Bentornato “Doc” Luca Argentero

“Doc - Nelle tue mani” riparte il 13 gennaio su Rai1 con la seconda, attesissima stagione

Luca Argentero  Credit: © Fabio Lovino
23 Dicembre 2021 alle 08:00

Beata gioventù. Anche se Luca Argentero insinua che a 43 anni si sente già nella seconda parte della sua vita, in realtà ha l’energia di un ragazzino e gira come una trottola senza fare un plissé. Gira nel vero senso della parola, visto che sta ultimando le riprese di “Doc - Nelle tue mani”, che riparte il 13 gennaio su Rai1 con la seconda, attesissima stagione. Oggi, però, è sabato e si trova a Milano per il fine settimana: «Sono venuto qui per stare con la mia famiglia ma domani torno a Roma per girare “Doc”».

Ma non vivevate in un casolare a Città della Pieve, in Umbria?
«Alterniamo qualche weekend con i nonni, facciamo un misto. Di base viviamo a Milano e a Città della Pieve, ma a Roma vado per lavoro».

Ci hai preso gusto a vivere a Milano? Ti abbiamo visto alla prima della Scala con tua moglie Cristina Marino.
«Mi piace vivere qui, solo che ci hanno consegnato la casa il 24 febbraio 2020, pochissimi giorni prima del lockdown che abbiamo trascorso in Umbria, dove siamo stati un anno e mezzo. Non ho avuto ancora l’opportunità di godermela. Quest’anno ho girato la serie di Ferzan Ozpetek “Le fate ignoranti”. Poi dal 17 maggio sto tutti giorni sul set di “Doc” dove lavoriamo anche 14 ore al giorno, mentre nei weekend fino a settembre sono stato in tournée a teatro. Finito il grande impegno con “Doc” mi prenderò una lunga pausa, per poi ricominciare con il teatro a fine marzo».

Sbaglio o anche nella prima stagione mancavano due settimane alla fine delle riprese di “Doc” e poi vi siete fermati per la pandemia?
«Non sia mai che ci fermino di nuovo costringendoci a vedere gli ultimi episodi mesi dopo! Ormai siamo agli sgoccioli, due settimane e finiamo... Speriamo di riuscirci. Già un paio di volte ci siamo interrotti per casi di positività. Per fortuna i severissimi protocolli di sicurezza funzionano».

Sei curioso di vedere che effetto farà il ritorno di Andrea Fanti, il tuo personaggio, sul pubblico?
«C’è un po’ di ansia da prestazione. La seconda stagione è sempre la più difficile, quasi come se fosse di transizione verso la terza. Conto molto sul fatto che le nostre storie sono pazzesche e il livello di racconto è altissimo. Tra l’altro andremo oltre l’emergenza dovuta alla pandemia».

In che senso? Spiegaci meglio.
«Ci concentriamo sulle conseguenze nel lungo periodo che il Covid lascia a livello emotivo, psicologico e personale sui medici».

Anche in questo caso Pierdante Piccioni, il medico a cui è ispirato Fanti, vi ha dato una mano?
«Il suo apporto è fondamentale e anche in questa stagione c’è un mix di realtà e finzione. In parte il racconto del “dopo” viene da lui, ma abbiamo pure consulenti esterni di settore, che stanno sul set con noi, e consulenti di sceneggiatura che lavorano sulla scrittura. Raccontiamo quanto sia difficile per chi ha vissuto in trincea continuare a lavorare: c’è chi è andato in crisi, chi ha mollato il lavoro, chi ha rovinato la famiglia stando mesi chiuso in ospedale».

Fanti ci ha fatto compagnia in un periodo bruttissimo e ha regalato un’immagine positiva di ospedali e medici. Anche tu ti senti un po’ in debito con lui?
«Credo di essere in pari, lui mi ha dato tanto ma anche io ho dato tanto a lui. Abbiamo girato otto serate da 100 minuti l’una, ci sono voluti quasi otto mesi di lavorazione, 16 storie diverse su cui lavorare, un dispendio di energie mastodontico».

Sarai ancora più credibile come medico in questa seconda stagione?
«L’emergenza che raccontiamo è stata una novità per i medici stessi, nessuno di loro era pronto a gestire questa situazione. E ci è servito. Giriamo un solo episodio immersi nell’emergenza Covid: siamo stati due settimane in tenuta anticontagio per 10 ore al giorno, e ho capito solo in parte che cosa hanno affrontato. È inimmaginabile lo sforzo fisico, psicologico e mentale che hanno vissuto. Spero di riuscire a raccontarlo».

Con la malattia che rapporto hai?
«Non ho mai avuto grossi problemi. Ma dopo i 40 inizi la seconda parte della vita e la nascita di Nina mi ha fatto puntare l’attenzione sui miei peggiori difetti. Sto cercando di abbandonare le ultime sigarette, cerco di vivere in modo più sano, di prendermi cura di me, di essere in forma in modo da potermi occupare della mia famiglia».

Oltre a raccontare il post Covid, ci sono anche altre novità, come l’ingresso di una nuova dottoressa interpretata da Giusy Buscemi.
«Giusy ha un bel ruolo, quello di Lucia Ferrari, che si occupa delle conseguenze psicologiche del Covid. Ma il suo personaggio non si incrocerà molto con quello di Andrea Fanti».

Che in effetti ha già i suoi guai con l’ex moglie e la collega che ha scordato di amare. Troverà la quadra?
«Sarà sempre molto incasinato. Il suo problema è riuscire a smettere di idealizzare la ex moglie. È molto complesso per un uomo come lui lasciarsi aperta una possibilità per ricominciare da un’altra parte se prima non riesce a chiudere quel capitolo. Sarà in perenne lotta con il passato».

Tornando sul set, avete dovuto fare un corso di aggiornamento sull’uso di bisturi e siringhe?
«Un po’ di confidenza la si guadagna, dopo mesi che lo fai. Diventa normale. Ci sono persone che mi chiedono dei pareri, che non sono in grado di dare, ma la gente ci reputa competenti. Mi rendo conto che inevitabilmente adesso mi comporto un po’ come Fanti. Se mia figlia cade e si fa male, reagisco diversamente da prima. Rimango tranquillo e la osservo. Ho imparato a esser più analitico e a non spaventarmi».

Avete dato lezioni ai nuovi arrivati?
«Oltre a Giusy abbiamo altri bellissimi nuovi personaggi che si sono integrati molto bene. Come sempre la forza di “Doc” è riuscire a creare un gruppo di attori che sta bene insieme ed è felice di andare a lavorare la mattina».

A vedere i post sui social si direbbe che vi siete molto divertiti.
«Abbiamo un disturbatore: Pierpaolo Spollon. È una scheggia impazzita che genera il 95% dell’ilarità sul set. È un professionista nell’imitazione degli animali. Sei convinto che ci sia una pecora in corsia, oppure un albatros, invece è lui. Ma anche Giovanni Scifoni è un disturbatore: insieme sono esilaranti».

Altre goliardate?
«Ci sono stati incidenti di ogni tipo. Camici, stetoscopi e attrezzi medici che entrano dove non dovrebbero, un po’ per errore e un po’ per scherzo. Spesso si scatena una goliardia da caserma. Per fortuna ci sono tante donne che fanno mantenere un certo contegno. Se no faremmo come durante l’ora di educazione fisica a scuola».

Chi è invece il più puntiglioso?
«Io, ma fa parte dell’essere il fratello maggiore. Infondi fiducia, scherzi ma devi essere il primo a dire se una cosa non va bene. La persona con cui sono più severo è me stesso. Discuto sulla singola parola. Anche sulla virgola. Per me è un modo di affrontare questo lavoro. Bisogna fare le cose nel migliore dei modi».

Chi è, invece, che organizza sempre qualcosa nel “dopo lavoro”?
«Sono tutti più giovani di me e spesso escono a bersi un aperitivo dopo le riprese. Io invece torno da Nina che ora ha 18 mesi e chiacchiera un sacco. Ha già un vocabolario di circa 40 parole».

Natale è alle porte. Come sarà?
«È una festa che amo moltissimo, al contrario dei compleanni. È la festa di tutti, un momento bello da passare in famiglia. Nina è più grande e sarà un Natale più consapevole. Sarà preziosissimo questo tempo passato con loro. Le nostre famiglie hanno riti diversi, ma ci troveremo al gran completo il 25. E poi mi dividerò tra la mia e quella di Cri».

Nella calza della Befana cosa pensi di trovare?
«Poco carbone: sono sempre stato sul pezzo quest’anno, sia a livello affettivo che personale. Il matrimonio con Cristina (lo scorso 5 giugno, ndr) è stato una gioia incredibile, e nonostante le difficoltà è stato un anno meraviglioso. Mi ritengo molto fortunato. Quindi carbone poco, ma anche pochi dolci perché Cri è attenta. Abbiamo uno stile di vita sano ed equilibrato, e ne ho sempre più bisogno perché sono goloso e se non mi trattenessi peserei 200 chili».

Guardando al futuro, è troppo presto per chiederti se ci sarà una terza stagione di “Doc”?
«La serie è sempre stata immaginata su tre stagioni, ma ci vorrà pazienza: anche se dovessero iniziare a scrivere ora la sceneggiatura, le riprese non comincerebbero prima del 2023».

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