Ascolti record con "Che Dio ci aiuti" e il David di Donatello vinto per il cinema: l’attrice racconta il suo momento magico
«Grazie, non me l’aspettavo. Ho la salivazione azzerata e non riesco neanche a parlare!». L’emozione di Elena Sofia Ricci nel ricevere pochi giorni fa il David di Donatello come Miglior attrice protagonista è ancora nei nostri occhi. E al momento della dedica è riuscita pure a farci commuovere: «Questo premio è per Emma e Maria: figlie mie adorate, vi auguro di poter vivere della vostra passione, come è successo a me».
Si è ripresa dall’emozione?
«Mica è facile… sono 1.200 i messaggi che ho ricevuto solo il giorno dopo. Non sono ancora riuscita a rispondere a tutti ma lo farò. Anche perché nel frattempo si stanno aggiungendo quelli degli auguri di buon compleanno».
È proprio oggi (il 29 marzo, giorno di questa intervista).
«Sì, ed è bello festeggiarlo con Sorrisi. E con un David di Donatello...».
È il terzo, per lei.
«Già. Ero in una cinquina di colleghe bravissime: qualcuna deve vincere, ma tutte meritavamo il premio».
Dove li tiene i suoi premi?
«Sono nel mio studio. Tranne l’ultimo, bello pulito e brillante, che per ora tengo qua con me e me lo godo. Ieri mi sono guardata i due David precedenti e ho detto: “Vi ho portato un fratellino!”. Dio mio, sono una pazza» (ride di gusto).
La quinta stagione di «Che Dio ci aiuti» è stata un successo clamoroso.
«È vero. Ma a parte i numeri, parlando di gradimento, è stata la stagione più amata della serie. La mia proposta di far avere una crisi a suor Angela è stata subito accolta. E ci ha fatto vedere un aspetto vero di un personaggio che altrimenti rischiava di diventare una specie di santino».
Rassicuriamo tutti sul fatto che rimetterà il velo di suor Angela?
«In cuor mio pensavo che questa quinta stagione sarebbe stata l’ultima, invece mi sa che non sarà così. Il pubblico dovrà avere un po’ di pazienza, però, perché sarò impegnata su altre cose. Ma va bene così, l’attesa è la parte più bella. Oggi abbiamo tutto subito, invece il desiderio è una cosa che dobbiamo imparare a coltivare».
Dopo mesi di set come si sente a togliere quel velo?
«È sempre doloroso separarsi da quel costume da supereroe che ha la mia suora. Io sono allergica alla ripetitività e alla lunga serialità, e in genere dopo la terza stagione mollo, invece ‘sta suora mi si “azzecca” addosso. È tremenda, tu te ne vorresti liberare ma lei non se ne vuole andare. E scopri che in fondo non ne puoi fare a meno. Ogni volta che finisce una serie di “Che Dio ci aiuti” io mi commuovo. Siamo ormai come una famiglia, c’è affetto e complicità. Con il regista, con la troupe, con la produzione, con il reparto della scrittura, con cui ci confrontiamo sempre. E non parliamo delle ragazze. Francesca Chillemi, Serena Rossi, Miriam Dalmazio, Laura Glavan e via via tutte le altre. Sono come delle nipoti. Infatti mi chiamano “zia Follia”».
E la ascoltano, questa “zia Follia”?
«Sì, mi seguono. Anni fa ho fatto un “lisciabbusso” (un forte rimprovero, ndr) a tutte perché nei loro camerini sembrava fosse scoppiata la guerra: scarpe, accessori, vestiti buttati qua e là. Allora le ho convocate e ho detto: “Non dico che dobbiate fare come me che metto tutto sulle stampelle in perfetto ordine e sono pure esagerata, ma le vostre cose appoggiatele almeno sulla sedia. Non voglio più vedere un camerino in queste condizioni”. E così è stato».
Tornando alla serata dei David, cosa si prova a trovarsi in sala, attendere il nome del vincitore e scoprire che il nome è proprio il suo?
«Intanto non me l’aspettavo, io ero già contenta di trovarmi lì. Stranamente non avevo mal di piedi nonostante i tacchi, non mi davano fastidio le lenti a contatto, non sentivo freddo: ero come anestetizzata dalla felicità di essere stata candidata. Pensavo: figuriamoci se premiamo una che fa la suora in tv! Tra l’altro, mentre si votava imperversava suor Angela: non mi sembrava possibile che il cinema scegliesse me» (ride).
E invece…
«Invece quando hanno detto la cinquina mio marito mi ha preso la mano, ce la siamo stretta e poi… tutti hanno visto il mio stupore».
Non aveva preparato un discorso di ringraziamento?
«No, come si è potuto notare dal mio blaterare (ride). Ma dopo aver ricevuto il Nastro d’argento questa estate e averlo dedicato a mia madre che stava morendo, avevo pensato: “Se dovessi ricevere un altro premio lo dedicherò alle mie figlie”. Perché i giovani sono il futuro: speriamo che lo rendano migliore di quello che abbiamo costruito noi».
Cosa le hanno detto le sue figlie, Emma e Maria?
«Emma, la grande, mi ha subito scritto un messaggio commovente dicendomi che è fiera di me. Maria, che ha 14 anni, la mattina dopo mi è saltata addosso per la gioia ed è tornata da scuola con un bellissimo voto in matematica. Mi danno grandi soddisfazioni, sono due ragazze speciali, con un’anima meravigliosa, oltre a essere bellissime. Sono loro i premi più grandi che la vita mi ha dato. Poi c’è mio marito Stefano: il prossimo premio lo dedicherò a lui!».
Ha parlato dell’importanza della passione nella vita. Le sue figlie l’hanno trovata?
«Emma ha 23 anni, ama la musica, ha studiato pianoforte per otto anni ed è molto brava. Si sta laureando al Dams (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ndr) e le piacerebbe fare la regista. D’altronde nessuno ha mai pensato che avrebbe voluto fare il notaio. Ha il papà che è regista e attore (Pino Quartullo), il papà putativo che è un grande compositore (Stefano Mainetti), la mamma è questa qua… poveretta, la mia ragazza!».
Perché?
«Perché siamo dei genitori ingombranti. In Toscana si dice: “I padri Padreterni fanno figli crocifissi”. Ecco perché nella vita cerco di essere sempre con i piedi per terra. Entrambe le mie figlie hanno sì una mamma di successo, ma che si sveglia alle 5.30 la mattina, lavora tutto il giorno e lo fa seriamente».
Lei ha capito subito cosa voleva fare nella vita?
«Sono stata fortunata: a tre anni ho iniziato a fare danza e ho sentito che “il mio luogo” erano le tavole del palcoscenico. Il rigore morale, il senso della fatica, dell’impegno: tutto questo l’ho imparato dalla danza. Da lì mi sono appassionata alla musica classica e l’ho studiata per tutta la vita. Poi sono arrivati i Beatles e la musica degli Anni 70, 80 e 90».
Ora deve scappare sul nuovo set.
«Sì, è una serie per Raiuno in sei puntate, un “family dark” di Pappi Corsicato. Poi ci sarà un film tv molto forte, quindi mi dedicherò di nuovo al teatro».
Quanti messaggi di auguri di compleanno le sono arrivati durante la nostra intervista?
«Aspetti che controllo. Sono 76!».