Parla Claudio Fasulo, responsabile Rai dell’organizzazione del programma musicale più visto al mondo

Dopo 31 anni l’Eurovision Song Contest torna in Italia grazie alla vittoria dei Måneskin a Rotterdam nel maggio dello scorso anno. La regola infatti è questa: il Paese dell’artista vincitore ospita l’edizione successiva dell’Eurovision. E così la Rai, che è la tv pubblica della nazione ospitante, è nel pieno dei lavori per l’organizzazione di questo che è l’evento televisivo non sportivo più seguito al mondo. L’anno scorso la finale è stata vista da circa 190 milioni di telespettatori.
A capo della squadra dell’Eurovision ci sono Simona Martorelli, direttore relazioni internazionali della Rai, e Claudio Fasulo, vicedirettore Raiuno con delega per l’intrattenimento. In termini tecnici sono gli “executive producer”, in pratica sono i responsabili per la Rai della 66a edizione dell’Eurovision Song Contest. Ed è proprio Claudio Fasulo che ci fa da guida nel cammino di avvicinamento all’evento.

Claudio, da dove si comincia per organizzare l’Eurovision Song Contest in Italia?
«Siamo partiti da due cose principali: individuare la grande squadra che per la Rai si sarebbe occupata dell’evento e poi scegliere la città che lo avrebbe ospitato».
È stata scelta Torino, come mai?
«Quest’anno è successo qualcosa che nella storia dell’Eurovision non era mai accaduto: si sono candidate ben 17 città, in nessun altro Paese se ne erano proposte così tante. E in base ai requisiti richiesti, abbiamo fatto via via una scrematura che ha portato a Torino».
Quali erano i requisiti?
«Una adeguata ricezione alberghiera, una arena coperta da almeno 8.000 posti, un’altezza minima della struttura di 18 metri, un aeroporto internazionale nel raggio di 150 chilometri».
Quando si è messa in moto la macchina organizzativa dell’Eurovision?
«Dal minuto successivo alla vittoria dei Måneskin a Rotterdam l’anno scorso».
Quante persone stanno lavorando all’organizzazione?
«Le persone che lavorano per la Rai sono circa 200. A queste si aggiungono le persone di produzione impegnate su temi tecnici (audio, video, scena) che saranno altre 200 circa. Poi ci sono le delegazioni, i giornalisti… diciamo che vengono stampati complessivamente circa 10.000 pass».
Quando si parla di delegazioni dei vari Paesi che cosa si intende?
«Nella delegazione ci sono, tra gli altri, i rappresentanti delle reti nazionali e gli artisti con la loro squadra: dai discografici al direttore artistico, dal truccatore al parrucchiere e al costumista. Possono essere al massimo 20 persone».
Su quanti fronti è diviso il vostro lavoro?
«Ci sono due divisioni di massima. L’evento in generale: alberghi, accrediti, sicurezza, viaggi… tutto quello che riguarda l’organizzazione insomma. E poi c’è l’evento televisivo, che è quello che si svolge al Pala Olimpico. Quest’ultimo è diviso a sua volta in due aree».
Quali?
«La gara e lo show. Alla gara partecipano 40 nazioni (erano 41 ma la Russia è stata esclusa a causa dell’attacco all’Ucraina, ndr): ciascuna progetta la propria performance in base alle indicazioni che abbiamo dato (luci, effetti speciali, grafica, fumo e palco) e con una durata massima di tre minuti. Poi c’è lo show, ed è quello che riguarda gli ospiti e i momenti di intrattenimento in generale».
Quando si comincia?
«Il 15 marzo iniziamo a montare la scenografia al Pala Olimpico. L’8 maggio ci sarà la cerimonia di apertura, in onda su RaiPlay e sul canale YouTube di Ebu, l’associazione delle tv pubbliche europee che coproduce l’evento, con il “turquoise carpet” (in onore del colore turchese che caratterizza lo sponsor, ndr) nella meravigliosa Reggia di Venaria».
Quali sono gli appuntamenti televisivi su Raiuno?
«Martedì 10 e giovedì 12 alle 20.40 ci sono le due semifinali e sabato 14 maggio alle 20.40 la finale (più una striscia di 5 minuti alle 20.40 il 9, l’11 e il 13 maggio). In ognuno degli appuntamenti lo show internazionale in lingua inglese è presentato da Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika, preceduto da un’anteprima di 20 minuti in italiano con Gabriele Corsi e Cristiano Malgioglio, che poi commenteranno lo spettacolo».
Come si può assistere dal vivo allo spettacolo?
«Si potranno acquistare i biglietti (su Ticketone, ndr) per i tre appuntamenti musicali del 10, del 12 e del 14. Non solo. Ognuno di questi viene preceduto da tre prove generali che sono identiche agli show. E sarà possibile acquistare i biglietti anche per le prove generali».
Lo slogan di questa edizione è: “The sound of beauty”.
«Senza presunzione abbiamo pensato: l’Italia ha voglia di condividere la propria bellezza storica, architettonica e naturale con il resto del mondo».
In che modo?
«Per esempio con le cartoline che introducono le performance. In quei 40 secondi ogni artista viene presentato in un luogo del Paese ospitante: noi siamo talmente ricchi di bei posti che è stato difficile scremare. Abbiamo scelto località meravigliose di un’Italia non stereotipata né didascalica, come la Reggia di Caserta, Burano, Procida, Castel del Monte in Puglia, la Scala dei Turchi in Sicilia, per citarne solo alcune».
L’Eurovision Village dove si farà?
«Al Parco del Valentino: ci sarà un palco per le esibizioni live durante la giornata e poi un grande schermo per seguire gli spettacoli».
La sicurezza sanitaria (e non solo quella) è un tema particolarmente importante quest’anno.
«Sì. È stato fatto un lavoro eccezionale dalla struttura di “Safety and security” della Rai e da quella dell’Ebu. C’è un centro tamponi Covid appena all’esterno del Pala Olimpico. E a pochi metri dall’ingresso dell’arena verrà costruita la “delegation bubble”, dove le delegazioni trascorrono il tempo, con i camerini, gli spazi in comune e la possibilità di accedere all’interno dell’arena per le prove attraverso un corridoio coperto. E infine sempre accanto al Pala Olimpico ci sarà il “Press center”, l’area dedicata agli inviati delle testate giornalistiche d’Italia e d’Europa. Tutta la Rai, insomma, sta facendo un lavoro straordinario e davvero articolato e che, sono sicuro, vi stupirà».