Parte sabato 6 ottobre la nuova serie comica di Raitre in cui l'attore interpreta un boss latitante che vive blindato all’interno di una villetta nel Nord Italia e si sposta solo sotto terra

Sebastiano è un latitante che vive blindato all’interno di una villetta nel Nord Italia e si sposta solo sotto terra. Naturalmente travolto dall’ansia di essere catturato! Parliamo del protagonista di «I topi» la nuova serie comica di Raitre in partenza il 6 ottobre. A interpretarlo è Antonio Albanese, mentre nel cast ci sono anche Tony Sperandeo, Nicola Rignanese, Lorenza Indovina, Michela De Rossi, Andrea Colombo e Clelia Piscitello.
Antonio, cosa rappresenta per lei «I topi»?
«Il desiderio di raccontare un certo tipo di illegalità in maniera ridicola. È difficile farlo perché non ci sono pistole, non c’è gente che muore. Cerco di trasmettere il messaggio, soprattutto alle nuove generazioni, che a fare i soldi in modo illegale sono persone ignoranti. Non bisogna dimenticarlo mai».
È la prima volta che sperimenta la serialità…
«Sì, e ringrazio Wildside e Rai che l’hanno prodotta. È un progetto a cui tengo molto».
Possiamo considerare Sebastiano come un “anti eroe”?
«È un uomo ignorante che vive nascosto come un topo e che, come tale, porta “infezioni”. Un vecchio magistrato diceva che le mafie non sono lì o là. Sono tra noi… Sebastiano è una figura che rappresenta un certo tipo di realtà».
Una curiosità: il titolo può risultare un po’ respingente, ripugnante.
«Anche a me non piacciono i topi. L’idea mi è venuta perché parlavo di un mondo segreto, nascosto, fatto di buchi. I topi si muovono di notte, come i protagonisti della serie. A pensarci bene, non amo nemmeno gli scoiattoli…».
Per girare la serie, vi siete imbattuti continuamente in tunnel e passaggi segreti. Quante volte lei e gli altri attori avete battuto la testa?
«(Sorride) È stato fisicamente molto faticoso. Abbiamo girato a febbraio a Torino, che è piena di cunicoli, con un gran freddo. È stato un continuo incanalarci e incastrarci. Dopo un po’, ho preso le misure ai percorsi sotterranei e non mi facevo più male. Ma qualche collega che arrivava per la prima volta sul set o all’ultimo momento ha preso un po’ di testate».
Con i suoi personaggi ha preso in giro le deformazioni dell’Italia. A quale si sente più legato?
«A Epifanio Girardi che è stato il primo che mi ha fatto prendere fiducia in me stesso e mi ha convinto ad andare avanti».
Prossimamente dove la vedremo?
«A teatro. A dicembre parte il mio tour che mi permette di riesumare e ravvivare i miei cavalli di battaglia. Sarò, tra l’altro, a Biella, Varese e Como».