L'attore torna nei panni dell’affascinante primario Cesare Corvara nella fiction di Rai1 ambientata negli Anni 60
Manca poco: domenica 1° ottobre scopriremo come si evolvono le vicende della seconda stagione di “Cuori”, la fiction di Rai1 ambientata negli Anni 60 all’interno del reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale Le Molinette di Torino. Ritroveremo finalmente l’équipe di medici alle prese con le innovazioni sui trapianti di cuore e i progressi della tecnologia. Ma non solo: i sogni e le ambizioni lavorative dei protagonisti vanno ad intersecarsi con la loro vita privata e i rapporti sentimentali.
La seconda stagione inizia nel luglio 1968. L’annuncio della gravidanza di Karen (Romina Colbasso) ha creato una spaccatura nel legame tra Alberto (Matteo Martari) e Delia (Pilar Fogliati), ovvero il pupillo e la moglie del primario Cesare Corvara, che ha il volto di Daniele Pecci. Noi di Sorrisi intervistiamo proprio lui, Pecci, che ci aveva lasciato col fiato sospeso nel finale della prima stagione, quando il medico che interpreta si è trovato a lottare tra la vita e la morte per un infarto.
Daniele, ci può anticipare qualche cosa?
«Non voglio rovinare la sorpresa ma va da sé che, se mi vedrete anche in questa stagione, gli sviluppi sulla salute di Cesare non saranno poi così infausti (ride). E ci saranno parecchi sconvolgimenti che riguarderanno non solo Cesare ma anche gli altri personaggi».
Come si trova nel ruolo del medico?
«In realtà non mi calza a pennello, ma mi sono concentrato su un tratto distintivo di Cesare: è un uomo che ha dedicato la vita alla scienza. È stato interessante familiarizzare con la medicina di quegli anni. Abbiamo anche potuto contare sulla consulenza di un vero cardiochirurgo, ci ha insegnato ad agire in sala operatoria e a maneggiare gli strumenti».
Che cosa ha imparato sul set?
«Sono diventato bravissimo a mettere i punti di sutura con le pinze e l’ago curvo... Sembra il lavoro di una sarta (ride)».
Non si è mai impressionato nel girare alcune scene?
«No, non ci sono scene crude. Mi è successo però in passato, quando ho girato “Crimini bianchi”. Per prepararmi andai ad assistere a un’autopsia».
Lei ha avuto un mentore, come il suo Cesare è per Alberto?
«Da giovane non c’è stato qualcuno che mi abbia indirizzato o consigliato. Più tardi, quando mi sono avvicinato al teatro, ho trovato un grande maestro in Gabriele Lavia».
Di Cesare cosa le piace e cosa non le piace?
«Non faccio mai un rapporto tra me e il personaggio che interpreto. Cerco di immaginarlo, ma resta qualcuno che è al di fuori di me».
E quali sono i ruoli che preferisce?
«Amo le storie calate in epoche del passato, possibilmente in ruoli di persone realmente esistite».
“Cuori” è ambientata negli Anni 60. Cosa ama di quel periodo?
«Sicuramente è stato un decennio di grande fermento, di speranze nel futuro, di voglia di miglioramento. Inoltre mi piace molto la musica di quel periodo, dai Beatles ai Pink Floyd e i Led Zeppelin».
Che cosa le provoca una ferita al cuore?
«La perdita degli affetti. Ma anche ogni forma di prevaricazione, di ingiustizia e ipocrisia».
Quando ha incontrato la sua compagna, l’attrice Anita Caprioli, ha sentito il classico tuffo al cuore del colpo di fulmine?
«Ho sempre avuto un debole per Anita. E quando l’ho incontrata ho avuto semplicemente la conferma che era la donna giusta».
Difficile stare in coppia ed essere colleghi?
«Non vedo problemi. Per una coppia è un arricchimento. C’è un confronto e si capiscono di più difficoltà e gioie di questo mestiere».
Si è mai sentito col cuore spezzato?
«Ho incassato tante delusioni. Ma se penso alla mia vita, mi ritengo fortunato».
Lei è restio ad aprire il suo cuore, a parlare di sé?
«Sono riservato. Credo che più un attore resta nell’anonimato, più il pubblico lo apprezza per ciò che fa e non per ciò che è».
Troppo riservato per svelarci i suoi progetti futuri?
«Sto girando la terza stagione della serie “Hotel Portofino” e all’inizio del 2024 sarò a teatro con lo spettacolo “Divagazioni e delizie”, di cui curo anche la regia».