Claudio Fasulo: «Così è nato “Musica che unisce”»

Una squadra di lavoro di cinque persone, 15 giorni di riunioni serrate rigorosamente in collegamento video e una cinquantina di artisti e campioni dello sport coinvolti

Claudio Fasulo, vicedirettore di Raiuno intrattenimento ed eventi
3 Aprile 2020 alle 12:38

Una squadra di lavoro di cinque persone, 15 giorni di riunioni serrate rigorosamente in collegamento video e una cinquantina di artisti e campioni dello sport coinvolti: così è nato “Musica che unisce”, il programma-evento che Raiuno ha creato per la raccolta fondi a favore della Protezione Civile. La mente e il cuore di questa operazione è Claudio Fasulo, vicedirettore di Raiuno intrattenimento ed eventi.

Claudio come è nata l’idea?
«L’agente di spettacolo Marta Donà aveva raccolto le performance dei suoi amici artisti italiani, pensando di farne qualcosa per i social. Poi la dimensione della partecipazione è cresciuta così tanto che ha pensato di coinvolgere la Rai: ci ha affidato questo materiale per trasformarlo in un format televisivo. A quel punto ho messo su la squadra: gli autori Alberto Di Risio e Matteo Catalano, il regista Duccio Forzano, che a casa aveva l’attrezzatura che serviva per montare e assemblare tutto, e la produttrice Silvia Levato. Tutte competenze Rai».

Da cosa siete partiti?
«Abbiamo pensato a un comune denominatore tra gli artisti che hanno partecipato e la gente che stava a casa: la comunanza di emozione. Questo è l’innesco sul quale si è costruito questo formato televisivo così magico, con una narrazione calda, emotiva, pacata, affidata alla voce di Vincenzo Mollica».

Secondo lei cosa ha funzionato soprattutto?
«Mi ha divertito vedere le case degli artisti e poi l’approccio di ognuno di loro alla realizzazione del video. Andrea Bocelli aveva un operatore, probabilmente la moglie Veronica, Cesare Cremonini ha fatto una ripresa in movimento, Diodato ha messo un telefonino da una parte, una telecamerina dall’altra e ha fatto il montaggio, Tiziano Ferro aveva una camera fissa poggiata davanti, Calcutta ha fatto una cosa “alla Calcutta”: camera sfocata, lui sullo sfondo sfocato…ognuno ha messo la sua creatività anche nella modalità di ripresa».

L’obiettivo era quello della raccolta fondi per la Protezione Civile.
«Uno straordinario obiettivo comune, quello di aiutare e sostenere questi angeli della quotidianità che sono gli operatori della Protezione Civile. Abbiamo lavorato per rendere più semplice la donazione non solo con l’Iban ma anche tramite carta di credito, che per molti è uno strumento più facile da utilizzare».

Avete un risultato della cifra raccolta?
«Ancora no, servono alcuni giorni, ma dal traffico che abbiamo potuto monitorare la risposta è stata eccezionale».

Sui social tante interazioni…
«Sono state 450 mila in una serata. Siamo diventati trend topic numero 2 nel mondo per 24 ore. Il ministero degli Esteri ha mandato tutta la serata sui suoi social network e negli istituti di cultura italiani nel mondo».

Un format che funziona, insomma. La Rai lo riproporrà in futuro?
«Certo aver creato in così poco tempo una cosa del genere, grazie al lavoro di squadra della Rai, è una bella medaglia e lo dico senza presunzione. Vedremo se e quando eventualmente declinarla rispetto ad altre occasioni artistiche. Abbiamo costruito un patrimonio aziendale al quale si potrebbe attingere in futuro. Si tratta poi di adattarlo alla tipologia che caratterizzerà una prossima occasione: la musica, la comicità, la poesia o lo sport o qualcos’altro».

E a proposito dell’Eurovision in versione modificata a causa della pandemia, l’Italia parteciperà?
«L’Ebu (l’unione europea di radiodiffusione) ha proposto una formula alternativa, l’“Europe Shine a light” e tutte le nazioni, Italia compresa, stanno valutando se e come partecipare».

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