Alessio Boni: «Dirigere questi ragazzi è straordinario»

L'attore è di nuovo il maestro Marioni in "La compagnia del cigno 2": «Se sarò meno cattivo? Mah...»

10 Aprile 2021 alle 09:24

Ci sono voluti due anni. Ma ora l’attesa è finita. Dall’11 aprile parte su Raiuno “La compagnia del cigno 2”, scritta e diretta da Ivan Cotroneo, con Alessio Boni nei panni del direttore d’orchestra Luca Marioni, sua moglie Irene (Anna Valle), i sette giovani musicisti protagonisti e un nuovo maestro, il misterioso Teoman Kayà (Mehmet Gunsur).

Alessio, che cosa le è mancato di questo personaggio?
«Il contatto con i giovani protagonisti. Lavorare con loro è vitale, strepitoso. Sono ligi al dovere, ottimisti e mi ricordano i miei inizi, la passione dei 18 anni. Vedere la loro totale adesione, l’entusiasmo contagioso e quello sguardo incantato è la cosa che mi è mancata più di tutte».

Cosa ha di speciale rispetto ai tanti personaggi che ha interpretato?
«È un direttore d’orchestra e non l’avevo mai fatto prima. Salire sul podio per dirigere ti fa sentire onnipotente. Quando parte la musica suonata dai 60 ragazzi, che sono tutti orchestrali veri, ti vengono i brividi. In più mi ha affascinato il carattere a due facce di Luca: con la moglie è accogliente, dolce, amorevole. Quando si tratta della musica, invece, è intransigente con se stesso e con i ragazzi. Quando sente uno sbaglio, va fuori di testa. Odia la mediocrità e diventa spigoloso, ma dice cose sacrosante, anche se io non creerei mai quell’atmosfera di tensione per ottenere il massimo dagli altri, sono più portato a lavorare in armonia e serenità».

Invece che cosa avete in comune?
«È uguale a me nel non transigere nel lavoro. Sono un samurai, finché non sviscero tutto non vado in scena, non do niente per scontato e studio il più possibile perché mi dà una base sicura per andare sul set. Quando sei sereno e preparato, puoi dare mille sfumature al personaggio. Se ti senti in colpa perché non lo hai studiato a fondo, si crea tensione e non sei sciolto».

Ha un trucco per entrare nei panni del maestro Marioni?
«Tre anni fa ho studiato a fondo Arturo Toscanini, grande direttore che faceva sfuriate spaventose, e Riccardo Muti, per la gestualità focosa».

Stavolta Luca sembra un po’ meno cattivo. È solo un’impressione?
«C’è un cambio enorme rispetto alla prima stagione. Sono passati due anni e sul fronte privato è di nuovo felice con Irene. Nella sfera professionale, invece…».

Colpa di Teoman Kayà, direttore di orchestra ed ex amico di Luca e Irene?
«È la parte misteriosa della nuova stagione. Capirete tutto soltanto nell’ultima puntata».

Per lei quanto conta l’amicizia?
«Molto. Quando la scegli, rimane per tutta la vita, in teoria. L’amicizia non ti annebbia il cervello come quando sei innamorato. Con l’amico non c’è attrazione, è un fatto di testa e di stessa visione della vita. Io di amici veri, che posso chiamare anche di notte, ne ho cinque o sei. Solo una volta sono rimasto scottato. In amore ti aspetti di essere tradito. Nell’amicizia vera no, ed è devastante perché non lo metti in conto».

Avere avuto un figlio ha cambiato il rapporto coi giovani protagonisti?
«Sì, inevitabilmente. Tre anni fa facevo l’amicone ma ero più distaccato, ora sono più vicino, più paterno e protettivo con loro. Ascolto di più gli altri e sono molto più vicino ai bambini».

Anche l’approccio con il lavoro e le priorità sono cambiate ora che è diventato papà?
«Sì. Ora per lavoro non potrei stare lontano da Nina e da nostro figlio Lorenzo per più di una settimana. Alla mia età, poi, non devo dimostrare più nulla e voglio stare con lui. È un arricchimento, un viaggio».

Ha raccontato la sua storia nel libro “Mordere la nebbia”. Perché proprio ora?
«Il 22 marzo 2020 è nato Lorenzo, in pieno lockdown. Non sapevo che fare, conoscevo ogni sfumatura del suo pianto, gli cantavo qualunque cosa per farlo addormentare. Mi guardava ed era come se mi ponesse delle domande che mi riportavano alla mia fanciullezza. Così ho fatto un percorso di analisi a ritroso ed è nato questo libro».

Qual è l’insegnamento più importante che vorrebbe lasciare a suo figlio?
«Vorrei che fosse libero da pregiudizi e che potesse vivere delle sue passioni. Voglio regalargli la vera libertà, quella del cuore».

E Lorenzo, invece, che cosa le sta insegnando?
«Ad avere tanta pazienza. Me la sta insegnando con il cordone ombelicale dell’amore puro e dell’istinto, ed è davvero bellissimo».

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