«Interpreto due donne molto diverse, non c’è il rischio di confonderle» dice l'attrice
Claudia Pandolfi lavora tanto e bene. Così capita di vederla a distanza di pochi giorni in tre serie diverse. Dopo “Un’estate fa” con Lino Guanciale su Sky, da mercoledì 22 novembre su Rai2 sarà nella serie “Noi siamo leggenda” mentre dal 23 novembre su Rai1 torna al fianco di Alessandro Gassmann in “Un professore 2”.
Claudia, non è a rischio sovraesposizione?
«Non è una strategia, può capitare che vadano in onda nello stesso periodo lavori che hai girato in tempi diversi. In questo caso però i personaggi che interpreto sono diametralmente opposti, anche nell’estetica».
Ci spieghi meglio.
«Anita di “Un professore 2” è volitiva, esuberante, passionale, ha i capelli lunghi e un rapporto intenso con il figlio. Simona di “Noi siamo leggenda” è spenta, cupa anche nella postura, dice poche cose e fa spesso danni a se stessa e agli altri. Ha i capelli poco curati, si copre, non si veste, mentre Anita ha un suo senso estetico, magari discutibile, si concede parecchi colori. Fa accostamenti improbabili che però denotano grande carattere».
In “Noi siamo leggenda” si parla di ragazzi che scoprono di avere dei superpoteri. A lei quale piacerebbe avere?
«Vorrei riuscire a spostarmi agilmente da un posto all’altro. Ma anche avere la capacità di sparire grazie a un mantello trasparente. Però è poco utile. Meglio il teletrasporto!».
A parte il dono dell’ubiquità televisiva, qual è invece il suo superpotere?
«(Ride) Ecco che torna il mantello trasparente: sono in grado di astrarmi dalle cose. Come faccio? Standomene a casa, evitando situazioni che rischiano di non piacermi. E poi mi sento una persona altruista tanto da fare un passo indietro e diventare trasparente quando serve. Me lo hanno insegnato i miei figli, per dare spazio a loro e non essere troppo ingombrante».
Simona in “Noi siamo leggenda” è la zia di Massimo che andrà a vivere con lei dopo la morte della madre. All’inizio la convivenza sarà difficile.
«Simona quando c’è stata ha fatto soffrire sua sorella, la mamma di Massimo. Per il ragazzo è una persona negativa. Sarà costretto a stare con lei e questo creerà grandi contrasti, però alla fine si scopriranno meno lontani di quanto immaginassero».
Anche in “Un professore 2” Anita e Dante vanno a convivere nella villa di lui. Tra loro andrà meglio?
«Come si fa a mettere Anita in quella situazione? Infatti reggerà pochissimo. Scalpita e presto sentirà il bisogno di ridisegnare tutto, ma Anita è innamoratissima di Dante».
Com’è invece vivere con Claudia Pandolfi?
«Innanzitutto è possibile! Al di là della convivenze con i papà dei miei figli (Tito, 6 anni e Gabriele 16, ndr), ho convissuto con mia sorella e poi con un amico per un anno e mezzo. La mia casa è aperta ma ci sono regole chiare, prima di tutto il rispetto. Se c’è quello, è già un buon inizio».
Le piace avere tanta gente per casa?
«Preferisco essere in pochi. Sono cresciuta in una famiglia in cui si andava e veniva, non riuscirei a stare da sola, ho bisogno di vedere persone, scambiare confidenze e affetto. Ma se devo fare una cena, non invito tante persone tutte insieme».
Cosa le pesa della gestione domestica?
«Odio cucinare. Mi piace farlo bene, ma questo significa dedicargli tempo, fare la spesa e quindi mi faccio aiutare. Quando torno dal lavoro preferisco seguire mio figlio nei compiti, guardare un film insieme. Cucinare sarebbe togliere tempo ai ragazzi. Poi sono molto organizzata, mi piace tenere in ordine e pulito. Riesco a seguire tutto anche se giro come una trottola. Per esempio, domani ho una giornata libera e ho fissato il dentista e la visita per rinnovare la patente».
Che mamma è?
«Giocosa e dinamica. Giovane per il grande e grande per il piccolo. Trovo intorno a me mondi diversi: devo essere agile e sono un filo stanca (ride)».
I suoi figli hanno il superpotere di...
«Gabriele di riportarmi alla calma, si fa fatica a litigare con lui. Ha un carattere stupendo. Tito invece sa farmi camminare con un passo svelto. Mi tiene in forma fisicamente e mentalmente».
Anche per lei l’adolescenza è stato un problema come per i ragazzi che raccontate nelle due serie?
«Non tanto, non avevo urgenze di nessun tipo, né troppe pressioni dalla famiglia e da me stessa. Ero molto amata e questo fa di noi ciò che siamo. Non avevo bisogno di sgomitare per conquistare l’attenzione di qualcuno, c’erano tutti i presupposti per crescere in modo tranquillo».
Invece alle superiori che studentessa era?
«Ero più inquieta, ho fatto fino al quarto anno di una scuola che poi ho lasciato per fare quattro anni in uno. Ho iniziato a recitare a 17 anni e questo evento fondamentale della mia adolescenza mi ha fatto diventare adulta in un attimo, ma mi sentivo a mio agio. Frequentavo ambienti professionali, ero al posto giusto e infatti continuai. La mia carriera è stata la mia scuola, ho imparato da tutte le persone con cui ho lavorato».
La sua filosofia di vita?
«Scegli bene chi sono i tuoi maestri. Abbiamo sempre qualcuno a cui ci ispiriamo, a volte siamo noi stessi, ma può essere anche un figlio, che ti fa vedere le cose da un altro punto di vista».