Eleonora Daniele: «Ogni tanto anch’io mi sento una diva»

A "Storie italiane" ha uno stile giornalistico rigoroso. «Ma alle mie nozze ho voluto osare». Pochi giorni fa ha sposato lo storico fidanzato, l’imprenditore Giulio Tassoni

La conduttrice di “Storie italiane” Eleonora Daniele all’ultima Mostra del Cinema di Venezia
3 Ottobre 2019 alle 08:40

A vederla discutere con i suoi collaboratori a “Storie italiane” è una macchina da guerra: decide lei come gestire i collegamenti, le testimonianze e gli argomenti del programma mattutino di Raiuno. Eppure, quando la guardi negli occhi, Eleonora Daniele brilla di dolcezza.

Pochi giorni fa ha sposato lo storico fidanzato, l’imprenditore Giulio Tassoni, e la felicità delle nozze è così fresca che tra i suoi capelli biondi sembra di intravedere ancora i chicchi di riso lanciati agli sposi.

Ma il lavoro prima di tutto. Eleonora, come sta andando questa edizione di “Storie italiane”?
«Fin dall’inizio il pubblico ha risposto con entusiasmo, anche in termini di ascolti. Mi fa piacere, perché era come se aspettassero quest’appuntamento, in un periodo molto frenetico per tutti».

Quali sono i temi che segue con più apprensione?
«Mi sta molto a cuore l’attualità sociale. Abbiamo ripreso molte nostre inchieste sulle case popolari. Siamo tornati a Foggia, a Messina e a Porto Recanati, all’Hotel House, un complesso in cui vivono tante famiglie perbene, che però si trovano in una situazione di degrado dovuta alla presenza di spacciatori. La nostra inviata ha subìto minacce e, pur correndo dei rischi, sta facendo un ottimo lavoro».

Siete tornati anche sul caso della “baby gang” di Manduria (Taranto), ora c’è il processo per i ragazzi accusati dell’omicidio di un anziano disabile.
«È importante essere lì, sul posto, in diretta. Il programma inizia alle 10, quando aprono le udienze. Cosa che ci permette di intervenire “a gamba tesa” quando serve».

Come si prepara quando ha a che fare con storie così dure? Riesce a controllare le emozioni?
«Di fronte a vicende di pedofilia o di prostituzione è dura non indignarsi. In onda mi controllo molto, è vero. Ma devo mantenere il rigore giornalistico. Non bisogna mai schierarsi, per esempio davanti alle storie di malasanità, dove oltre alla versione dei pazienti va sentita sempre anche l’altra campana».

Dietro le quinte si sfoga?
«Dietro le quinte per prima cosa ascolto. Cerco di parlare con tutti gli ospiti e gli esperti che intervengono in studio. Quando non ci riesco perché non c’è tempo mi dispiace, mi manca qualcosa».

Rivede mai le puntate?
«Sì, dopo 18 anni di conduzione mi riguardo ancora. Noto i difetti per cercare di migliorare. Sono puntigliosa, severa con me stessa».

E sobria. Difficile vederla col rossetto rosso.
«Lo metto la sera, se vado a “Porta a porta”. Nel contesto giusto mi diverto. Ho messo un vestito da sera dorato a Miss Italia e uno stupendo abito viola di Capucci alla Mostra del Cinema di Venezia. Ogni tanto è bello sentirsi un po’ diva!».

Raiuno è casa sua. Qual è il suo ricordo di bambina del primo canale?
«È legato al mio caro papà, Antonio. La nostra è una famiglia veneta di tradizioni contadine. Avevamo i frutteti, le vigne, gli animali. Casa era sempre piena di nonni, cugini. A tavola il capofamiglia era papà e ciò che decideva lui era legge: a pranzo e a cena io volevo guardare i cartoni animati, ma per lui esisteva solo il Tg1».

Agli inizi della carriera ha partecipato al “Grande Fratello” e ha recitato in “Un posto al sole”. Guarda tuttora questi programmi, magari con un pizzico di tenerezza?
«Si guarda sempre con tenerezza alle cose fatte da ragazzi. Oggi in tv io guardo tutto, ma sotto il profilo tecnico. Cerco la novità».

E quali sono i format più innovativi secondo lei?
«Non ne vedo. I format sono delle gabbie. Credo che dopo Renzo Arbore in tv non abbia innovato veramente più nessuno. Mancano il suo guizzo, la libertà espressiva, l’improvvisazione».

Parla da vera scienziata della comunicazione.
«All’Università mi piaceva la Sociologia, ma adesso mi sono iscritta di nuovo per prendere una seconda laurea, in Psicologia. Sono al secondo anno, e devo dire che amo indagare sui meccanismi della mente».

Insomma, sul piano personale sta vivendo proprio un momento magico.
«Il matrimonio è stato un giorno speciale. Non credevo che sarebbe stato così intenso. Decidere la chiesa, i fiori e tutto il resto è stato come scegliere gli ingredienti di una torta buonissima».

Le stanno ancora arrivando regali di nozze?
«Sì! L’ultimo oggi, un quadro da Enrica Bonaccorti».

Doni bizzarri?
«Un campanello chiama-angeli da Emanuela Folliero. Lo conservo come una reliquia, ha un valore spirituale».

È stato commovente farsi accompagnare all’altare dai suoi nipoti?
«Tantissimo. Ho perso il papà e mio fratello Luigi, che era comunque presente nel mio cuore e con la lettera “L” sui cuscini delle fedi. Quindi, mi hanno accompagnato i figli delle mie sorelle. Uno più bello dell’altro e bravi: Sascha fa lo chef, Serghej è un matematico ed Edoardo un campione di rugby».

Mandi un messaggio all’uomo della sua vita: cosa vorrebbe dire a Giulio, suo novello sposo?
«Che mi risposerei. Sempre con lui, eh (ride)».

Il suo prossimo sogno?
«Una famiglia».

Una famiglia ce l’ha già.
«Un figlio la completerebbe. Vorrei dedicarmi un po’ a me stessa, a quest’idea».

La spaventa l’eventualità di doversi prendere una pausa dalla tv?
«Una donna non deve lasciare il lavoro per la maternità. Nessuna dovrebbe essere licenziata o costretta a dimettersi quando rimane incinta. Mai e poi mai».

Quindi, nel caso, la vedremmo in onda fino al nono mese di gravidanza?
«Assolutamente sì».

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