Emma: «I miei capelli, le mie lacrime, la mia voce»

Emma presenta “Sbagliata ascendente Leone” il suo docufilm disponibile su Prime Video

30 Novembre 2022 alle 14:17

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In più di dieci anni di carriera, fin dalla vittoria di “Amici”, Emma Marrone ha condiviso molto di sé attraverso la musica. Ma tante verità sul suo conto, anche crude e inaspettate, le potrete scoprire su Prime Video nel docufilm “Sbagliata ascendente Leone”.

Prima di cominciare: stai benissimo con i capelli castani.
«Mia madre era pazza di gioia. Mi sono stufata del biondo, è difficile da gestire, c'è anche un discorso di salute dei capelli. Quindi ora sono come sono sempre stati naturalmente».

Per quanto tempo sei stata circondata dalle telecamere per il progetto?
«Due anni e mezzo».

Ma è tantissimo!
«Ho creduto fosse l’unico modo per farmi conoscere davvero in un periodo in cui è cambiata molto la mia vita. Ho condiviso tante cose belle e altre più difficili».

Come i problemi di salute.
«Non li ho mai nascosti, non c’è nulla di cui vergognarsi, ma qui racconto in modo molto chiaro cosa mi è successo e come mi sono salvata».

È stato difficile avere le telecamere così tanto accanto?
«Onestamente no. Ho lavorato con persone che mi hanno rispettata profondamente, non avvertivo praticamente la loro presenza».

Questo docufilm racconta molto di te, ma molto già lo conosciamo.
«Sì in effetti io sono sempre stata una persona aperta, ma i social sono fatti per dire e mostrare qualsiasi cosa ma in una forma di sintesi che non mi appartiene. Avevo bisogno che mi si vedesse per intero, a 360 gradi».

Ci hai presentato la sua famiglia tornando nel paesino di Aradeo, in Salento. Come mai?
«Non avrebbe avuto senso raccontare la mia vita senza parlare di loro. Io sono per metà mia madre e per metà mio padre, in tutto e per tutto. Sono figlia della casa di campagna in cui sono cresciuta e dell’orticello protetto dal quale sono andata via per trovare la mia strada».

Racconti qui molti aspetti inediti della tua vita personale, ma non ricostruisci in modo preciso la tua carriera.
«Non volevo creare una “Wikipedia in streaming”, ma guardare negli occhi chi mi ama, e anche chi mi odia. Volevo abbassare le difese, mostrandomi come mi vedono le persone che ho vicino ogni giorno».

Molte delle tue lacrime nel lavoro non sono di dolore ma nascono per altre emozioni, come la gioia o la fatica. Me le puoi raccontare?
«In genere sono una persona che piange moltissimo, magari in pubblico lo faccio meno perché ho un forte senso del pudore. Mi sono mostrata dura e rigida in situazioni in cui magari stavo morendo dentro. Sul palco magari si vede quell'atteggiamento un po' rock, ma l'energia delle persone alla fine mi sconvolge sempre. Non c'è un live mio che non finisca in camerino con un pianto liberatorio».

Ad un certo punto del docufilm, in uno dei momenti forse più emozionanti, ti tagliano i capelli per fare una donazione.
«Anche lì ho pianto molto. Era un mix di sensazioni: li ho tagliati perché non volevo girare un film con la parrucca: volevo essere il personaggio, non simularlo. Poi c'è il motivo della donazione anonima a una delle associazioni che rendono quei capelli bellissime parrucche disponibili per chi subisce chemioterapia, cosa che per fortuna non ho dovuto fare. Conosco però molto bene il dolore di una donna che sente i suoi capelli abbandonarla».

Puoi spiegarmi meglio? Se posso.
«Durante la promozione di ”Fortuna”, il mio ultimo disco, abbiamo fatto quello che si è potuto aggiungendo capelli a quella situazione disastrosa che avevo in testa per colpa dei medicinali che stavo assumendo. Di capelli in quel periodo ne ho persi tantissimi. Donandoli si dà un segnale a tutte le donne in quel tipo di difficoltà: non sono sole».

Nel docufilm vediamo tanti tuoi amici, anzi tantissimi. Non è comune tra i tuoi colleghi dire come invece tu dici nel docufilm: «Non mi sento mai sola».
«Nel mio mondo circondarsi di persone è facile, di persone false ancora di più. Sentirsi soli credo ne sia la conseguenza. Da quando ho vinto “Amici” non è passato un giorno senza combattere per tutelare e mantenere le amicizie di sempre. Per loro sono sempre stata Emmanuela, quella che prepara il polpettone in grembiule quando vengono a casa».

Abbiamo visto anche tanti momenti in studio, mentre scrive nuova musica.
«Sono al lavoro da tempo per fare canzoni e “Sbagliata ascendente Leone” contiene un nuovo brano che porta proprio il titolo del film. Per tornare con un album o con un tour, però, ho ancora bisogno di tempo per metabolizzare la recente scomparsa di mio papà. È davvero dura».

Papà Rosario vi ha lasciati a settembre: il film è dedicato proprio a lui.
«Sì. Lui era il terzo figlio di casa, oltre a me e mio fratello. Non ho perso solo mio padre, ma anche il mio compagno di musica, di giochi e di stronzate. Mi ha chiesto di continuare a lavorare quando stava male, di non rinunciare a Sanremo e a tutto quello che è successo dopo. Ma nell’ultimo mese non ce l’ho fatta perché stavo troppo male. Così ho deciso di rimanergli accanto».

Ha fatto bene.
«Ho considerato questo tempo ferma il più grande lusso che mi sono potuta concedere grazie ai sacrifici del lavoro degli ultimi anni. Più dei soldi, più di tutto. Non è facile e non sarà facile, ma piano piano sto riprendendo forza e voce».

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