Tutto quello che dovete sapere sulla miniserie di Rai1 in onda lunedì 23 e martedì 24 maggio 2016

«Boris Giuliano», la miniserie in due puntate in onda su Rai1 lunedì 23 e martedì 24 maggio 2016, è ispirata alla figura di Giorgio Boris Giuliano, vice questore Capo della Squadra Mobile di Palermo, medaglia d’oro al valore civile, ucciso dalla mafia nel 1979. Il protagonista della fiction, che è stata diretta da Ricky Tognazzi e viene trasmessa in occasione della Settimana della Legalità, è Adriano Giannini, affiancato da un cast notevole. Ne fanno parte, tra gli altri, Nicole Grimaudo, Ettore Bassi, Antonio Gerardi, Enrico Lo Verso e Francesco Montanari. Ecco tutto quello che dovete sapere.

Adriano Giannini è Boris Giuliano
«È stato un innovatore nei metodi investigativi, che ha perfezionato all'accademia degli agenti dell'Fbi di Quantico. È stato il primo a capire l'importanza dei mass media nella lotta alla criminalità. Il primo a intuire la formula "Follow the money" (segui il denaro) per arrivare al cuore dell'organizzazione. A capire gli intrecci fra mafia e politica e a scoprire che Parlermo era diventata la raffineria internazionale della droga». Con queste parole Adriano Giannini descrive a Sorrisi il suo personaggio, Boris Giuliano.
L'attore rivela una sorpresa avuta sul set della fiction: «Siamo al primo giorno di riprese ad agosto, a Palermo. Ci sono 40 gradi, ho abiti pesanti, la pistola, i baffi, il colletto allacciato stretto. E c'è un gruppetto di persone anziane che mi guarda. Durante la pausa si avvicinano, si mettono sull'attenti e mi dicono: "Comandi capo". Avevano occhi lucidi e visi meravigliosi: erano le persone che avevano lavorato con Boris Giuliano».

Nicole Grimaudo è Maria Leonetta
Per interpretare Maria Leonetta, il grande amore di Boris Giuliano, madre di Alessandro, Emanuela e Selina, il regista Ricky Tognazzi ha scelto Nicole Grimaudo, che torna in tv due anni dopo il successo della miniserie «Non è mai troppo tardi» e del film tv «A testa alta». Di Maria, Tognazzi dice: «Una donna, che nonostante fosse più che consapevole dei rischi, ha sempre sostenuto Boris e che per questo ha pagato un prezzo altissimo in termini di dolore».

Ettore Bassi è Tonino De Luca
La miniserie è dedicata alla memoria di Tonino De Luca, stretto collaboratore di Boris Giuliano. L'ex capo della Criminalpol ha collaborato con gli autori e il regista, ma purtroppo è morto quando le riprese erano ancora in corso. Aveva 76 anni. Lo interpreta Ettore Bassi, che lo scorso autunno abbiamo visto nella fiction «È arrivata la felicità».

Antonio Gerardi è Bruno Contrada
All'epoca dei fatti narrati nella miniserie, quando Boris Giuliano arrivò a Palermo, Bruno Contrada era capo della Squadra Mobile. Lo interpreta Antonio Gerardi, che negli ultimi mesi abbiamo visto nella fiction «Il sistema» e in «Sotto copertura».

Francesco Montanari è Marco Alliati
Il personaggio di Marco Alliati è ispirato alla figura del giornalista siciliano Francesco La Licata, detto Ciccio. Così La Licata ha ricordato Boris Giuliano durante la conferenza stampa di presentazione della miniserie: «Questa opera per me è carne viva, ho vissuto questa storia sulla mia pelle. Con Boris avevo un rapporto che andava al di là di quello tra fonte e giornalista. Aveva capito l'importanza della comunicazione, ha inaugurato una nuova stagione. Lo ha riconosciuto e detto Borsellino, Boris è stato la pietra miliare, ha cambiato il sistema investigativo. Era anche un grande uomo: grande padre e marito impeccabile». Lo interpreta Francesco Montanari, il «Libanese» di «Romanzo criminale».

Boris Giuliano: la trama della prima puntata
Giorgio Boris Giuliano era avviato a una solida carriera nell’imprenditoria internazionale, poi interrotta per un profondo senso di giustizia e di dignità. Da Milano, negli Anni 60, torna nella sua Sicilia come commissario di Polizia e ottiene di essere assegnato alla Mobile. Ha una moglie giovanissima, che ancora deve concludere gli studi universitari e che protegge con ogni attenzione perché non abbia a risentire delle tensioni e dei pericoli prodotti dal suo lavoro.
A Palermo, in quegli anni, la mafia si mescolava alla società civile, apparentemente senza soluzione di continuità. Nobili e criminali frequentavano gli stessi bar, gli stessi salotti. Boris, che viene da Messina ed è libero da compromessi di amicizia con chiunque, si fa subito notare come persona diversa: lui non si mischia, lui seleziona i luoghi e le persone da frequentare, si tiene accuratamente alla larga dalle feste e passa al setaccio tutti, imprenditori e politici. Lo fa attivamente, con una carica vitale e allegra e una dose naturale di empatia che cattura chiunque entri in contatto con lui.
I suoi superiori e soprattutto i suoi colleghi lo riconoscono come un funzionario con qualità spiccate di organizzazione e di leadership, necessarie a mettere in piedi quella squadra di eccellenze che passerà alla storia come la «Squadra dei Giusti». La Squadra si troverà ben presto di fronte a una strage, consumata in un cantiere edile di viale Lazio da un manipolo di assassini vestiti da poliziotti: un gruppo violento, che verrà conosciuto come quello dei Corleonesi, attacca le famiglie mafiose che governano Palermo. Boris capisce subito che l’atmosfera si sta facendo molto pericolosa e quando a sparire è il giornalista Mauro De Mauro, raddoppia gli sforzi per districare il prima possibile la matassa del legame tra crimine e politica.
Non si uccide un giornalista senza che i piani alti ne sappiano nulla. E ha ragione. Il suo accanito lavoro di indagine lo porta a individuare uno dei potenti che tiene le fila degli affari sporchi: il questore lo annuncia in una conferenza stampa, lo nomina come Mister X. L’indagine, però, viene bloccata e il caso De Mauro seppellito. Boris è furioso, ha le mani legate. La politica protegge se stessa, ma non i suoi servitori. Poco dopo anche il giudice Scaglione muore assassinato.

Boris Giuliano: la trama della seconda puntata
Il quadro è sempre più grave, ma Boris non si arrende. Insiste con il suo metodo: rapporti stretti tra i funzionari, scambio continuo di informazioni, porte aperte ai giornalisti. Arresta i principali boss palermitani, ma magistrati fiacchi e miopi li rimettono presto in libertà. I capi corleonesi, latitanti da tempo, sono imprendibili. Grazie al suo ottimo inglese, Boris riesce a mettere piede oltreoceano e a creare una intensa collaborazione con funzionari della polizia federale americana: ormai il business è la droga. Ed è proprio la pista dell’eroina, quella che darà vita alla pizza connection, ad avvicinare Boris al suo assassino.
Una strana rapina con un morto di troppo, dei conti secretati, una pistola smarrita, le chiavi di un appartamento, le foto di un latitante (Leoluca Bagarella) a un battesimo e finalmente una valigia piena di dollari abbandonata all’aeroporto di Punta Raisi. Boris è entusiasta: ce l’hanno quasi fatta... Quasi. Nel corso di quegli anni ha visto morire colleghi e carabinieri: sa che una lupara può nascondersi dietro qualsiasi muretto. Sa che è inutile pensare a difendersi e dissuade anche l’amico giornalista Marco Alliati, che gli è stato accanto in tutti questi anni e che ha ricevuto minacce personali, dal pensare che il possesso di una rivoltella salvi la vita. Bisogna fermarli prima.
Non rallenta le indagini neanche quando lo avvertono: «Giuliano morirà». Per i boss di Cosa Nostra Giuliano è diventato un vero e proprio persecutore e i suoi nemici decidono la sua morte. La mattina del 21 luglio Leoluca Bagarella e un suo complice intercettano il commissario sotto casa. Bagarella attende che entri al bar per prendersi un caffè, e lo uccide sparandogli alle spalle. I suoi tre figli e la moglie Maria sono sulla spiaggia ad attenderlo.