Ficarra e Picone: «Ragazzi, uniti possiamo sconfiggere la mafia»

I due comici hanno presentato in un liceo milanese il loro cortometraggio che racconta la storia del giudice-eroe Rocco Chinnici

Ficarra e Picone entrano nell’aula magna del Liceo Beccaria di Milano  Credit: © Stefano G. Pavesi
21 Marzo 2019 alle 09:50

Se avete voglia delle irresistibili battute di Ficarra e Picone purtroppo questo articolo vi deluderà: leggendolo non sorriderete neppure una volta. Scoprirete un aspetto poco noto e avvincente dei due conduttori di “Striscia”. Ma no, niente risate. E dire che la nostra storia inizia con un lungo applauso che scroscia appena le luci si accendono in platea. Un applauso che non si ferma, diventa un’ovazione, un tributo. Dietro alla cattedra, di fronte al pubblico, ci sono Salvo Ficarra e Valentino Picone, appunto.

Oggi niente Veline

Questa volta però non siamo negli studi di “Striscia”. E neppure a teatro, a un loro spettacolo, o all’anteprima di un loro nuovo film. Siamo in un liceo di Milano, il Beccaria. Davanti ai due ci sono 500 ragazzi e non smettono di applaudire. Hanno appena visto “Processo a Chinnici”, il cortometraggio prodotto da Ficarra e Picone, scritto da Giovanni Furnari e diretto da Marco Maria Correnti, per raccontare la storia del giudice che negli Anni 80 costruì il pool antimafia di cui fecero parte anche Falcone e Borsellino. Quando lentamente torna il silenzio ci pensa Picone a rompere il ghiaccio con la giovanissima platea: «Se avete delle domande siamo qui per voi. Potete chiederci tutto tranne una cosa: “Come sono le Veline?”».

Purché se ne parli

Nel cortometraggio, interpretato da ragazzi di Palermo e di Misilmeri, si ipotizza un processo contro il giudice, ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983, reo di aver rotto gli equilibri e di aver disturbato con le sue indagini la “prosperità” di Palermo. I ragazzi in platea ci mettono qualche secondo ad alzare la mano per proporre una domanda, è come se dovessero riprendersi da un cazzotto in faccia. Poi, però, la voglia di capire ha la meglio e spuntano una, due, cinque, dieci braccia tese. «Voi quanti anni avevate quando è avvenuto l’attentato, e che ricordo ne avete?» chiede una ragazzina esile dalle retrovie. «Poco meno della vostra età» risponde Picone. «E fino a quel momento a Palermo nessuno aveva vissuto la mafia come un vero problema. Era più facile pensare che si trattasse di una questione che si risolvevano i mafiosi tra loro». «E dopo quegli attentati?» incalza un’altra studentessa. «Lì fu chiaro che non era così. Perché negli attentati furono coinvolte persone che non c’entravano niente con la mafia. Che la combattevano, o che avevano l’unica colpa di essere parte della scorta, o di lavorare nella portineria dello stabile abitato da un giudice. L’avete visto “La mafia uccide solo d’estate” di Pif? Ecco, quel film rende molto bene l’idea». «Di mafia cinema e tv hanno parlato spesso» interviene Picone. «E qualcuno dice che parlarne troppo genera emulazione. Noi non la vediamo così. L’unica cosa che fa piacere alla mafia è che non se ne parli. Ed è per questo che siamo qui con voi ora».

In giacca e cravatta

«Che differenza c’è tra la mafia di quei tempi e quella di oggi?» chiede un ragazzino con gli occhiali appoggiati a metà del naso. «Questo è il punto» sottolinea Ficarra. «Tutti immaginano ancora il mafioso come un tipo pittoresco, con i baffi e la coppola. Oggi i mafiosi gestiscono un impero finanziario. Studiano all’estero, sanno fare i manager, vestono in giacca e cravatta». «Il fatto» interviene Picone «è che si può essere mafiosi in tanti piccoli modi, ogni giorno. Accettando una raccomandazione. Corrompendo. Penalizzando qualcuno che sta facendo il suo dovere. Quanti di voi hanno visto il nostro film “L’ora legale”?». Tre quarti dei ragazzi alzano la mano. Alla domanda di Picone: «Quanti l’hanno scaricato da Internet?» si raggiungerebbe quasi il 100%, se il pudore non inducesse subito i “colpevoli” a ritrattare. «Ecco, nel nostro film si parlava di questo. Dobbiamo cambiare prospettiva noi per primi. Chinnici parlava spesso nelle scuole. Voleva combattere la mafia iniziando dal quotidiano, innescando la rivoluzione partendo dal modo di pensare dei ragazzi». Il sacrificio di Chinnici non è stato vano. «La sua morte ha risvegliato Palermo» spiega Ficarra. «La stagione delle stragi nel tempo si è rivelata il più clamoroso autogol della mafia. Dopo gli attentati a Falcone e Borsellino gli studenti di Palermo alzarono la testa».

Ci si vede a Natale

La lezione, che si è ben presto trasformata in una chiacchierata, fa volare via il tempo. Al momento dei saluti Salvo e Valentino si mescolano tra i ragazzi per un “selfie collettivo”. Qualcuno chiede quando faranno un nuovo film. «Stiamo finendo di scriverlo, il set sta per aprire. Saremo nei cinema questo Natale». La storia, ovviamente, è top secret. Sicuramente ritroveremo i Ficarra e Picone delle mille trovate comiche. Ma non ci sarà solo da ridere. Perché, come diceva Freud, scherzando si può dire di tutto, anche la verità.

Seguici