Diana Del Bufalo: «Quella volta che… ho “ucciso” la torta salata»

Torna nel cast di "Che Dio ci aiuti" portando scompiglio nella storia. E intanto ci confida le sue piccole follie

Diana Del Bufalo
7 Gennaio 2021 alle 09:22

Intervistare Diana Del Bufalo è un’esperienza divertentissima: ci si dà del tu e tutto inizia con un piccolo dramma casalingo: «Ho portato una delle mie gatte dal veterinario perché le sanguinava un orecchio» racconta l’attrice. E quindi le mie domande sulla sesta stagione di “Che Dio ci aiuti” (in onda giovedì 7 e anche domenica 10) passano in secondo piano perché prima c’è da capire come sta la micetta.

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Tutto risolto?
«Sì. Siccome abito in campagna, pensavo che avesse litigato con un altro animale e si fosse fatta male così. Invece ho scoperto che ha gli acari dell’orecchio e devo darle l’antibiotico».

Come si chiama la gattina?
«Bella Swan, come la protagonista di “Twilight”. Le altre due invece sono Satine, come la ballerina di “Moulin Rouge!”, il mio film preferito, e Sabrina, nera come una strega».

Le hai mai portate sul set?
«Ci mancava solo quello: abbiamo fatto le corse per finire in tempo le riprese a dicembre, perché la serie inizia il 7 gennaio su Raiuno».

Torni nel cast di “Che Dio ci aiuti” nei panni di Monica Giulietti… e che succede?
«Porto scompiglio. Nico e Ginevra stanno per sposarsi ma… chissà. Tra l’altro Monica ha pure un problema suo da risolvere e dovrà rimboccarsi le maniche».

Anche nella vita vera porti scompiglio?
«In realtà no: sono molto pacata. Dev’essere per questo che dico un sacco di parolacce, se no mi annoierei. Ma a volte esagero».

Hai un soprannome per questo tuo lato esagerato?
«Quando facevo “Amici” con Maria De Filippi mi chiamavano la “svampita”».

Ti ci ritrovi?
«Sì. Ho la testa tra le nuvole, sogno a occhi aperti, amo la magia disneyana. Peccato che c’è sempre un rompi*** che mi sveglia e mi deve spiegare le cose: che noiosi quelli che sanno tutto, vero? Non mi fido di loro».

E di chi altro non ti fidi?
«Della Chiesa. Sono spirituale, medito, amo il prossimo, ma…».

Ma come? Reciti tra le “suore”!
«Le suore mi incuriosivano fin da piccola. Chiedevo a mia madre: “Ma le suore ci vanno al ristorante?”. Ho pure fatto il liceo linguistico dalle suore, erano tutte super carine, super moderne. Suor Annalisa, la prof di religione, ci raccontava che era affascinata dai vestiti di Valentino e che entrava nei negozi a provarsi gli anelli».

Su Instagram pubblichi storie molto stravaganti. Una volta hai “assassinato” una torta con gli stecchini. Come ti vengono?
«Ah sì, la torta rustica che fa mia madre: lei ci mette prosciutto, cipolle e piselli. Io niente prosciutto, perché sono vegetariana. Mamma si era raccomandata di bucherellarla con gli stecchini e la cosa mi è sfuggita di mano… Insomma, mi vengono lì per lì. Non pianifico la follia (ride)».

Da chi hai preso la “follia”?
«Da mio padre Dario, architetto e archeologo, e da mia mamma Ornella, cantante lirica. Non sono solo artisti, sono matti, dovresti conoscerli».

Pure tuo fratello è un po’ artista?
«Sì, Giano ha una galleria d’arte a Trastevere. E colleziona cose bizzarre. Tipo delle piccole teste provenienti da Papua Nuova Guinea, preziosissime».

Tu cosa collezioni, invece?
«Tazze: spendo un patrimonio in tazze, ho le mani bucate».

Ti piace il tuo nome da dea romana?
«Di Diana non mi va giù che sia la dea della caccia, preferisco Minerva, la dea della saggezza».

Chi consideri una “divinità” a cui ispirarti?
«Mia nonna Maria Teresa, detta Maresa, di 91 anni. Lei è il mio guru. Mi dice: “Dia’, non ti fare attraversare troppo dalle emozioni”. Ha ragione, non bisogna sbrodolare».

La tua passione travolgente?
«Gli uccelli, il birdwatching. Il martin pescatore, con le piume blu e arancioni e il becco enorme, è meraviglioso».

Sogni nel cassetto?
«Fare un musical e un film internazionale».

Sanremo no?
«L’anno scorso avrei detto di no, perché mi stressava solo l’idea di quel palco. Quest’anno ci penserei».

Ho una raffica di domande sui tuoi cinque sensi.
«Spara».

Gusto: cosa ami e cosa detesti?
«Amo il cioccolato in tutti i modi: al latte, fondente, bianco, con le nocciole... Detesto i cavoletti di Bruxelles».

Vista: cosa accende la tua immaginazione?
«Il buio, di notte».

Udito: un suono che ti dà gioia e uno che ti dà ai nervi?
«Mi danno gioia il sax e il violino, mi danno ai nervi i clacson».

Olfatto?
«Mi piace la lavanda, mi nausea l’odore di cane bagnato».

Tatto metaforico: la più grande mancanza di tatto nei tuoi confronti?
«Farmi notare che di profilo ho la gobbetta al naso».

Sei innamorata?
«Sono felicemente single. Quando arriverà la persona giusta me ne accorgerò. Oddìo, anche quelli di prima mi sembravano giusti… (ride)».

Il valore per cui ti batterai sempre?
«La libertà».

Il peso di cui vuoi liberarti?
«Non ne ho. Mi libero subito dei pesi: bisogna fare così altrimenti ci si ammala».

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