Francesco Scianna: «Ringrazio i miei amici avvocati»

L’antagonista di Vittoria Puccini nella serie di Canale 5 "Il processo" rivela come è diventato un legale credibile (e... spietato)

Francesco Scianna in "Il processo" è l’avvocato Ruggero Barone e rappresenta la difesa
6 Dicembre 2019 alle 09:20

«Francesco, ci prometta di non cambiare e di rimanere così umile anche dopo “Il processo”». Lui sorride e risponde: «In realtà ho già girato altre fiction!». Inizia così la conversazione con Francesco Scianna, protagonista insieme con Vittoria Puccini dell’appassionante serie tv in onda il venerdì sera su Canale 5.

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L’attore interpreta Ruggero Barone, un penalista ambizioso e spregiudicato che difende una donna ricca e potente (interpretata da Camilla Filippi) a processo per l’omicidio di una giovane. L’accusa è rappresentata dall’agguerrito pubblico ministero Elena Guerra, interpretata dalla Puccini.

Scianna, dicevamo della notorietà. Lei è diventato famoso grazie al film “Baarìa” di Giuseppe Tornatore, poi è entrato nel mondo della fiction e ora è protagonista di “Il processo”. Le piace essere fermato per strada?
«Sono contento di ricevere i complimenti dalle persone che apprezzano il mio lavoro, che amano i personaggi che interpreto. Ma la popolarità non intacca la mia natura che rimane sobria. La soddisfazione credo sia quella di lavorare sodo e aumenta quando ricopri un ruolo importante in progetti di qualità. La ricompensa è alta proprio perché sai quanta fatica, dedizione, impegno ci sono stati prima».

Lei ha l’aria di essere una persona schiva...
«Tutt’altro. Sono disponibile con chi mi chiede una foto e scambio volentieri due chiacchiere con chi ha voglia di farmi delle domande».

La sua bellezza è tipicamente mediterranea. Non a caso è stato scelto per le campagne pubblicitarie di Dolce&Gabbana. Lei, guardandosi allo specchio, come si percepisce?
«La carriera di un attore deve poggiare su altre fondamenta: sul talento, sulla professionalità. Il nostro aspetto fisico ci porta verso determinati ruoli nel senso che registi e produttori partono anche da quello per assegnarti dei personaggi. Io mi sono concentrato più sulle mie qualità attoriali che sull’esteriorità, che vivo con leggerezza e tranquillità».

C’è qualcosa del suo aspetto fisico che cambierebbe volentieri?
«Direi i capelli. Li vorrei lisci… (sorride)».

Be’, ne “Il processo” il taglio è impeccabile ed elegante, proprio come il suo personaggio.
«Già, Ruggero è ambizioso e ha un grande bisogno di rivalsa per un torto ricevuto in passato dalla sua famiglia. Subisce il fascino della sua assistita, bella e determinata, che proviene da un ambiente importante e potente».

Si è ispirato a qualche avvocato famoso per rendere più credibile il suo personaggio?
«Mi sono confrontato con alcuni penalisti che mi hanno ribadito la chiave per ottenere il migliore risultato: portare avanti la propria difesa in modo freddo, sempre con professionalità e competenza. La minor pena, in taluni casi, può essere già una vittoria».

In tv è alla ricerca della verità. Nella vita, riesce a riconoscere i bugiardi al primo sguardo?
«I miei amici mi fanno spesso notare che riesco a leggere quello che gli altri vogliono nascondere, con riferimento ai loro stati d’animo. In linea di massima è difficile che qualcuno riesca a ingannarmi».

Qual è il suo senso di giustizia?
«Tutte le forme di ingiustizia mi indispongono. Ho sempre sostenuto i deboli. C’è un episodio che descrive bene il mio temperamento: da piccolo giocavo a tennis e provavo tenerezza e dispiacere quando il mio avversario perdeva».

Durante le riprese della serie di Canale 5 c’è un aneddoto che ama ricordare?
«Per la prima volta ho avuto un’esplosione di rabbia sul set, perché non riuscivo a recitare una battuta. Sono arrivato persino a scaraventare a terra la borsa del mio personaggio nella scena in cui tentava di ricostruire il torto subito dalla sua famiglia. Era il giorno del mio compleanno (il 25 marzo, ndr) ed ero arrabbiato con me stesso perché ero convinto di non avere dato il massimo. Poi mi sono rasserenato e in serata ho festeggiato con la mia fidanzata (di cui, per riservatezza, non vuole parlare, ndr)».

Si dice che un attore riesca a entrare in empatia con i propri personaggi se la sua vita è stata ricca di esperienze e grandi passioni. Com’è stata la sua adolescenza?
«Da ragazzino ero tranquillo, timido ed è forse per questo che mi sono avvicinato alla recitazione. A 15 anni, mentre frequentavo il Liceo, avevo già deciso di iscrivermi all’Accademia. Ho avuto genitori fantastici che hanno ascoltato i miei bisogni e sostenuto le mie scelte. In questo mi ritengo molto fortunato».

A proposito di passioni, le sue quali sono?
«Suono tutti gli strumenti tranne quelli a fiato. Mio zio era un eccellente organista. Ascoltandolo, mi sono avvicinato alla musica e ne sono rimasto affascinato. Un’altra passione della mia vita è la pesca, che è legata a un grande amore: il mare».

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