Felice per il successo della fiction, il protagonista dice a Sorrisi: «Basta con l’etichetta di “duro”: stavolta ho imparato a mostrare anche le mie fragilità»
«Ogni lunedì mi sveglio contento per i messaggi e i complimenti che arrivano» dice Francesco Arca. Il protagonista di “Resta con me” ha tutte le ragioni per essere soddisfatto: la domenica sera (le ultime due puntate andranno domenica 2 e lunedì 3 aprile) la serie di Rai1 incolla ai televisori più di tre milioni di persone. Abbiamo provato, insieme a lui, a capire il perché...
Francesco, che cosa piace di “Resta con me”?
«Penso che il pubblico si sia innamorato dei protagonisti. Alessandro, il mio personaggio, e Paola (Laura Adriani) sono due genitori imperfetti, in piena crisi, con una grande voglia di aiutare il bambino che è stato affidato loro. Lo trattano da grande, persino con crudezza, come nella scena in cui Alessandro gli racconta come è stato ucciso il padre. In quanto a Mario Di Leva, che interpreta il piccolo Diego, è una forza della natura. Quando ero incavolato per i contrattempi che accadono su un set era lui a dirmi: “Fratello, ma che fai? Pensa alle cose importanti!”».
Lei come ha vissuto questo set?
«Girare lontano dalla mia famiglia per mesi, immerso nella Napoli notturna, è stata un’esperienza terapeutica. E il personaggio di Alessandro mi ha aiutato a tirar fuori anche le mie fragilità personali. A me non piace quando mi appiccicano l’etichetta di “duro”, vorrei saper mostrare e far amare anche le debolezze di un uomo, e questo nel personaggio c’è. In generale per me i set vanno sempre oltre l’esperienza professionale: mi cambiano proprio la vita. Lavorare con Ferzan Ozpetek, per esempio, mi ha insegnato a riconoscere e mostrare i sentimenti. E quando ho girato in Tunisia la serie “Promesas de arena”, mi sono innamorato della cultura araba».
A proposito di bambini da aiutare: l’abbiamo vista in uno spot a sostegno dei rifugiati.
«Sono un portavoce dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati. È il mio modo di seguire gli insegnamenti di papà, che ho perso troppo presto. Lui diceva che bisogna fare qualcosa per gli altri, ognuno a modo proprioo. Vorrei anche visitare i campi profughi nel mondo».
Lei è un grande viaggiatore.
«Dall’età di 18 anni ho vissuto con lo zaino in spalla. Ho una “fissa” per l’Africa. E ora vorrei portare i miei figli in Giappone».
E con la nostalgia di casa come la mettiamo?
«Sa qual è il mio trucco per vincerla? Cucinare. Ogni volta che tornavo rompevo le scatole a mamma e nonna perché mi insegnassero a fare lo stracotto alla fiorentina o il ragù. Ora quei sapori mi fanno sentire a casa».
Allora potrebbe partecipare a un programma come “MasterChef”.
«Per carità, mi viene ansia solo a guardarlo! Non potrei mai cucinare con il cronometro che ticchetta. A me piace la convivialità, anche mentre sono ai fornelli: una chiacchiera, un sorso di vino... e il piatto è pronto».
Sono ormai lontani i tempi del tronista di “Uomini e donne”?
«Sì, anche se non rinnego nulla del mio passato. Però avevo poco più di vent’anni, ora ne sono passati altri 20 e mi sono accorto che la diretta televisiva non è il mio mondo. Mi mancano la battuta pronta e il gusto di improvvisare. Invece come attore ho il tempo di prepararmi, studiare il copione e dare il meglio di me. E così su ogni set imparo qualcosa di nuovo. Sì, questa ormai è la mia strada».
«Ho grande fiducia nel suo talento»: il produttore Carlo Degli Esposti incorona Arca. E per il futuro annuncia...
Carlo Degli Esposti, che con la sua Palomar ha prodotto “Resta con me”, assicura: «Per Francesco Arca ho rivissuto le stesse emozioni che avevo provato oltre 20 anni fa quando scegliemmo Luca Zingaretti per “Montalbano”».
Che tipo di emozioni?
«Una grande fiducia nel talento di un attore che è già cresciuto molto e continuerà a farlo. Ha ampiezza espressiva, e il pubblico se ne è accorto. Lui è uno dei punti di forza di questa serie».
E gli altri?
«Sicuramente la scrittura di Donatella Diamanti e della sua squadra, che hanno creato un “torciglione di generi” in cui poliziesco e sentimentale si mescolano con perfetto equilibrio. E poi le interpretazioni di Laura Adriani e del piccolo Mario Di Leva, che con Arca hanno creato l’atmosfera di una vera famiglia».
Ci sarà un seguito?
«Lo stanno già scrivendo».
E intanto cosa proporrà la Palomar?
«A fine primavera cominceremo le riprese di “Il conte di Montecristo” tra Italia, Malta e Francia. Ad Atene invece gireremo le avventure del commissario Kostas Charitos, tratte dai romanzi di Petros Markarīs, “il Camilleri greco”: protagonista Stefano Fresi. Ma proporre cose nuove è difficile perché, paradossalmente, i nostri titoli vanno troppo bene e tutti ci chiedono di proseguire con le serie già amate!».
Per esempio?
«Stiamo lavorando ai nuovi episodi di “Màkari”, “Studio Battaglia”, “I delitti del BarLume”. E intanto siamo a caccia delle nuove guest-star per la seconda stagione di “Call my agent - Italia”: presto annunceremo i nomi».