Come riesce Carlo Conti a preparare “Tale e quale” e Sanremo?

«Le giornate di lavoro sono lunghe, poi il Festival l’ho già fatto tre volte, mi organizzo. E vivo con le cuffie in testa»

26 Settembre 2024 alle 08:01

Siamo nel retro dello studio di “Tale e quale”. C’è Cristiano Malgioglio che sta posando per alcuni scatti, Carlo Conti arriva sul set, fa capolino da dietro il fondale, si avvicina di soppiatto e gli urla “Bella vita!” nell’orecchio, facendolo sobbalzare. E giù risate. Alessia Marcuzzi sottolinea che ha scelto l’abito del colore “azzurro Sorrisi”. Giorgio Panariello si sistema davanti all’obiettivo del nostro fotografo e dice: «Io sto vicino a Capitan Harlock» riferendosi a Malgioglio. La copertina del numero 40 di Sorrisi è nata così.

Carlo, “Tale e quale” vuole mettere davanti alla tv la famiglia. Quando lei è in onda, sua moglie Francesca e suo figlio Matteo la guardano?
«Francesca sì, Matteo di solito va a dormire intorno alle 21.30, segue fino alla seconda, terza esibizione».

Protesta?
«No. Ai “Music Awards” a Verona è venuto con Francesca e a un certo punto ha chiesto: “Mamma, si va a dormire?”».

Qual è la critica che loro le fanno più spesso?
«Francesca mi critica sull’abbigliamento, perché mi vesto sempre allo stesso modo. Maglietta bianca, golf blu con la zip davanti, pantaloni blu».

Come la vorrebbe vedere?
«Diverso. Con una camicia, un cardigan o una giacca...».

In onda la giacca e la camicia le indossa.
«Sì, ma anche lì mi vesto sempre uguale».

E Matteo invece che cosa le rimprovera?
«Mi critica sulla pesca: è convinto di essere più bravo di me».

E lei?
«Lo ascolto, poi lo guardo e gli dico: “Secondo te io non lo so?”. E lui: “No, stai sbagliando!”».

Cosa sbaglia secondo lui?
«Come ho messo l’esca, come la muovo, dovevo lanciare più vicino, più lontano… mi dà le dritte lui, capito?».

Alle volte l’allievo supera il maestro…
«Siamo il Giotto e il Cimabue della pesca (ride)».

Qual è il programma che guardate tutti e tre insieme?
«I film, soprattutto. Gli ultimi che abbiamo visto insieme sono stati “Vita di Pi” e “Forrest Gump”. L’altra sera ci siamo fermati a guardare un documentario. Sul mondo marino, ovviamente (ride)».

Qual è il programma di cui non perde una puntata?
«Io guardo poco la tv. Ma seguo sempre i tg».

Un genere tv che non fa per lei?
«I reality non mi prendono perché non essendo curioso non mi interessano i fatti degli altri, i battibecchi, gli amori. Se sento i vicini di casa che litigano non mi metto con l’orecchio sulla parete ad ascoltare, insomma».

Torniamo a “Tale e quale”: dopo tanti anni Loretta Goggi non è più in giuria.
«“Tale e quale” perde una parte di sé. Quando vidi il format anni fa pensai subito che si sarebbe potuto fare solo con due elementi fondamentali: la bravura dei parrucchieri e truccatori della Rai e la presenza di Loretta Goggi in giuria. Lei è l’istituzione nelle imitazioni. Per questi 12 anni Loretta ci ha fatto il regalo di essere con noi, adesso ha scelto di smettere, complice anche la nascita di un meraviglioso nipote al quale si vuole dedicare».

In giuria ora è Giorgio Panariello il veterano. Ma Leonardo Pieraccioni non è geloso che voi facciate questo programma senza di lui?
«No: fare tutte le settimane Firenze-Roma sarebbe impossibile per lui, che ha un’indole casalinga».

Ma almeno commenta?
«Eccome! In tempo reale scrive messaggi sulla chat che abbiamo noi tre prendendoci in giro. Segue la diretta, fa delle foto di particolari buffi e le manda: una scarpa, un occhio, un’acconciatura, un concorrente truccato non perfettamente col risultato di somigliare a qualcun altro, un primo piano di Giorgio con il doppio mento...».

Parliamo di Sanremo: a che punto siamo?
«Al punto più importante: l’ascolto dei brani per preparare il cast».

Sia Giovani sia Big?
«Sì. I Big li ascolto io, per le Nuove proposte ho definito una commissione musicale fresca e piena di energia».

Quanti sono i brani, all’incirca?
«Ne arriveranno sui 700 per Sanremo Giovani e altrettanti per Area Sanremo».

E quelli dei Big?
«Un po’ meno, tra 500 e 600. Ma c’è ancora tempo fino a novembre».

Urca! In questo periodo andrà sempre in giro con le cuffie.
«Sì.. Nei viaggi in treno tra Firenze e Roma ascolto i brani, alcuni li metto in un angolo, poi li ritiro fuori: è un mosaico che devi creare con vari tassellini, che poi compongono un cast speriamo all’altezza».

I suoi strumenti di lavoro?
«Il telefonino e le cuffie».

Il suo metodo di selezione qual è?
«Ho tutto in testa».

Come fa con 600 canzoni?
«Il brano forte lo senti subito e lo metti in un file della testa. Poi è chiaro che c’è anche un appuntino scritto che tengo nascosto».

Come si organizza tra “Tale e quale” e Sanremo?
«Niente di così complicato: le giornate di lavoro sono lunghe 12 ore, hai voglia a fare cose! È molto più semplice di quello che può sembrare… una canzone dura tre minuti! Ci sono quelle che mi colpiscono subito e vanno nella parte “bianca” del quadernino, quelle che non mi convincono e vanno nella parte “nera”, e infine quelle che ascolto e riascolto più volte, che metto nella parte “grigia”. Alla fine le papabili arriveranno a una sessantina. Poi deciderò. Il Festival l’ho già fatto tre volte ed è più facile per me organizzare il lavoro. Il regolamento l’ho sistemato in pochi giorni».

A proposito del regolamento, ha reintrodotto le due categorie distinte Nuove proposte e Big.
«Mi piace dare risalto a una vera “Nuova proposta”, per questo ho abbassato l’età a 26 anni. Vorrei trovare artisti freschi che possano avere la consacrazione sul palco e, perché no, possano vincere, così come è stato con Laura Pausini o con Eros Ramazzotti. Dalle Nuove proposte dei miei Festival sono usciti Ermal Meta, Mahmood, Caccamo, Irama, Nigiotti, Gabbani. E la ribalta per i Giovani sarà rafforzata dalle cinque puntate in onda su Rai2».

I Big da 30 diventano 24.
«La realtà è che non ce la faccio fisicamente a fare troppo tardi la sera. Ho rimesso anche il Dopofestival per non fare le ore piccole: ho una certa età».

Nella serata delle cover la votazione non influirà sul risultato finale.
«Per me quella è una serata a parte, deve esserci un vincitore, ma quel voto non deve influenzare la canzone del Festival che sta gareggiando».

Quando si arriva alla finalissima a cinque non c’è più l’azzeramento dei voti.
«Non mi sembrava corretto annullare tutti i voti ricevuti dall’artista fin lì, e quindi tutto il percorso fatto nei giorni precedenti».

In conclusione, la cosa più difficile qual è?
«La cosa più difficile e importante è la scelta dei brani. Quella è la bistecca, tutto il resto è contorno. E poi c’è il chiacchiericcio, e quello è il fumo».

D’altronde la bistecca va servita fumante.
«Giusto. Sennò che Sanremo sarebbe?».

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