La serie animata di Rai Yoyo, alla sua seconda stagione, fa impazzire i piccini e incuriosisce i grandi. Vi spieghiamo i motivi
Avete un figlio fra i 3 e i 6 anni che da qualche tempo vi chiede di mangiare solo delle gustose tagliatelle al ragù fatte a mano? Oppure vi ripete in continuazione quanto sarebbe bello avere un gattino in casa giurando e spergiurando (almeno i più grandicelli): «Me ne prendo cura io...»?
È merito (o colpa, dipende dai punti di vista) dei protagonisti di “44 Gatti”, la serie tv a cartoni animati dedicata al pubblico dei più piccoli, che su Rai Yoyo è arrivata in questi giorni alla seconda stagione. Gli adorabili gattini coinvolti in mille avventure, infatti, traggono energia dalle tagliatelle di nonna Pina, che nella storia è una vecchina che si prende cura dei mici del quartiere. Da qui, la voglia di avere la stessa forza, mangiando quello che mangiano i beniamini: le tagliatelle al ragù.
Ma ricette culinarie a parte, il successo di questa serie animata per il pubblico dei bambini è così travolgente che vale la pena di indagarne le cause.
Di sicuro c’è l’elemento musicale. In tutti gli episodi i quattro protagonisti affrontano le favolose avventure a tempo di musica. Sì, perché Lampo, Milady, Pilou e Polpetta sono i componenti della band Buffycats. E che la musica sia centrale nella serie lo testimonia il titolo stesso, “44 Gatti” appunto, ispirato alla canzone “Quarantaquattro gatti” che nel 1968 vinse la decima edizione dello Zecchino d’Oro, diventando da allora uno dei brani più famosi e più canticchiati dai piccoli (e non solo).
Nella seconda stagione ci sono 16 nuove canzoni, di cui tre originali create ad hoc per la serie e interpretate dal Piccolo coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna.
E poi c’è l’avventura. E soprattutto ci sono i messaggi, seppur nascosti tra le avvincenti vicissitudini dei protagonisti e dei loro amici, che incoraggiano alla solidarietà, al rispetto degli altri, alla tolleranza, al lavoro di squadra, alla valorizzazione del talento e al piacere di trascorrere del tempo con gli amici in allegria. Tutti valori positivi che “funzionano” nel pubblico televisivo più giovane. E non solo quello italiano. I numeri parlano chiaro: i “44 Gatti” hanno conquistato i bambini di tutto il mondo. La serie, prodotta da Rainbow in collaborazione con Antoniano e Rai Ragazzi, è stata venduta in oltre 100 Paesi. Addirittura in Russia è il programma più seguito nella prima rete televisiva con uno share del 50%. E i gattini parlano (e cantano) in oltre 20 lingue: dall’inglese al francese, dal tedesco allo spagnolo, per arrivare al cinese, al russo, all’ebraico e al vietnamita.
I numeri di questo fenomeno di “gattizzazione” sono impressionanti. Il canale YouTube della serie ha oltre 600 mila iscritti, con 232 milioni di visualizzazioni dalla sola Italia dal lancio della serie (novembre 2018). E tra i commenti sui social ci sono quelli (in diverse lingue) che concordano: «Ho ascoltato la canzone “Le tagliatelle di nonna Pina” e... non riesco a togliermela dalla testa”».
Li ha inventati il papà delle Winx
Dietro alla serie animata “44 Gatti“ c’è lui, Iginio Straffi, che con la sua società Rainbow la realizza dal primo disegno all’ultima inquadratura con una squadra di circa 350 persone. «L’idea mi è venuta quando è nata mia figlia, ormai sette anni fa» racconta.
«Quando era piccola guardavamo le canzoncine dell’Antoniano con le clip animate e mi sono reso conto che in tante di queste canzoncine c’era una storia che poteva diventare un episodio di una serie più strutturata. Da lì ho pensato di dare un mondo ai “Quarantaquattro gatti” della canzone. Li ho subito immaginati di razze diverse, randagi o di casa, e con una loro comunità e una serie di attività sociali all’interno di un cortile e poi di una città immaginaria. E partendo dalle canzoni, i protagonisti non potevano non avere una band musicale».
La serie, che è ormai un successo internazionale come l’altra famosa creazione di Straffi, “Winx Club”, è venduta in oltre 100 Paesi, tra cui Russia, Cina e Sud America, ed è tradotta in oltre 20 lingue. «Un aspetto difficile è stato riarrangiare le canzoni, traducendone i testi e mantenendo le rime» conclude.