Donnavventura, Michela racconta il Belize a Sorrisi

Cambio della guardia tra «reporter» per Sorrisi tra le ragazze del docureality: ecco la nostra nuova «inviata»

16 Ottobre 2015 alle 16:34

Michela, 22 anni, è nata a Brescia anche se da diversi anni, per motivi di studio, vive a Milano. Proprio pochi giorni prima della partenza della spedizione, dopo anni di sacrifici passati tra manuali di costruzioni e Autocad, si laurea in Interior Design al Politecnico di Milano. Ama il nuoto, la fotografia e ovviamente… i viaggi! Ed è proprio questa sua passione per le terre lontane che l’ha condotta a Donnavventura.

Sono appena arrivata in Belize, precisamente nel cuore di Belize City, e sono alla guida di Billy, la seconda vettura della carovana. Parcheggio e spengo il motore. Mi dirigo verso l’entrata del Rodisson, l’hotel che ci ospiterà per almeno quattro notti, ma prima di entrare, scorgo il mare in lontananza. Mi fermo un attimo, lo osservo; proprio lì, riesco anche a intravedere un murales. Stringo gli occhi e metto a fuoco, c’è scritto: ”Let’s make Belize a place we can be proud to call home”. Sorrido e decido di appuntarmelo subito, mi piace.

Nel giro di poco capisco il perché di quella frase così azzeccata. Saranno i suoi abitanti, totalmente friendly, sarà il paesaggio, la musica o l’aria che si respira; fatto sta che passeggiando per le vie di questo paese ti senti realmente a tuo agio. Ti senti a casa.

Vi è mai capitato di immaginare un luogo in cui individui di svariate culture ed etnie riescano a convivere in perfetta armonia? Il Belize è la prova che questo è possibile. Aggiungete poi il fatto che il paese possiede la seconda barriera corallina più grande al mondo, giungle e spiagge mozzafiato. Sì, siete in paradiso. Benvenuti in Belize.

Il paese ci ha accolto a suon di musica caraibica, danze, costumi colorati e trombette: siamo fortunate perché Settembre è un mese importante per il calendario beliziano, in cui si concentrano svariate celebrazioni ed eventi. Le strade di Belize City sono un fiume colorato in piena, i carri sfilano e le donne, ornate di piumaggi e brillantini, ballano con un’energia strabiliate. La musica scorre nelle loro vene e ti contagiano: riescono ad acchiapparti ai lati della strada e trascinarti con loro, in un vortice infinito. Perché Belize City è proprio bella così, colorata e disorganizzata, animata da personaggi alla Bob Marley e saxofonisti che suonano ai piedi dello Swing Bridge, il ponte rosso e blu posto nel cuore della città, sul quale tutti e tutto passa almeno una volta al giorno.

Indios, Maya, comunità cinesi e mennonita: un mix di volti e colori, unito a quello dei Garifuna, conosciuti, grazie ai loro tamburi, per essere patrimonio immateriale dell’umanità. Ad Hopkins, un piccolo villaggio sulla costa, una donna garifuna di nome Tina ci ha accolto nella sua cucina facendoci assaggiare l’Huzu, un piatto a base di platano schiacciato, cipolle, peperoncino e latte di cocco.

Percorrendo in lungo e in largo il Belize, grande solo come l’Emilia Romagna, si incontrano un straordinaria varietà di paesaggi, dalle lunghe coste marine alla giungla. La bellezza dei cayes settentrionali ci ha permesso di tuffarci nella limpidezza delle loro acque, armate di pinne e boccagli, e nuotare con tartarughe marine, squali nutrici e razze; sorvolare in mezzo all’oceano e ammirare il pozzo naturale più famoso del mondo, il celebre Blue Hole, la cui forma disegna una circonferenza perfetta, di un blu intenso, riparata dalla barriera corallina.

La giungla e le riserve naturali, invece, ci hanno dato l’opportunità di conoscere da vicino, oltre a scimmie e giaguari, due degli animali-simbolo di questo paese: il tucano dal becco rosso e il simpatico tapiro, raffigurati anche sulle banconote beliziane. Il Belize è infatti un paese che pulsa di vita, non solo umana: basti pensare che quella che è definita “America tropicale”, di cui il paese fa parte, occupa solo il 5% della terra, eppure possiede più del 50% della biodiversità del pianeta.

Pensate alla classica immagine di una piccola isola sperduta in mezzo al mare, lambita da acqua di un azzurro perfetto e palme alte, in cui sopra non c’è niente: solo voi. Ecco, quello è Goff’s Caye, uno dei tantissimi atolli che abbiamo raggiunto in barca e che contaminano il mare caraibico del Belize. Lo so, vi volete trasferire qui? Anche io. Ma per il momento, il capospedizione mi chiama all’appello e il Guatemala attende; non importa, sarà per la prossima. Ciao Belize!

Reportage dal Belize di Michela di Donnavventura
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