Al via in prima serata su Rai1 da domenica 12 novembre
Il tempo nelle fiction scorre più veloce. A poco più di un anno e mezzo dall’esordio, "Lea - I nostri figli" torna con la sua seconda stagione nella prima serata di Rai1 da domenica 12 novembre. Nella serie, però, di anni ne sono passati tre: il tempo necessario per dare il giusto spessore alle eterne complicazioni tra casa e corsia di Lea Castelli, infermiera pediatrica all’Ospedale Estense di Ferrara. Oltre la quotidianità dei casi (spesso estremi, sempre conditi da quel dolore in più che accompagna le emergenze dei bambini) affrontati con lo staff del dottor Marco Colomba (Giorgio Pasotti), Lea dovrà capire di nuovo dove sta andando il suo cuore. Non c’è dubbio, invece, sulla destinazione che aveva scelto la protagonista Anna Valle per passare qualche giorno di ferie: Sorrisi bussa alla sua porta durante una prima colazione a New York… Un sorriso, una risata, il tempo di trovare un angolo tranquillo da cui parlare, e Anna è pronta a raccontare.
Partiamo dal titolo “completo” della serie. Nella prima stagione era “Lea - Un nuovo giorno”; adesso è “Lea - I nostri figli”.
«Sì, ci concentreremo un po’ di più sulle relazioni tra figli e genitori, per approfondire le difficoltà che nascono in questi rapporti, pieni d’amore ma spesso comunque non semplici. Rapporti che cambiano ogni giorno, perché ogni giorno i figli cambiano e dunque devono fare altrettanto i genitori. Lo vedremo nelle situazioni dei bambini ricoverati nel reparto di Lea, ma anche nello sviluppo della relazione tra Lea e Martina (Cloe Günsür), che è la figlia del suo compagno Arturo (Mehmet Günsür). Visto che Martina ha solamente 12 anni, il mio personaggio dovrà muoversi con i piedi di piombo».
È una relazione che lei vive quotidianamente, da madre di Ginevra (15 anni) e Leonardo (10).
«Viverla nella realtà è sicuramente più faticoso, ma anche più soddisfacente e stimolante. È una sfida complicata, dove non ci sono regole, ma decisioni da prendere momento per momento».
Il cuore di Lea è ancora “occupato” da due uomini: Arturo e l’ex compagno e attuale “capo” Marco. Che cosa prenderebbe da queste due figure maschili per donarla a suo marito Ulisse Lendaro?
«Non ci ho mai pensato e non mi pare neppure una domanda semplice. Però penso a Marco che deve ancora scoprire come gestire sua figlia Gioia, nata alla fine della prima stagione… Ecco, Ulisse non ha mai avuto questo problema: ha capito che avrebbe dovuto cavarsela (sia pure con gli aiuti necessari) fin da quando ci siamo conosciuti. Sapeva che col mio lavoro non avrei potuto essere sempre presentissima a Vicenza, dove viviamo. Allora io piuttosto darei qualcosa di Ulisse a Marco: la capacità di essere un punto di riferimento. Per il resto in Arturo e Marco non vedo qualità che a Ulisse manchino. Oh, queste cose io di solito non gliele dico: le dico agli altri quando parlo di lui (ride)!».
Lei, invece, che cosa ha imparato da Lea? È diventata l’infermiera di casa?
«Nella preparazione della prima stagione siamo andate “a scuola” da infermiere vere per capire come comportarci con i pazienti bambini. Per esempio, io ho dovuto imparare di nuovo come “muovere” un neonato: da madre, è una cosa che fai e poi tendi a dimenticare. Io comunque non sarei in grado di fare granché come infermiera: forse ho imparato a ridimensionare la gravità di certe situazioni, ad avere meno ansia… Però prenda queste parole con le pinze, eh?».
Anna Valle è una “regina” della fiction italiana da prima serata. Perché non ci stanca mai?
«Sarà poi vero? Non lo so. Io ci metto tutto l’istinto e la verità che posso, e forse questo in qualche modo arriva e aiuta a non stancare. Poi ho avuto la fortuna di avere sempre dei buoni team intorno a me. In “Lea”, per esempio, il gruppo delle infermiere ha un peso positivo fortissimo, sia per la storia, sia per il mio lavoro. E poi forse ho azzeccato le storie giuste al momento giusto, il che non è certo tutto merito mio».
L’Italia ha conosciuto Anna Valle con l’elezione a Miss Italia nel 1995. Da lì, in fondo, è partito tutto. La bellezza, però, le è mai stata in qualche modo d’ostacolo nel corso della sua carriera?
«Mi è capitato di avvicinarmi a ruoli che avrei voluto interpretare e che erano, passatemi il termine, più “sporchi”, ma non ho convinto chi doveva scegliere. Magari hanno visto che avrebbero dovuto lavorare troppo per darmi una certa immagine… E comunque chissà, potrei riuscire ad avere ruoli così in futuro».
A proposito di ruoli, c’è una figura femminile che lei trova particolarmente esemplare e che le piacerebbe interpretare in una serie?
«E anche a questo non ho mai pensato. Magari farei una rockstar… Florence Welch, per esempio, la leader dei Florence + The Machine, un gruppo che mi piace moltissimo: è un personaggio bellissimo e un’artista pazzesca per come tiene il palcoscenico».
E qui ritroviamo l’ormai celebre “Anna rock”: una passione che…
«Una passione che conoscono tutti quelli che mi vivono intorno: per me la musica è fondamentale. Anche quando mi preparo a girare, devo ascoltare una mia playlist: scelgo canzone per canzone! E poi ho la mia playlist principale, che in questo preciso momento conta 146 pezzi, circa dieci ore di musica: spazio tra Skunk Anansie, Arctic Monkeys, Red Hot Chili Peppers, U2 (li amo da quando ero ragazzina!) e appunto Florence + The Machine… Infatti il titolo della mia playlist è “Rock Anna”».
Se dovesse ritrarre Lea in musica, invece, come la descriverebbe?
«Secondo me, stiamo tra Stereophonics, Radiohead e Mumford & Sons».