“Che Dio ci aiuti 6”, Elena Sofia Ricci: «Suor Angela deve fare i conti con un passato ingombrante»

La protagonista della fiction torna con la nuova stagione e dice: «Suor Angela dovrà affrontare un segreto di famiglia»

Elena Sofia Ricci è Suor Angela
31 Dicembre 2020 alle 09:10

Tutto è pronto per la sesta stagione di “Che Dio ci aiuti”, che riparte con dieci nuove puntate dal 7 gennaio su Raiuno. Tutto pronto, o quasi. Come ci spiega Elena Sofia Ricci, che interpreta l’amatissima suor Angela: «In realtà stiamo ancora girando. Era già successo in passato di andare in onda mentre eravamo ancora sul set. Ma questa volta è molto pericoloso, visto che c’è una pandemia in corso. Anche se facciamo tutti tre tamponi alla settimana, il rischio che qualcuno risulti positivo è altissimo!».

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Con il freddo di questi giorni come fa a girare?
«Sotto l’abito da suora ho una tuta termica a batterie che mi ha regalato mio marito: fantastica quando giriamo al freddo e non posso indossare il cappotto o il maglione. Inoltre, quando soffia il vento, metto il velo con i piombini in modo che non voli via».

Tra l’altro la nuova serie è ambientata ad Assisi, città natale di suor Angela.
«È una bellissima novità. Il nostro Convento degli Angeli è stato già accolto in città stupende, come Modena e Fabriano, permettendoci di mostrare anche le bellezze delle città italiane. Ma Assisi toglie il fiato. C’è una spiritualità molto forte qui e una bellezza dell’arte italiana unica al mondo».

Com’è stato traslocare in un’altra location?
«Qui lavoriamo benissimo. Ci hanno accolti con affetto anche se i fan non hanno potuto farci alcuna festa perché non potevano avvicinarsi. Si sono accontentati di vederci da lontano, ma se volevamo lavorare in sicurezza non potevamo fare altrimenti».

In questa stagione suor Angela ha dei vuoti di memoria. Cosa succede?
«Diciamo che ha perso la memoria rispetto a una parte del suo passato e della sua storia familiare che si riaffaccerà pesantemente per tutta la durata della serie».

Inoltre dovrà fare i conti con suo padre.
«Ha un rapporto conflittuale con lui. Ricordiamo che suor Angela è stata una ragazza terribile, ha alle spalle un brutto passato di ribellione alle regole rigide imposte dal padre severo. È da adulta che scopre il grande amore per l’altro padre, il Signore, e quindi sposa la parte spirituale».

Nella scorsa stagione, però, è entrata in conflitto anche con lui, vero?
«Sì, e anche ora che la fede è tornata ci saranno momenti in cui si chiederà dove sia Dio, come capita a tutti, anche se lei è una suora. Per questo l’amiamo e siamo vicini a lei. È bella perché è umana, scorretta e deve fare i conti con il suo passato».

Anche lei non ha avuto un rapporto facile con il suo padre naturale. Cosa le va di raccontarci?
«Non è stato difficile per colpa sua, ma per una serie di concause. I miei erano giovanissimi quando sono nata io, il rapporto è andato male ed è facile usare i figli come armi. L’ha fatto mia madre e mio padre è stato fragile, non si è opposto. Ma l’ho ritrovato a 30 anni, dopo un bel po’ di analisi».

Però è cresciuta con una grande mamma, la scenografa Elena Ricci Poccetto. È stata lei a trasmetterle l’amore per la recitazione?
«No, il fuoco del palco è nato da piccolissima prima con la danza, poi con la musica, lo studio della chitarra classica, e infine ha trovato la sua forma migliore nella parola e nel teatro, dove ho debuttato a 19 anni. Per questo ci torno più spesso che posso, è la mia casa, la mia palestra. Soffro tantissimo adesso a non farlo più».

Suor Angela ad Assisi si sente a casa. Per lei, invece, casa dov’è?
«Nonostante sia fiorentina e ami la mia città, sento che la mia casa è a Roma. Mia madre, prima scenografa donna d’Italia, da Firenze si trasferì a Roma a 24 anni. Era giovanissima, io sono rimasta con nonna a Firenze finché non ha potuto mantenermi. Mi sono trasferita a Roma a 7 anni. Lo strappo fu pesante, ma poi la città mi ha accolto come nel film “Mamma Roma” con Anna Magnani».

Grazie al lavoro di sua madre, ha conosciuto i più grandi del cinema.
«Marcello Mastroianni, Mario Monicelli, Nanni Loy erano sempre a casa nostra, per me erano persone normali. È buffo perché quando invece ho incontrato due miti come Toni Servillo e Paolo Sorrentino, tremavo come una foglia. E avevo più di 50 anni! Io che avevo lavorato con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e conoscevo Ettore Scola…».

E come se lo spiega?
«Mi è rimasta questa fortuna dell’incanto. Sono ancora una bimba che si sorprende e si emoziona».

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