Nonostante le difficoltà legate all’epidemia, la giornalista va in onda in diretta ogni giorno. Con il suo bel pancione. «La mia bambina nascerà a giugno, ma noi della tv facciamo servizio pubblico: bisogna informare le persone, non tirarsi indietro»

Abbiamo visto il suo sguardo diventare via via più luminoso. Abbiamo notato i suoi lineamenti addolcirsi e la sua pancia con dentro la piccola Carlotta crescere settimana dopo settimana: Eleonora Daniele ha scelto di condividere con il pubblico la sua gravidanza. E ogni giorno lei e la sua meravigliosa pancia sono lì, puntuali su Raiuno con il “loro” programma “Storie italiane”. La conduttrice è entrata ormai nell’ottavo mese e nonostante il coronavirus non molla. Anzi. Va avanti con serenità.
Eleonora, come mai ha deciso di non tirarsi indietro?
«Non c’è motivo per farlo, prendendo le necessarie precauzioni. E da giornalista sento l’impegno, sociale e professionale, di raccontare questo momento. Siamo in televisione e facciamo servizio pubblico: è il momento di essere vicini alle persone e raccontare i fatti è fondamentale».
In tanti le scrivono: sono preoccupati perché lei è in gravidanza.
«La medicina assicura che non è pericoloso per la bambina. Io sto bene, il lavoro mi aiuta. Condividere questo mio momento con il pubblico è bello. Certo, non mi sarei mai aspettata di dover affrontare insieme a tutto il Paese questa emergenza. Però il mestiere del giornalista ti fa stare in prima linea e un giorno mi piacerebbe insegnare a mia figlia l’importanza del sacrificio, del seguire le regole, dell’etica del lavoro e del rispetto degli altri».
Suo marito Giulio cosa dice del fatto che lei continua a lavorare?
«La nostra bambina è un dono del Signore. Io e Giulio ci amiamo molto…anche se da quando ho la pancia mi chiama “panzerotto” (ride). Ci sosteniamo in tutto. Pensi che è lui che mi accompagna tutte le mattine in macchina a Saxa Rubra (la sede Rai da cui va in onda “Storie italiane”, ndr)».
Quali precauzioni ha preso?
«Esco con mascherina e guanti. Quando arrivo agli studi vado dritta nel mio camerino dove non entra nessuno. Mi sistemo i capelli (ho la piastra che è la mia arma segreta!), mi trucco da sola e poi vado in studio. Nei corridoi ci sono ovunque dispenser per disinfettare le mani».
Quante persone ci sono in studio?
«Ci sono un operatore e l’ispettore di studio. Siamo tutti parecchio distanziati. Tengo la mascherina fino a un attimo prima della diretta e ho il disinfettante per le mani sempre vicino, così nei momenti di pausa lo utilizzo».
“Storie italiane” va avanti fino a quando?
«Fino al 29 maggio. Finisco il programma e poi vado a partorire (ride). Dopo mi aspettano degli esami che sto preparando per prendere una seconda laurea in Psicologia (Eleonora è già laureata in Scienze della comunicazione, ndr), una materia che amo da sempre».
Qual è il consiglio più importante che le ha dato sua mamma e che vorrà trasferire a sua figlia?
«Il valore della libertà. La consapevolezza della tua libertà ti permette di fare delle scelte giuste per te. A mia figlia insegnerò a non dipendere mai da qualcuno nelle sue scelte di vita. “Ricordati sempre chi sei, cosa desideri e non mancarti di rispetto mai”».
Ha scelto di dare alla bambina il nome di sua nonna Carlotta.
«Sono sempre stata legata ai miei nonni, ma con questa nonna in particolare c’è stato un amore fortissimo. Lei se n’è andata che io avevo solo 5 anni ma ricordo tutto del tempo trascorso insieme. Quando cadevo dalla bicicletta e mi ferivo le ginocchia lei mi metteva le bucce di cipolla sopra le ferite perché non mi venissero le cicatrici. I rimedi delle nonne… (sorride). Si svegliava alle 4 di mattina, andava in cucina, io la seguivo e lei mi diceva “Cosa fai qui? Torna a dormire che è presto”. E io niente: volevo stare con lei. Eravamo legate da una specie di cordone ombelicale».
Cosa si augura per Carlotta?
«L’augurio è quello di vivere giorno dopo giorno senza pensare a cosa farà da grande. Anche se io già me la immagino un’artista, una pittrice, mentre io sono totalmente incapace di disegnare, non so nemmeno abbozzare un fiore. Nonna Carlotta invece disegnava molto bene, faceva i quadri e poi li realizzava con l’uncinetto. Ecco, mi piacerebbe che la sua creatività e il suo spirito artistico venissero trasmessi a mia figlia».
Quando sarà abbastanza grande le racconterà che sua mamma è rimasta al lavoro fino alla fine della gravidanza nonostante il periodo difficile che stavamo tutti vivendo?
«Magari mi vedrà come una guerriera (ride). Io da quando c’è lei mi sento una bomba: sentirla che si muove dentro di me mi dà una forza incredibile. Giulio le parla tutti i giorni, le dice che non vede l’ora di conoscerla. Io ci parlo meno perché… alla pancia non ci arrivo! (Ride). Però è bello mettere la mano e sentire che lei in qualche modo risponde con i suoi calcetti».
Chi la vizierà di più?
«Io non credo che la vizierò, anzi, forse sarò un po’ dura: non penso che viziare i figli sia amarli veramente. Ma so che per un padre è impossibile non farlo con una figlia, quindi ci penserà lui!».