Parlano le protagoniste della fiction sul mitico varietà degli Anni 60: Giusy Buscemi, Diana Del Bufalo e Alessandra Mastronardi
Anche chi all’epoca doveva ancora nascere sa che cosa è stato «Studio Uno» nella storia della televisione e del nostro Paese: il primo varietà «all’americana» del sabato sera, degno di Broadway grazie alle scenografie, i balletti, gli sketch e i super ospiti. Correva l’anno 1961, l’Italia intera canticchiava «24.000 baci», nelle strade iniziavano a vedersi le berline Fiat (la mitica «1300» costava 1,2 milioni di lire, circa 600 euro) e un asciugacapelli completo di accessori costava 2.950 lire (un euro e mezzo). Sul «Programma Nazionale», dopo Carosello, tutti aspettavano con trepidazione che dal televisore in bianco e nero Mina salutasse il pubblico con il consueto «Signore e signori, buonasera». Oggi, più di mezzo secolo dopo, quell’atmosfera, l’ottimismo del boom economico e la passione per uno spettacolo garbato fatto di lustrini e cabaret rivivono nella miniserie di Raiuno «C’era una volta Studio Uno». Prodotta da LuxVide con Rai Fiction, va in onda in due puntate il 13 e il 14 febbraio ed è la storia di tre ragazze che sognano un futuro migliore. E si ritrovano a lavorare insieme per lo show che veniva registrato in via Teulada a Roma nel mitico Studio 1 da cui prende il nome la trasmissione. «Nella fiction io sono Giulia, un tipo semplice. Sta per sposarsi, ma qualcosa all’improvviso cambia i suoi piani» racconta Alessandra Mastronardi. «Decide di partecipare alle selezioni per centraliniste in Rai e verrà presa al servizio opinioni, l’Auditel di una volta. Grazie ai pareri dei telespettatori riuscirà a proporre alcune idee geniali agli autori». Nei panni degli ideatori di «Studio Uno» Antonello Falqui (che ne era anche il regista) e Guido Sacerdote ci sono, rispettivamente, Edoardo Pesce e Simone Gandolfo. Le altre star del varietà si intravedono, spesso inquadrate di spalle, in modo da dare l’idea del dietro le quinte. «Per entrare nella parte abbiamo guardato le vecchie clip. Io sono impazzita per i costumi, un trionfo di piume e paillettes» ricorda Diana Del Bufalo nel ruolo di Rita. «Il mio personaggio si ispirava a Rita Pavone. Ma siccome io sono alta 1,78 centimetri (25 in più, ndr), gli sceneggiatori hanno dovuto ritoccare la trama. La mia Rita è una ragazza madre che sogna di sfondare come cantante, ma poi sarà assunta come sarta». Chi, invece, riesce a entrare nel mondo dello spettacolo è Elena. La interpreta Giusy Buscemi, che la descrive così: «Egocentrica e sensuale, è una ballerina che sgomita per ottenere un posto nel cast. All’inizio punta tutto sulla bellezza, ma ha un animo fragile e maschera il suo bisogno d’amore con la voglia di apparire. Mentre lei fa gli occhi dolci al dirigente Rai Bocci (l’attore Giampaolo Morelli, ndr), l’assistente coreografo Stefano (Andrea Bosca) la aiuta a capire che la fama non si ottiene con i sotterfugi». Durante le riprese le tre attrici sono diventate amiche proprio come succede a Giulia, Rita ed Elena sullo schermo. «Abbiamo girato a Torino per nove settimane. Ho sul telefonino delle foto di Diana che dorme nelle pause sul set con cui potrei ricattarla» scherza la Mastronardi. «Alessandra ce l’ha con me perché per sbaglio in una scena in cui le tagliavo le extension, le ho tranciato anche un centimetro di capelli veri» spiega la Del Bufalo. «La verità è che ci siamo divertite un sacco insieme» dice Giusy Buscemi. «Ballavamo come Don Lurio e cantavamo tutte “Da da un pa”, la sigla delle gemelle Kessler».