“Doc – Nelle tue mani”: tutti i segreti della serie-record

Luca Argentero, Matilde Gioli, il regista e i produttori ci raccontano i retroscena della fiction di Raiuno

Luca Argentero e Matilde Gioli
22 Ottobre 2020 alle 08:37

Quanto ci piace questa serie. E non solo per il sorriso di Argentero, la sua bravura e il talento del cast. Questo lo notiamo tutti, il giovedì sera, quando va in onda “Doc - Nelle tue mani”. E la conferma è arrivata anche dalla puntata in onda giovedì 15 in cui si riprendeva il filo del racconto dopo l’interruzione del lockdown. Oltre 7 milioni e mezzo di spettatori (29% di share) l’hanno guardata.

Quello che invece non si vede, ma che ha reso questo prodotto un grandissimo successo, è il lavoro che c’è dietro. I mesi di preparazione, i teatri di posa, le tecniche di ripresa particolari (per lo più con due camere a mano), il montaggio avvenuto in “smart working” in attesa di riaprire il set dopo il lockdown per girare le scene mancanti. Di questo abbiamo parlato con gli attori Luca Argentero e Matilde Gioli, con il regista Jan Michelini, e con Luca e Matilde Bernabei, rispettivamente amministratore delegato e presidente della Lux Vide, che hanno avuto il merito di scovare questa storia: «Tinni Andreatta (ex direttrice di Rai Fiction, ndr) ci disse che in Italia mancava una serie “medical” e ci chiese di fare qualcosa» spiega Luca Bernabei. «Così ci siamo messi a cercare finché abbiamo trovato il libro di Pierdante Piccioni. Dalla sua storia, con lui e un gruppo di creativi, siamo partiti per creare “Doc”».

A scuola dai veri medici
Prima di girare, c’è stato un lungo lavoro di preparazione. Il regista ha deciso che per entrare nella parte gli attori dovevano affiancare un medico vero. «È un lavoro chiave in un progetto così. In un “medical” c’è bisogno che gli attori facciano un’esperienza reale in ospedale. Così li ho portati al Gemelli di Roma e ogni attore ha affiancato un dottore che somigliasse al personaggio che avrebbe interpretato. Anche i medici veri li ho scelti io» ci spiega Jan. Matilde Gioli conferma: «Ho affiancato per un mese una dottoressa che somigliava molto a Giulia. L’ho osservata sia dal punto di vista tecnico che umano. Ci vedevamo un paio di volte alla settimana in ospedale, ma poi siamo uscite anche a cena perché siamo diventate amiche». Gli attori hanno poi imparato a fare le punture sui manichini, a usare un defibrillatore, hanno frequentato un corso di rianimazione e sono entrati persino in sala operatoria per assistere a un piccolo intervento. L’unico a vacillare è stato Argentero: «Al primo taglio si è abbassato un attimo per prendere fiato con la scusa di guardare sotto» ricorda ridendo il regista. Nessun paziente ha però riconosciuto gli attori perché, oltre a rimanere defilati, avevano la mascherina.

Tra Milano e Roma
Le riprese si sono svolte tra Milano, Roma e i teatri di posa di Formello. In particolare gli esterni della casa di Argentero sono di un vero appartamento di Milano, zona City Life, mentre quelli dell’ex moglie sono di una casa in zona Gae Aulenti. Gli esterni milanesi sono stati girati tutti in una volta. Gli interni delle case invece sono stati ricreati a Roma nei teatri di posa. Come pure l’ospedale, ricostruito sul modello del Campus Bio-medico di Roma che ha fornito le tecnologie e “prestato” il nuovo reparto di rianimazione dove si risveglia Fanti dopo il coma: «È stata la prima scena che abbiamo girato, perché poi il reparto è stato inaugurato» racconta Jan. «Ma l’ospedale che abbiamo creato io e lo scenografo, una volta terminato e arredato con i macchinari e i letti, era perfettamente funzionante. E poi ho voluto anche il cortiletto che si trova al suo interno: il cielo è fatto di tubi a led orientabili, come la luce del sole».

La gioia di riprendere
Quando il set è stato bloccato per il lockdown, mancavano pochi giorni alla fine delle riprese. Ma in attesa di tornare sul set, tutti gli episodi sono stati montati, lasciando dei “buchi” qua e là, come un puzzle, da riempire con le scene che mancavano. «Una volta finito l’isolamento, siamo tornati subito a girare. Siamo stati il primo set in Europa ad aprire e a sperimentare i protocolli di sicurezza» spiega Argentero. «Dopo 21 giorni, ci siamo abituati alle mascherine e giravamo al motto: “Motore, tampone, azione!”» ricorda l’attore. Sul set però l’atmosfera è rimasta bella. «Finito di girare mettevamo subito la mascherina, mangiavamo da soli e non potevamo parlare tra di noi, ma era così grande la gioia di rivedersi che ci siamo accontentati» aggiunge la Gioli, che spiega come la seconda fase sia stata più intensa della prima: «La sveglia suonava sempre alle 5.30 e finivamo verso le 18, ma giravamo molte più scene» conclude l’attrice. Tanta fatica però è stata ripagata. «In Spagna e Portogallo la serie ha avuto un enorme successo e stiamo trattando con Francia e Inghilterra. In più c’è un accordo per girarne una versione per gli Stati Uniti con un cast americano: sarebbe la prima volta per una serie italiana» spiega Matilde Bernabei, che ci lascia con una buona notizia: «Noi stiamo già lavorando alla sceneggiatura della seconda stagione. Ora l’ultima parola spetta alla Rai».

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