Daniele Liotti è il protagonista di “Anima gemella”, un chirurgo che perde l’adorata moglie

Nella nuova fiction di Canale 5 c’è la linea sentimentale, c’è il giallo e c’è anche un pizzico di paranormale

9 Ottobre 2023 alle 08:49

Sono le 3 di un pomeriggio romano. In un bar accanto al Circo Massimo Daniele Liotti è seduto davanti a me e sorseggia un succo di mirtillo. L’occasione di questa chiacchierata è la partenza di “Anima gemella”, la nuova serie di Canale 5, coprodotta da Endemol Shine Italy e Rti, di cui è protagonista nei panni di un medico, Carlo Bontempi, che perde l’adorata moglie Adele (Valentina Corti) a causa di una malattia. Apparentemente. In realtà questa morte nasconde un mistero, che affiora grazie a Nina (Chiara Mastalli), una giovane truffatrice che finge di essere una medium per raggirare le persone e sbarcare il lunario, salvo poi scoprire, suo malgrado, che delle doti paranormali le ha veramente. Nella storia c’è la linea sentimentale, c’è il giallo e c’è anche un pizzico di paranormale.

Daniele, per la prima volta interpreta un medico.
«Carlo è un chirurgo, dunque un uomo di scienza, che si ritrova a fare i conti con qualcosa che non riesce a spiegare razionalmente. È un uomo che ha un lutto da elaborare ma ha anche voglia di cullarsi nei suoi ricordi, e chiedersi se possa esistere una eternità nei sentimenti, e in particolare nell’amore per le persone care».

Si vede bene con il camice?
«Non mi dispiace affatto. Dà subito un’aria di credibilità».

Che cosa ha imparato?
«Per prepararmi, molto prima dell’inizio delle riprese, ho indossato a casa il camice, per sentirlo comodo. Poi mi hanno dato lo strumento per la pressione e l’ho misurata a chiunque venisse a casa mia: ospiti, amici... E con lo stetoscopio ascoltavo il battito cardiaco di tutti. Infine ho fatto il corso di primo soccorso: cosa fare se una persona perde conoscenza, come sentire il battito cardiaco sul collo o sul polso… mi sono documentato insomma».

Nella vita avrebbe potuto fare il medico?
«È l’unico altro lavoro che avrei voluto fare se non avessi fatto l’attore. La medicina mi interessa da sempre. La mia compagna Cristina (D’Alberto Rocaspana, attrice, ndr) dice scherzando che sono il medico di casa! All’università presi Giurisprudenza per accontentare mio papà, ma dopo i primi esami volevo passare a Medicina e poi a Psichiatria. Il mistero della nostra mente è così affascinante».

Invece accompagnò un suo amico a fare un provino e presero lei...
«E la mia vita prese un’altra strada».

E suo papà?
«Divenne il mio primo fan. Era orgoglioso di me. L’ho perso 17 anni fa ma io lo sento sempre accanto a me (si commuove)».

La componente nostalgica del suo personaggio le appartiene?
«Eccome! Io do sempre un’occhiata al passato, è una cosa istintiva e a volte consolatoria. Mi fa diventare un po’ più fatalista. Ma mi dà anche una certa fragilità perché mi emoziono spesso».

Non è una brutta cosa.
«Ma a volte cado nel drammatico, sul set mi dicono: “Cerca di essere meno cupo” (ride)».

Lo dice ridendo...
«Perché è vero. Fa proprio parte di me, la vena drammatica mi esce meglio di quella comica. E poi chissà, forse mi porto ancora dietro un pizzico di Francesco Neri (il personaggio di “Un passo dal cielo”, ndr) e del suo lato ombroso».

Perché lo ha lasciato?
«Mi ha dato tanto e lasciarlo è stato un grande dolore. Ma ho dovuto farlo perché era un personaggio che aveva esaurito la sua linea narrativa e ho voluto rispettarne la coerenza. Ma mi manca».

Le manca anche il lago di Braies con il suo immancabile bagno a torso nudo?
«Ma io continuo ad andarci, sa? E il bagno me lo faccio lo stesso!».

Comunque anche in “Anima gemella” le tocca fare un bagno nel lago. Stavolta è il Lago Maggiore, ad Arona, in Piemonte.
«C’è sempre la voglia di mostrare il protagonista un po’ svestito...».

Dipende dal protagonista.
«Non sono mai stato un esibizionista. Ho provato a resistere e ho detto: “Carlo è un medico, salva vite, ha duemila problemi, è proprio necessario che entri in acqua in mutande?”. Alla fine l’ho spuntata e sono riuscito a fargli tenere almeno i pantaloni! Ma un po’ sono stanco, le dico la verità, anche perché prima era facile mantenere una certa forma fisica, adesso faccio fatica».

Che ruolo vorrebbe?
«Mi piacerebbe un personaggio che si sporca le mani, che ne so... un contadino».

Occhio, che sotto il sole il contadino zappa la terra a torso nudo.
«Sarebbe bello avere un contadino a torso nudo ma magari con la pancia, no?».

Allora bisogna cambiare protagonista...
«Ma io ingrasso volentieri! Il lavoro dell’attore è anche metamorfosi. A volte propongo di farmi stempiato, con la “chierica”».

L’hanno mai accontentata?
«In “Sant’Antonio di Padova” ho chiesto io di tagliarmi davvero i capelli e farmi la “coroncina” con il cranio pelato, e sono andato in giro così per un bel po’».

Lei l’anima gemella l’ha trovata?
«Molte cose di Cristina fanno parte della mia idea di anima gemella. È una donna meravigliosa, ci siamo “riconosciuti” e innamorati. Poi c’è il quotidiano: le sfide, le difficoltà, il cadere e il rialzarsi. Ma sempre provando a tenersi per mano».

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