Alessandro Gassmann: «Sono tornato in aula grazie a Dante»

L'attore è sul set della nuova serie "Un professore", che lo vede protagonista

Alessandro Gassmann
27 Aprile 2021 alle 08:58

«Dante è il professore che non ho avuto e che invece avrei tanto voluto avere». Così Alessandro Gassmann descrive il suo personaggio nella nuova serie di cui è protagonista, “Un professore”, coprodotta da Rai Fiction e Banijay Studios Italy, e diretta da Alessandro D’Alatri. Le riprese della fiction sono in corso a Roma e proseguiranno fino a maggio.

Alessandro, perché le sarebbe piaciuto avere a scuola un insegnante come il suo Dante?
«Perché è un professore di filosofia fuori dal comune, con un sistema di insegnamento non etichettabile: uno che fa uscire gli studenti dalla scuola, li porta in giro e instaura con loro un rapporto aperto di discussione».

La filosofia non è certo una materia semplice...
«È vero, è una materia ostica all’apparenza, ma Dante cerca di coinvolgere i ragazzi al punto che poi diventa persino divertente».

Come ci riesce?
«La bellezza di questa serie, che alterna il dramma alla commedia, parte dalla scrittura di Sandro Petraglia (autore del soggetto e della sceneggiatura, ndr). La filosofia viene utilizzata per raccontare le storie degli studenti e dello stesso Dante, che pure non ha una vita affettiva semplice: il figlio Simone, interpretato da Nicolas Maupas, è nella sua classe e ha con lui un rapporto conflittuale».

E com’era invece il suo professore di filosofia?
«Io ho fatto il liceo classico e ho avuto gravi problemi perché ai miei tempi la scuola era coercitiva, punitiva e con una imposizione rigida delle regole. Si dava grande importanza ai voti e meno a una formazione che fosse più ampia. Forse per questo a scuola andavo male. Anzi spesso non ci andavo proprio...».

Nel senso che marinava?
«Sì».

Quindi in filosofia andava male?
«Io andavo male quasi in tutte le materie, in realtà (ride)».

Per “quasi” cosa intende?
«In Matematica ho sempre avuto una grave insufficienza, intendo 4. In Italiano “galleggiavo” sul 6, in Latino e Greco avevo un’insufficienza sul 5. Per il resto, ero bravo a pallacanestro. Ma attenzione: Storia e Geografia mi sono sempre piaciute».

E “galleggiava” anche lì?
«Sì, anche piuttosto bene. Sono pure arrivato a qualche 7. Ma dal momento che “frequentavo” poco l’aula, dal terzo anno in poi il mio rendimento è andato peggiorando ulteriormente e i miei mi hanno spostato in una scuola internazionale. Lì l’ho “sfangata”».

Insomma, nella serie è un bravissimo professore ma come studente...
«Come studente tutt’altro, direi».

Il suo professor Dante insegna in un liceo?
«Sì, nella 3ª B di un liceo scientifico di Roma. Gli interni sono stati ricostruiti negli studi Videa, mentre l’esterno della scuola è un vero liceo nel quartiere Monti, vicino al Colosseo. Raccontiamo di una scuola pubblica, dove ci sono studenti di tutti i tipi, provenienti da famiglie benestanti e da contesti più difficili».

Di set nella sua carriera ne ha frequentati parecchi: c’è qualcosa che fa sempre il primo giorno di riprese di un nuovo film o di una nuova serie tv?
«Io sono un “uomo di troupe”, mi piace stare con i reparti tecnici. Il primo giorno vado nel mio camerino, mi cambio, lascio le mie cose e poi vado al trucco, e inizio a presentarmi a tutti. So, se uno non mi conosce, di avere un aspetto che può dare un po’ di soggezione: allora cerco subito di far capire che hanno a che fare con un cretino. E quando capiscono che sono un cretino, allora si sciolgono e questo aiuta da quel momento in poi (ride)».

Nella vita avrebbe potuto fare l’insegnante?
«Le confesso una cosa. Questa serie mi ha fatto capire che forse sarei stato un buon professore. Tant’è che mi ha fatto venire voglia di insegnare, magari in una scuola di cinema. Non ci avevo mai pensato prima, ma mi piacerebbe, per esempio, fare stage o seminari. Sono arrivato a 56 anni, ho un figlio di 22 e mi incuriosisce e mi entusiasma rapportarmi con i giovani. I ragazzi sono tutti belli. Li guardo con ammirazione e, soprattutto quelli di questa generazione qui, mi fanno tanta tenerezza per quello che stanno vivendo: sono loro a soffrire di più. La privazione della scuola, quella degli amici... certo non è una generazione particolarmente fortunata».

A proposito di suo figlio Leo, a scuola è più bravo di lei?
«Beh, sarebbe facile (ride)! In realtà Leo è fantastico, sta proseguendo l’università, prende bellissimi voti. E pensi che fino al secondo liceo andava bene ma era sulla sufficienza, poi è arrivato un bravo professore di filosofia che gli ha cambiato l’approccio allo studio. Da quel momento Leo ha cominciato a brillare per i risultati, ed è ancora così. Quel prof straordinario a Leo ha cambiato la vita, proprio come fa il mio Dante con i suoi studenti».

E dopo le riprese di “Un professore”?
«Ho appena terminato il mio primo film esclusivamente da regista, “Il silenzio grande” con Margherita Buy e Massimiliano Gallo, tra gli altri. È tratto dal testo che Maurizio de Giovanni aveva scritto per lo spettacolo teatrale: ora ne abbiamo fatto una versione per il cinema. Poi deve andare in onda la terza bellissima stagione di “I bastardi di Pizzofalcone”, a giugno comincio le riprese di un film in costume ambientato nel Medioevo e a settembre quelle di un film d’azione: passerò l’estate in palestra a cercare di rimettermi un po’ in forma!».

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