Can Yaman: «E ora vi racconto tutto di me»

L’attore turco parla della sua biografia “Sembra strano anche a me” solo a Sorrisi

Can Yaman  Credit: © Barbara Pichiecchio
2 Dicembre 2021 alle 08:00

L’intervista con Can Yaman è in un angolo tranquillo della hall di un albergo nel centro di Roma. L’attore turco entra e saluta il personale calorosamente. Per prima cosa ordina un caffè espresso doppio: «Voi italiani prendete un caffè troppo corto, uno non mi basta» ride. Ne ordina poi uno per me e aggiunge rivolto al cameriere: «Può portarmi anche una caraffa di caffè americano e una bottiglia di acqua minerale naturale, per favore?».

In Italia Can è divenuto popolare un paio di anni fa grazie alla serie di Canale 5 “DayDreamer” di cui era il protagonista. Poi è esploso il fenomeno. È adorato dalle fan che impazziscono per lui e che ora sono pronte ad accaparrarsi una copia di “Sembra strano anche a me” (edito da Mondadori Electa), la sua autobiografia appena uscita. È proprio il libro fresco di stampa il pretesto per incontrare questo bel ragazzone ormai lanciato nel mondo delle serie tv italiane: dopo una partecipazione in “Che Dio ci aiuti 6” è ora sul set di “Viola come il mare”, accanto a Francesca Chillemi.

E ha scelto di parlare solo con Sorrisi della sua avventura editoriale. Una cosa va detta. Per tutta l’ora della nostra chiacchierata Can ha padroneggiato con naturalezza la grammatica della nostra lingua, cosa non scontata per uno straniero. Si siede sul divanetto che è accanto a un camino con un fuoco finto. Per evitare brutte figure gli chiedo subito come si pronuncia il suo nome. «Gian» dice. «In Turchia è un nome moderno». Can si appoggia allo schienale, si mette comodo e chiarisce subito: «Siamo qui per parlare del libro ma ci tengo a dire che è una operazione collegata al mio profumo e alla mia associazione per i bambini».

Qual è lo scopo?
«Raccontarmi: le fan che mi vogliono bene possono così conoscermi meglio e sentirsi più vicine a me».

In che modo?
«Il profumo, per esempio, mi rappresenta. Contiene note che mi raccontano perché sono quelle che amo: fragola, cacao, tabacco, whisky. Il profumo è qualcosa che avvicina le persone, se una donna lo indossa è come se fossi lì con lei. Poi c’è l’associazione no profit che ho creato per aiutare i bambini meno fortunati, la “Can Yaman for children”».

Come mai?
«Tengo ai bambini, voglio aiutare i piccoli che sono in condizioni disagiate. L’infanzia, l’adolescenza sono stati periodi fondamentali per la mia crescita. Lo racconto nel libro».

Ecco, partiamo dal suo libro. Come mai un’autobiografia a 32 anni?
«Sembra strano anche a me, proprio come il titolo (ride). Nel libro racconto tutto quello che mi è successo prima di diventare attore. I miei genitori, la mia infanzia, quello che ho vissuto e che mi ha portato a diventare la persona che sono adesso».

Lei è nato a Istanbul, cosa si porta dentro delle sue radici?
«Istanbul è un meraviglioso mosaico di popoli, di culture: se nasci lì ti senti cittadino del mondo. La mia famiglia teneva al fatto che io conoscessi le lingue. Dalle elementari ho studiato l’inglese ma alle superiori ho scelto il Liceo scientifico italiano».

Come mai?
«Perché era unico, mentre di licei tedeschi e francesi ce n’erano tanti. E mi affascinava la cultura italiana, d’altronde il vostro Paese ha una immagine positiva in tutto il mondo».

Mamma Güldem e papà Güven si sono conosciuti e innamorati giovanissimi.
«Mi hanno regalato un’infanzia meravigliosa. Ho sempre trovato nella mia famiglia quello di cui avevo bisogno. Per anni, e ancora oggi, mia mamma e mio padre sono stati i miei migliori amici. Da piccolo non cercavo amici coetanei, ero un po’ introverso».

Il primo ricordo con sua mamma?
«Avrò avuto 4 anni: ero monello e strappavo le foglie delle piante. Mia mamma mi spiegò che le piante sono esseri viventi proprio come i cani e i gatti. “Gli animali li accarezzi: con le piante devi fare lo stesso” mi disse. Da allora è nato il mio rispetto per la natura. E poi è stata mia mamma a insegnarmi a nuotare... buttandomi in acqua (ride)».

E il primo ricordo con suo papà?
«Forse il primo regalo che mi fece: un pallone da calcio. Ma più che una cosa in particolare io mi ricordo che quando c’era papà mi sentivo bene, al sicuro perché lui era allegro, solare, divertente e forte fisicamente: tutti lo rispettavano».

E le ha insegnato a cucinare.
«Sì, ma quando lo racconto mia madre ci rimane male, allora voglio spiegarmi bene».

Prego.
«Mia madre, organizzatrice amministrativa di un’azienda, si svegliava alle cinque di mattina, andava al lavoro dall’altra parte della città e rientrava la sera. Cucina bene ma non aveva tanto tempo per dedicarsi ai fornelli. Dopo la loro separazione, quando sono andato a vivere con mio padre avevamo invece un ritmo di vita più tranquillo e tempo per la cucina. Lui ha origini albanesi e ha imparato a cucinare da mia nonna paterna, cuoca fantastica che preparava il “börek” (una sorta di torta rustica, ndr) facendo l’impasto a mano».

Il suo cavallo di battaglia in cucina?
«So preparare i piatti tradizionali turchi, ma la cosa che mio padre mi ha trasmesso è usare la creatività. Io apro il frigorifero e con quello che c’è so creare ricette deliziose».

Il suo fisico poderoso è uno degli aspetti che le fan apprezzano di lei.
«Da quando avevo 6 anni ho sempre fatto sport, ho giocato a calcio e a pallacanestro. Ma solo dopo il primo anno di università ho iniziato con la palestra e in poco tempo ho messo su una grande massa muscolare, perché avevo la base di un fisico cresciuto con lo sport».

Ha studiato Giurisprudenza.
«Sì, sono avvocato».

E ha anche uno studio legale a Istanbul con due suoi soci-amici.
«È vero, però ora faccio l’attore e sono solo un “socio onorario”. Ma se volessi tornare a fare l’avvocato potrei farlo».

Ci pensa mai?
«Mi piace il lavoro di attore ma ho bisogno di sapere che posso fare tante cose nella vita. Non succederà, ma sapere che magari a 40 anni mi stanco e torno a fare l’avvocato mi dà una grande forza».

Ricorda la prima causa che ha seguito come avvocato?
«Ho iniziato a lavorare nell’ufficio legale di una azienda: piccole cause civili».

Per il suo primo ruolo in una serie turca ha dovuto “imbruttirsi”.
«Sì, ho perso sei chili di muscoli, ho tagliato la barba e lasciato solo i baffi. Interpretavo un ragazzo un po’ “sfigato” che però poi trovava il suo riscatto».

Can, lei “mette d’accordo” più generazioni di donne: tutte impazziscono per lei. Come ci riesce?
«Questo è il “miracolo”, e lo metta tra virgolette per favore. È una cosa bellissima, non me la spiego. Forse è merito del grande rispetto che ho per le mie fan e per le donne in generale».

Proviamo a farla conoscere ancora meglio: che musica ascolta?
«In questo periodo i grandi della musica italiana, da Claudio Baglioni a Vasco Rossi, da Eros Ramazzotti a Renato Zero. Più in generale apprezzo i deejay che sperimentano e mixano diversi generi».

E in televisione cosa guarda?
«Tutto. Senza pregiudizi».

Lei è bello come il sole, è ben educato, parla le lingue, ama la filosofia, gioca a scacchi, balla il valzer, sa cucinare... ce l’ha un difetto?
«Come tutti! Per esempio, odio svegliarmi presto. E dopo la sveglia per circa un’ora devo stare tranquillo, non parlare con nessuno e fare colazione a modo mio, non come voi italiani che prendete solo un cornetto e un cappuccino!».

E com’è la colazione a modo suo?
«“Pesante”: dolce, salato, innaffiato con litri di caffè... (ride). Per questo non amo fare colazione fuori casa. E quando la convocazione sul set è alle sei di mattina, esco ancora con gli occhi chiusi e prima di aver preso il caffè, e rischio di diventare scontroso. Normalmente invece sono la persona più dolce del mondo».

Sta girando la fiction “Viola come il mare” per Mediaset e per la prima volta recita in italiano. Come se la cava?
«Al Liceo parlavo italiano meglio di adesso, che ho preso l’inflessione romana (ride). Sto studiando tanto. Con la mia vocal coach facciamo esercizi di articolazione con gli scioglilingua».

Me ne dice uno?
«Ecco: “Tre preti pigri pregano con tre pigri preti”».

Poi l’aspetta “Sandokan”, un’icona della nostra tv.
«Non lo conoscevo, mi sono preparato e ho capito quanto fosse importante, per questo mi sono sentito ancora più onorato e fortunato. È un progetto internazionale e reciterò in inglese. Avremmo dovuto girarlo lo scorso anno, poi a causa del Covid ci siamo fermati. Ma io mi ero allenato ed ero molto carico».

Quali allenamenti ha fatto?
«Spada, equitazione, fitness... ero arrivato a 100 chili. Ora per interpretare Francesco Demir in “Viola come il mare” sono sceso a 90. Per Sandokan recupererò massa muscolare, il mio corpo ha questa fortuna: lo posso cambiare a seconda del progetto che devo fare. Mi basta un mese per modificarmi».

Sente di aver realizzato un sogno?
«Io credo che i sogni non finiscano mai. Il meglio deve sempre venire».

Sorpresa per le fan

“Sembra strano anche a me” (Mondadori Electa, 19,90 euro) è in libreria dal 30 novembre. Chi lo acquista presso le librerie Mondadori Store aderenti all’iniziativa o su mondadoristore.it potrà partecipare a un esclusivo concorso per
vivere un’esperienza speciale con l’attore.

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