Cristiano Militello: «E adesso mi sono anche laureato in… buonumore»

Il popolare inviato di "Striscia la notizia" ci parla del riconoscimento speciale che ha ricevuto all’Università Bocconi

20 Ottobre 2022 alle 08:28

Cristiano Militello si è laureato. «Era ora!» direte voi, in fondo l’età c’è. E allora meglio sgombrare il campo da equivoci: Militello, l’esperto di striscioni del tg satirico di Antonio Ricci, una laurea (in Scienze politiche) ce l’aveva già, ma l’11 ottobre è stato insignito di quella “Humoris causa”, dedicata ai laureati del mondo dello spettacolo a integrazione o, goliardicamente, in sostituzione di quella a suo tempo conseguita.

A riconoscergliela è stata l’Associazione “Nanni Svampa”, intitolata al cantautore, cabarettista, attore e scrittore milanese scomparso nel 2017, che aveva avuto l’idea senza essere mai riuscito a realizzarla. Teatro dell’evento, l’università Bocconi di Milano.

Cristiano, laureati in Scienze politiche ce ne sono tanti, ma lei è il primo anche con una laurea “Humoris causa”.
«Ed è un grande onore, anche perché la mia tesi, quella vera, era sugli aspetti comunicativi del cabaret e l’unico citato nelle conclusioni era proprio Nanni Svampa».

Con quella prima laurea voleva fare contenti mamma e papà o sognava una carriera tradizionale?
«In realtà avevo già perso la testa per lo spettacolo e il cabaret: facevo lo scavezzacollo con Pieraccioni, Conti e Panariello. Negli anni dell’università ero nel cast di una trasmissione che si chiamava “Vernice fresca” (poi divenuta “Aria fresca”), che in Toscana era un cult. Così quando andai dal professore con l’idea di una tesi sul giornalismo, lui mi guardò e disse: “Ma lei non è quello che fa il programma? Allora facciamo una bella tesi sul cabaret”».

Una lunga gavetta nel cabaret, ma la svolta è stato il suo libro sugli striscioni dei tifosi: “Giulietta è ’na zoccola” (ed. Kowalski).
«A quel punto avevo fatto di tutto: l’attore brillante, il cabaret, l’autore dello Zecchino d’Oro, avevo perfino scritto un monologo per Topo Gigio! Ma avevo questa passione sincera per il tifo, fin da ragazzo. Ci ho fatto un libro e mi ha completamente cambiato la vita».

È da lì che è arrivata “Striscia”?
«Mi avevano rimbalzato un paio di volte, ma sulla scia del successo del libro mi chiamarono e c’inventammo la rubrica “Striscia lo striscione” che, sembra ieri, ma quest’anno diventa maggiorenne: entra nel 18° anno. Ricordo ancora quando mi chiamarono. Ero in treno al rientro da un matrimonio a Vietri sul Mare (SA) dove avevo fatto il cabarettista. Un viaggio lunghissimo. Avevo 36 anni di cui 20 di gavetta alle spalle: su quel vagone mi chiedevo che cosa volevo fare della mia vita».

Da allora è uno dei volti più popolari del programma, e di libri ne sono usciti tanti altri. Non è che un giorno o l’altro i tifosi le chiederanno i diritti?
«I tifosi mi vogliono molto bene. Molti autori di storici striscioni sono orgogliosi di essere citati. Alcuni li ho pure conosciuti. Di certo io ho preso qualcosa da loro, ma hanno capito che la mia era una passione vera, che coltivavo da prima di fare i libri. E comunque mi sembra di aver restituito un’immagine ironica del mondo del calcio che credo gli faccia bene. Confesso che una volta l’anno vado a Verona in pellegrinaggio sulla tomba di Giulietta e la lucido per bene. Le devo molto».

Quello delle scritte, sui social, è diventato un genere molto diffuso, dove però incombe sempre il rischio del “tarocco”.
«Già, e sono fatti così bene che, in un paio di casi, questi maghi del fotoritocco hanno ingannato anche me. In questo senso lo strumento originario, andare in giro con una maccchina fotografica, resta imbattibile».

Che cosa farà Militello da grande?
«Mi piace molto fare la televisione e la radio, ma mi è venuta voglia di riportare in giro uno spettacolo tutto mio. Un’esperienza che ho provato alcuni anni fa e che mi era piaciuta molto».

Seguici