Il grande regista apre la stagione della Scala con un’opera di Verdi, il "Macbeth" e tante idee originali

La diretta della “prima” della Scala su Rai1 parte dalle 17.45 del 7 dicembre, è introdotta e commentata da Milly Carlucci e Bruno Vespa, affiancati da Stefania Battistini del Tg1.
«La “prima” della Scala è anche un grande show televisivo». Parola di Davide Livermore, il vulcanico regista dell’evento: quest’anno l’opera in scena è il “Macbeth” di Giuseppe Verdi, che chiama «spettacolo pop». «Sì, nel senso di popolare. Perché dobbiamo uscire dall’equivoco che la lirica sia “di nicchia” o elitaria. La lirica parla al grande pubblico, quest’anno vogliamo fare un record di ascolti».
Per riuscirci, Livermore ha creato «due spettacoli in uno: quello per chi è in sala e quello pensato apposta per il pubblico della tv. Per esempio l’uso della realtà virtuale amplierà le scenografie, dando alla trasmissione un sapore cinematografico». Infatti, per chi non è tra i 2.030 fortunati che assisteranno allo spettacolo dal vivo, la Rai assicura la diretta. E si potrà vedere la “prima” anche nei cinema (a Milano sono 10 mila i posti disponibili, in 34 sale di proiezione).
Un evento unico al mondo
Ma perché questo eccezionale “dispiegamento di forze”? Intanto perché la Scala, inaugurata nel 1778, è il più famoso teatro lirico del mondo. E poi perché la sua “prima” è un appuntamento musicale e mondano che attira personalità della cultura e della politica. Anche per questo si tiene tradizionalmente alle 18, per l’esigenza di permettere incontri di gala dopo lo spettacolo. Quest’anno poi l’evento (che dal 1951 ha sempre luogo il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, protettore di Milano) segna un ritorno alla normalità dopo che nel 2020, in piena pandemia, la “prima” prevista fu annullata e sostituita dallo spettacolo televisivo “A riveder le stelle”, svoltosi a porte chiuse, che raggiunse 30 milioni di spettatori in tutto il mondo.
“Approfittare“ delle regole
La presenza del pubblico non significa però che siano scomparse tutte le limitazioni dovute al Covid. «Abbiamo dovuto inventare soluzioni per affrontare limiti come quello della distanza di un metro tra i cantanti» dice Livermore. «L’importante è che il pubblico non se ne accorga: in questi casi l’ostacolo deve diventare creatività. Del resto, a noi attori e cantanti, chi ci ammazza? Abbiamo affrontato guerre, persecuzioni e malattie... Ai tempi di Shakespeare i teatri aprivano e chiudevano in continuazione per via della peste».
La diva del bel canto
A dirigere il “Macbeth” di Giuseppe Verdi sarà il maestro Riccardo Chailly, alla sua settima “prima” consecutiva. Il direttore musicale della Scala completa così un percorso dedicato alla “trilogia giovanile” di Verdi, dopo “Giovanna d’Arco” (2015) e “Attila” (2018). Nel panni del protagonista ci sarà il baritono italiano Luca Salsi, mentre a vestire quelli della sua diabolica moglie, Lady Macbeth, sarà il soprano russo Anna Netrebko. Alla sua quinta “prima” della Scala, la Netrebko è probabilmente la cantante lirica più famosa e ricercata al mondo, una vera e propria diva che è stata anche nella lista delle 100 persone più influenti al mondo stilata dal magazine “Time” (oltre che celebrata da Putin come «artista del popolo della Russia»).
Tutte le arti su un solo palco
Ci sono poi il tenore Francesco Meli (nel ruolo di Macduff) e il basso Ildar Abdrazakov (Banco). «Ma voglio ricordare anche gli altri artisti e artigiani della Scala» dice Livermore. «Lavorare qui è come scendere in campo con i campioni del mondo. Chi assiste a un’opera sta godendo del talento di centinaia di persone e del concentrato di tutte le arti: su quel palco si fondono musica, canto, recitazione e poesia».
E Verdi arrivò a dieci!
Tratta dalla celebre tragedia di Shakespeare, “Macbeth” fu composta da Giuseppe Verdi nel 1847 a 34 anni. È quindi la sua decima opera (su 28); ma venne poi ampiamente rimaneggiata nel 1865. Dopo un grande successo iniziale fu a lungo dimenticata; la sua riscoperta si deve a una leggendaria “prima” della Scala, quella del 1952, con Maria Callas nei panni di Lady Macbeth. A proposito, questo ruolo è un vero pezzo di bravura che richiede una voce perfetta e una complessa interpretazione. Scriveva infatti Verdi, “lamentandosi” di una grande interprete del suo tempo: «La Tadolini (Eugenia Tadolini, notissimo soprano dell’800, ndr) ha una voce stupenda, chiara, limpida, potente: ed io vorrei in Lady una voce aspra, soffocata, cupa!». Memorabile anche l’edizione del 1975 con la regia di Giorgio Strehler e la direzione di Claudio Abbado, di cui Chailly è stato allievo e assistente.
Una visione moderna piena di riferimenti cinematografici
Il “Macbeth” è ambientato nell’anno Mille, ma in scena vedremo costumi moderni e profili di città che ricordano New York, Chicago e Milano. Perché? «L’opera parla sempre all’attualità. Quando Giuseppe Verdi scelse il testo lo fece per inneggiare al Risorgimento. L’aria “Patria oppressa” fingeva di parlare della Scozia, ma alludeva all’Italia... tanto che durante uno spettacolo a Venezia ci fu una rivolta contro gli Austriaci. Perché il “Macbeth” è la storia eterna della lotta contro gli oppressori e della brama di potere a ogni costo». E così sul palco campeggerà spesso l’immagine di un labirinto, «metafora dei tortuosi percorsi nella mente dei protagonisti», e scene in cui Livermore si ispira «a città cupe e quasi apocalittiche di film come “Inception” di Christopher Nolan». Un paragone che non deve stupire, perché «anche il cinema continua a saccheggiare la lirica. Avete presente “Moulin Rouge!”? Cos’è quel film, se non un mix di “La traviata” e “La bohème” rivisitati con le canzoni rock?».
Piccola guida al “Macbeth”
La trama dell'opera
Nella Scozia dell’anno Mille due nobili guerrieri, Macbeth e Banco, ricevono dalle streghe una profezia: il primo sarà re, il secondo padre di un re. Dopo averlo saputo, Lady Macbeth esorta il marito ad assassinare il legittimo sovrano e a prenderne il posto (Atto I). Ora però i due temono Banco e suo figlio: riescono ad assassinare il primo, mentre il secondo fugge in Inghilterra (Atto II). La paura di essere ucciso continua a crescere e Macbeth stermina anche la famiglia dell’ex amico Macduff, che sta formando un esercito per combatterlo (Atto III). Giunge la resa dei conti: mentre Lady Macbeth muore nel delirio della pazzia, Macbeth affronta in duello proprio Macduff. Confida in una nuova profezia delle streghe, che però si rivelerà una beffa atroce... (Atto IV).
Le arie più celebri
Sono “La luce langue” di Lady Macbeth e “Come dal ciel precipita” di Banco (Atto II); “Ondine e Silfidi” delle Streghe (Atto III); “Patria oppressa!” cantata dal coro, “Ah, la paterna mano” di Macduff e “Pietà, rispetto, amore” di Macbeth (Atto IV).