Dieci trucchi per parlare come Paolo Bonolis

L’irresistibile eloquio del conduttore è uno dei motivi del successo di "Avanti un altro!"

Paolo Bonolis
25 Aprile 2021 alle 08:43

Se Cicerone potesse guardare oggi la tv, si divertirebbe un mondo con “Avanti un altro!” e “Avanti un altro! Pure di sera” su Canale 5. Perché il più grande degli oratori latini avrebbe riconosciuto nelle parole di Paolo Bonolis un’arte linguistica contemporanea, miscuglio di termini alti ed espressioni popolari. Il buon vecchio Marco Tullio avrebbe analizzato (sorridendone) anche la grammatica e la sintassi, ovvero la struttura delle frasi. Lo abbiamo fatto anche noi per gioco. Il risultato è un manualetto di “retorica bonolisiana”: un elenco di dieci consigli per parlare come il conduttore. Eccoli qui di seguito.

1. Create nuove parole

Bonolis è famoso per i suoi neologismi, modi di dire inventati per descrivere l’epoca in cui viviamo. Ricordate? Quando si passò dalla lira all’euro, coniò l’espressione “vecchio conio” che divenne un tormentone. Oggi, in piena pandemia, cosa fa? Crea l’aggettivo sieronegativi per il pubblico (pardon, il “popolo”) opportunamente distanziato in studio. “Tamponati” lo dicevano già altri, sarebbe stato troppo banale. Sieronegativi è più raffinato e ha un richiamo dolceamaro a un’altra epocale sciagura, quella dell’Aids negli Anni 80, periodo in cui il conduttore ha cresciuto generazioni di bambini a merendine e “Bim bum bam”.

2. Toscaneggiate

Alessandro Manzoni «sciacquò i panni in Arno» per sistemare “I promessi sposi”, cioè depurò il testo del romanzo da espressioni lombarde a favore di una lingua più toscana e quindi comprensibile a tutti gli italiani. Anche Bonolis ogni tanto al posto del romanesco usa aggettivi e pronomi dimostrativi o avverbi usati ormai solo a Firenze e dintorni. Un codesto, un costì… Occhio, però, a non eccedere. Sennò stucca (da stuccare, in senso figurato: saziare suscitando nausea).

3. Date del Lei

Vallette, ospiti, persino amici di una vita come il Maestro Luca Laurenti che gli fa da spalla: Paolo Bonolis si rivolge all’interlocutore dandogli sempre del lei. Scusi, esordisce, prima di sferrare una domanda che metterà di sicuro in difficoltà chi gli sta davanti. ArrivederLa, si congeda educato. Una strategia sopraffina per mantenere le distanze dalle battute più grevi, tutte inevitabilmente al tu («Vattela a pijà in der Cuneo»).

4. Mostratevi partecipi

Bonolis è sempre coinvolto in prima persona nelle vicende umane. Fateci caso, usa spesso il cosiddetto “dativo di interesse”. Niente di difficile: lo trovate nelle espressioni Lei mi è coniugato? (quando introduce un concorrente), Cosa mi combina? (quando manifesta disappunto). Questo “mi”, in analisi logica complemento di termine (“a me”), dimostra che certe cose gli stanno molto a cuore.

5. Raddoppiate, se potete

“Repetita iuvant”, le cose ripetute aiutano. Bonolis ci crede. E, come nel mitico quiz di Mike Bongiorno, lui non lascia, semmai raddoppia: Vada, vada; Dica, dica; Venga, venga; Bravo, bravo, incoraggia di volta in volta il malcapitato di turno. La ripetizione è usata parecchio anche in pubblicità per rafforzare un concetto (vedi gli spot “Sotto sotto c’è…”, “Piano piano, buono buono”…). Per fare bella figura, memorizzate il termine tecnico: Bonolis usa la figura retorica detta “epanalessi”.

6. Preferite i sinonimi

Perché “rifiutare”, se si può ricusare? (nel linguaggio giuridico sta per respingere). Perché “compiere” se si può perpetrare? (letterario: eseguire un’azione illecita). Perché “insistere” se si può perpetuare? (continuare, immortalare, durare in eterno). Bisogna sempre tenere il dizionario dei sinonimi sottobraccio.

7. Usate termini un po’ desueti

Non dite “poco fa”, ma poc’anzi. Meglio acciocché del comune “affinché”. Vale per tutto: avverbi, congiunzioni.

8. Citate i poeti

Quando entra in scena «il manzo svedese», ovvero il biondissimo Bonus del Salottino, Bonolis recita a memoria Giosuè Carducci: «T’amo, o pio bove; / e mite un sentimento / Di vigore e di pace al cor m’infondi (…)». Arriva una concorrente di nome Valentina? Bonolis le dedica versi di Giovanni Pascoli, femminilizzandoli: «Oh! ValentinA vestitA di nuovo, / come le brocche dei biancospini! (…)». E quando parla in rima, è sagace e pugnace (direbbe lui, al posto di “combattivo”).

9. Esercitatevi bene con i congiuntivi

Ripetete ad alta voce i seguenti costrutti: «Laddove non fosse di suo gradimento, potrebbe cambiarlo» e «Qualora lo vogliate, potete seguirci domani sera». Imparate bene: Laddove + congiuntivo imperfetto, Qualora + congiuntivo presente. I periodi ipotetici di Bonolis vanno studiati a memoria.

10. Esagerate!

Infine, calcate la mano con le metafore, osate. Un esempio è questo commento sullo Iettatore: «Lo spirito del male, la purulenza, il detrito, la pozzanghera, la penombra dell’animo umano». Se necessario, strapazzate i proverbi. Come disse Bonolis a Malgioglio nel serale “GF Vip vs Opinionisti”, Non c’è peggior surdo (grosso tamburo di legno o di metallo con la pelle su entrambi i lati, usato in molti generi di musica brasiliana, ma anche “sordo”, in portoghese) di chi non vuol sentire.

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