. Lì nacque il sodalizio con Gianfranco De Laurentiis».

Quali sono stati i programmi di svolta nella sua carriera?
«“Dribbling”, come le ho detto, perché mi ha fatto entrare nel mondo dello sport, dove sono rimasta per tanti anni. “La prova del cuoco”, perché è stata la pietra miliare della mia carriera, con un successo inimmaginabile. “Ti lascio una canzone” perché all’inizio eravamo dubbiosi e il successo ci è scoppiato tra le mani. Infine il Festival di Sanremo del 2010 perché era il Festival in cui nessuno credeva, l’ho fatto da sola sul palco e mi ha dato una enorme soddisfazione».

E quali sono stati i colleghi più importanti?
«Quelli che per amicizia o per lavoro ho conosciuto meglio. Paolo Bonolis perché nel 2005 mi volle con lui a Sanremo e mi diede fiducia. Quando mi chiamò mi disse: “Mia figlia Silvia mangia solo quando ti vede in televisione: tu sei una che porta il buonumore e l’allegria, e ti vorrei nel mio Sanremo per questo”. Poi c’è Carlo Conti, il mio amico del cuore: abbiamo fatto una carriera insieme in Rai. Infine Fabrizio Frizzi. Per ovvi motivi».

Il momento più felice?
«Il Festival di Sanremo nel 2010. Ricordo che mentre scendevo le scale mi ripetevo: “Antonella devi fingere di essere alla Prova del cuoco”. E così ho fatto: ho trattato Rania di Giordania e Jennifer Lopez con naturalezza, come io affronto la mia vita. Ho ballato con le ballerine del Moulin Rouge giocando... E quando pochi anni fa ho staccato un po’ la spina, è perché avevo bisogno di ritrovare quell’Antonella lì, quella spensieratezza, quel mio modo di condurre non superficiale, ma leggero».

E il momento più difficile?
«Tra il 2016 e il 2018. La morte di Fabrizio, la mia scelta di mollare “La prova del cuoco”: non avevo più motivazioni, non ho più sentito l’appoggio della mia azienda... C’è stato un concatenarsi di eventi e ho detto: “Meglio chiudere così e basta. O verranno tempi migliori, o comunque ho fatto una bella carriera”».

Il consiglio più prezioso?
«Me lo ripetono tutti quelli che mi vogliono bene: essere me stessa. La mia carta vincente è portare in televisione la mia verità, nel bene e nel male. Dai tradimenti ai vestiti stravaganti, dalle delusioni d’amore alle cure per avere mia figlia, dalla felicità alla preoccupazione... ho sempre messo in piazza la mia vita e questo mi ha ripagato. È un patto di lealtà col pubblico che non ho mai rinnegato».

Il complimento più bello?
«Forse quello di Stefano Coletta, il direttore di Raiuno, quando in una conferenza stampa a Sanremo dello scorso anno (Antonella ha partecipato come co-conduttrice nella serata del venerdì, ndr) mi ha detto che il mio ritorno in tv sarebbe stato importante. In quel momento non ho saputo trattenere le lacrime, quella sua fiducia è stata una grande risorsa per ricominciare. E poi sono arrivati “È sempre mezzogiorno” e “The voice senior”».

La critica che l’ha ferita di più?
«Nel tempo sono sempre stata ferita dalle critiche di Aldo Grasso del “Corriere della Sera” perché lo stimo molto. Ora ci sono i social: ogni due per tre dovrei arrabbiarmi, ma le critiche in fondo mi piacciono, le accetto quando sono motivate. A quelle offensive ho imparato a non rispondere più».

Il sogno professionale che dopo 35 anni è ancora nel cassetto?
«Ho realizzato tutto in realtà. Ma un grande sogno ce l’ho».

Quale?
«Il mio idolo è Checco Zalone. Lo inseguo dal mio Festival del 2010 perché è un uomo che mi fa ridere con intelligenza. Il mio sogno è fare un programma con lui, o la comparsa in un suo film... o qualunque cosa».

Impegni della prossima stagione?
«Con “È sempre mezzogiorno sarò in onda fino al 25 giugno, poi si ripartirà dopo l’estate. A novembre torno con sei puntate di “The voice senior”. Ho poi in mente delle cose che mi piacerebbe provare, ma non voglio più trovarmi soffocata dal lavoro. Voglio fare poche cose, fatte bene».

Amadeus ha detto che non farà il terzo Festival: lei rifarebbe Sanremo?
«Sì, ma non ora. Diciamo che non escludo, per finire la mia carriera in bellezza, di poter dire un giorno: faccio il Festival e poi... ciao a tutti!».

Seguici