Incontriamo i colleghi di Andrea Fanti nella fiction campione d’ascolti di Raiuno: Lorenzo Lazzarini, Elisa Russo e Marco Sardoni

Gianmarco Saurino, Simona Tabasco e Raffaele Esposito affiancano Luca Argentero nella fiction "Doc. Nelle tue mani".
• Pierdante Piccioni è il medico che ha ispirato "Doc. Nelle tue mani"

Gianmarco Saurino è Lorenzo Lazzarini, tanto bravo ma...
Tomografie, ecografie, radiografie: le diagnosi del dottor Lorenzo Lazzarini, da dieci anni nello staff di Medicina interna al Policlinico Ambrosiano, sono una certezza e il professor Andrea Fanti ha sempre avuto fiducia in lui. Poi è avvenuto “l’incidente” e con il mondo del primario inizia a crollare anche quello del giovane medico. Che ci riserverà molte sorprese… Tra le storie che animano “Doc. Nelle tue mani” c’è anche quella di Lazzarini e nel suo camice ritroviamo Gianmarco Saurino, che abbiamo conosciuto in serie come “Che Dio ci aiuti” e “Non dirlo al mio capo”: «Del “mio” Lazzarini dovrete sempre ricordare che è bravo, sì, ma è un uomo con milioni di paure e di insicurezze, e con un segreto molto privato che lo agita. Sarà un tema forte nelle puntate che andranno in onda il prossimo autunno» rivela.
Gianmarco, in questi giorni interpretare il ruolo di un medico può essere pesante: sono tutti in prima linea…
«Certo, ma io non sono affatto stupito di fronte a quello che stiamo vedendo. Per prepararci abbiamo passato due settimane al Policlinico Gemelli di Roma e lì abbiamo visto la vita quotidiana di medici e personale sanitario. Ne sono uscito pensando che fossero davvero sottovalutati: chi sceglie di fare il medico lo fa per una vocazione infinita, più forte di ansie e paure. I medici sono eroi veri, non supereroi da fumetto».
Lei ha potuto conoscere Pierdante Piccioni, il medico che con la sua storia ha ispirato la serie “Doc - Nelle tue mani” (nel 2013 ha “dimenticato” tutto dei precedenti 12 anni in seguito a un incidente stradale)?
«Gli ho parlato, sì, ed è stata una cosa sconvolgente per il modo in cui ti ascolta: con le orecchie, gli occhi, il cuore e il cervello. È il vero medico, una persona che cerca di comprenderti meglio, per curarti meglio. E poi la storia della sua amnesia è incredibile: alla fine è la memoria che rende unico ciascuno di noi».
Invece la sua vocazione, Gianmarco, è il teatro…
«Eh, se avessi potuto avrei già aperto un mio teatro in provincia… È il mio pane quotidiano, mentre la tv è una sorta di valvola di sfogo. Quando mi hanno chiamato per “Doc” avevo alle spalle otto mesi di recite, con quattro spettacoli. Mi hanno proposto questi sei mesi di lavoro sul set e la prima cosa a cui ho pensato è stata che in fondo uno “stacco” ci voleva. Ma presto tornerò sul palcoscenico!».

Simona Tabasco è Elisa Russo, giovane e molto ambiziosa
Con una grinta come la sua non ci sono ostacoli che non vengano, presto o tardi, abbattuti. Simona Tabasco è diventata la dottoressa Elisa Russo, specializzanda di grandi ambizioni, con lo stesso piglio con cui l’abbiamo conosciuta e seguita nella divisa dell’agente Alex in “I bastardi di Pizzofalcone”. Ma di fronte al paragone la sicurezza sullo schermo si trasforma nell’eterno dubbio dell’attore: «Non so se Alex ed Elisa siano davvero così simili, perché io oggi non sono più quella che ha interpretato Alex. Piuttosto vorrei essere io, come donna, più forte nelle situazioni difficili».
Eppure Elisa sembra proprio decisa, pronta a tutto, sempre sicura di sé…
«Io non ho mai seguito nessuna serie ambientata nel mondo della medicina, quindi non avevo riferimenti. Al Policlinico Gemelli, invece, ho potuto osservare molto da vicino il lavoro di una vera specializzanda. Era al suo primo anno, eppure era già davvero utile in corsia: una ragazza molto sveglia, concreta, coraggiosa, con il sorriso sempre aperto di fronte ai pazienti… Purtroppo non mi ricordo il suo nome, ma spero proprio che tutte le caratteristiche positive di Elisa siano esattamente le sue».
La caccia al dettaglio è fondamentale per passare dalla realtà al set...
«Ecco, Elisa e io siamo unite da questa passione per i dettagli».
Ma lei, Simona, nella vita reale si affiderebbe più volentieri a un professor Fanti prima dell’amnesia o al “nuovo” Fanti?
«Elisa si fiderebbe sicuramente di più del vecchio professor Fanti, freddo e deciso, perché lo vedrebbe più simile a lei. In fondo lei è la “figlia” perfetta di un primario così, visto che segue il suo insegnamento parola per parola, anche nel tenere le distanze da tutti, pazienti e colleghi. Ma molto probabilmente anch’io farei questa scelta, perché nella vita apprezzo sempre molto la schiettezza. I fronzoli in generale non mi attirano e non mi piacciono. Quindi quando il medico parla, io ascolto, mi fido ed eseguo».

Raffaele Esposito è Marco Sardoni, cattivo e disperato
Eccolo, finalmente, il cattivo! Il motore primo e sostanzialmente unico di ogni disastro avvenuto nelle corsie di “Doc. Nelle tue mani” è il dottor Marco Sardoni. Questo amico “traditore” ha il volto di Raffaele Esposito, che non è affatto cupo e mediocre come il suo personaggio, anzi è un attore con una lunga e bella carriera teatrale, che con questa serie ha trovato il suo primo grande ruolo in tv.
Raffaele, lei è cattivissimo.
«Era uno sporco mestiere, ma mi ha divertito farlo. Però non sono un tagliagole! Sono travolto dalle vicende. Sono la persona sbagliata che nella situazione sbagliata dà la risposta sbagliata».
Dove ha tratto l’ispirazione per tanta fredda crudeltà?
«Robert Mitchum, in quel classico hollywoodiano del 1955 che è “La morte corre sul fiume”. Penso al suo finto predicatore e vero assassino, e vedo un animale da palcoscenico capace di essere spietato e seducente».
Parlando di palcoscenico e di amici che tradiscono, Sardoni ricorda lo Iago di “Otello”.
«Sì, ci ho pensato anch’io. Io sono uno scarsissimo utilizzatore di social network, ma mia sorella mi tiene aggiornato e mi dice che di Sardoni si parla malissimo. Così mi sono ricordato che nell’Ottocento un attore che faceva Iago fu ucciso con una fucilata mentre era in scena: uno spettatore aveva fatto giustizia».
Che cosa sta facendo in questi giorni di “quarantena”?
«Sono a Palermo e mi rivedo in tv con i miei due bambini. Non bado molto a me stesso, perché il vero spettacolo è guardare loro, la loro gioia e la loro sorpresa nel vedere il papà in tv e di fianco a loro. La mia avventura, però, è stata l’arrivo a Palermo…».
E quindi ce la deve raccontare…
«Il 7 marzo ero sul palcoscenico del grande teatro Barbican di Londra. Avevamo appena finito l’ultima replica della “Tragedia del vendicatore”, uno spettacolo del Piccolo Teatro di Milano in tournée europea, e abbiamo ricevuto la visita di Cate Blanchett e Ian McKellen (il Gandalf del “Signore degli anelli”, ndr). Era il momento dei complimenti, della festa, e ci hanno detto di correre in albergo: bisognava tornare subito in Italia. Non ho neanche fatto un selfie… D’altra parte, però, io i selfie non li so neanche fare, quindi mi basterà questo bel ricordo».