Gabriel Garko e Adua Del Vesco: il nostro amore oltre la fiction

I due protagonisti di «Non è stato mio figlio» raccontano in esclusiva a Sorrisi la loro storia

Gabriel Garko e Adua Del Vesco  Credit: © Massimo Brugè
16 Marzo 2016 alle 14:37

Aguardarli insieme, sorridenti e complici, Gabriel Garko e Adua Del Vesco (all’anagrafe Rosalinda Cannavò), sembrano una coppia «normale». Invece nel loro amore non c’è nulla di ordinario. A partire dal fatto che si sono conosciuti e innamorati sul set della nuova fiction di Canale 5 «Non è stato mio figlio» (al via il 15 marzo), nella quale interpretano... due innamorati.

Curiosità: che effetto fa chiamarsi anche nell’intimità con i rispettivi nomi d’arte?
GABRIEL: «Dario Oliviero è stato cambiato ufficialmente in Gabriel Garko, che ormai è il mio vero nome».
ADUA: «È con quei nomi che ci siamo conosciuti sul set. Ormai solo per la mia famiglia sono Rosalinda, per tutti gli altri sono Adua. Ho deciso di cambiare nome perché ai provini, quando leggevano Rosalinda Cannavò, lo trovavano un po’ provinciale. Allora ho inventato un nome che ricorda le dive del passato».

Vi vedremo insieme per otto puntate in «Non è stato mio figlio», la fiction che vi ha fatto innamorare...
GABRIEL: «Mamma mia, tutta quest’attenzione alla nostra storia! Non mi piace raccontare di noi, è come aprire la porta di casa mia al mondo intero. Lei farebbe entrare chiunque?».

No. Però non sono la protagonista di una fiction e nella vita non ho una storia con il mio partner sul set. È naturale che il pubblico sia curioso.
GABRIEL: «Lo capisco. Allora faccio un’eccezione solo per Sorrisi. Cosa vuole sapere?».

Potremmo cominciare dall’inizio...
GABRIEL: «E pensare che all’inizio Adua mi era antipatica. Era un po’ altezzosa, quasi scostante. Poi ho capito che era solo timida, l’ho conosciuta e le cose sono andate meglio. Ma la nostra storia è cominciata dopo le riprese del film».

Avevate lavorato insieme in «L’onore e il rispetto», «Il peccato e la vergogna» e «Rodolfo Valentino La leggenda». Vi conoscevate già?
ADUA: «Io sono una fan di Gabriel da sempre: lo seguivo in tv, mi piaceva come attore e come uomo e desideravo arrivare un giorno a lavorare con lui. In realtà nelle tre fiction precedenti non ci siamo mai incrociati sul set: pensi che delusione. Poi finalmente è arrivata “Non è stato mio figlio”. Ricordo ogni secondo della nostra prima scena insieme, la notte precedente non ho dormito per l’emozione».

Quale scena era?
ADUA: «Eravamo seduti al tavolino di un bar e davanti a una tazza di caffè lui mi confessava cose importanti. Avevo le farfalle nello stomaco. Gabriel ha provato a mettermi a mio agio, e mi ripeteva: “Stai tranquilla, immagina che siamo solo io e te”. Ecco, appunto…».

Chi sono i vostri personaggi?
GABRIEL: «Io sono Andrea Geraldi, un giovane imprenditore di buona famiglia, un uomo perbene che deve far fronte al fango che gli viene rovesciato addosso. E sul fango addosso sono campione nazionale! (ride). Andrea si ritrova con una pistola in mano e non sa nemmeno come tenerla. Mentre finora i miei personaggi non solo sapevano come maneggiare un’arma, ma non si facevano scrupoli a utilizzarla...».
ADUA: «Io sono Nunzia, una ragazza che dopo il suicidio del padre per mantenere la famiglia si ritrova a lavorare in un night club dove fa spettacoli: canta e balla in abiti succinti. Molto succinti. Nunzia è una ragazza dall’animo pulito. E Andrea si innamora proprio della sua purezza».

E Gabriel di cosa si è innamorato?
GABRIEL: «Della semplicità di Adua. Non mi piacciono le donne costruite: non voglio addormentarmi con una donna e svegliarmi con un’altra, nel senso che non amo le ragazze che si mascherano con il trucco».

Adua, che cosa l’ha fatta innamorare di Gabriel?
ADUA: «La sua generosità. E il fatto che sembra un uomo d’altri tempi».

Che cosa intende?
ADUA: «Ha attenzioni che oggi gli uomini non hanno. Aprire la portiera dell’auto, versare l’acqua o il vino nel bicchiere a tavola, piccoli gesti che ti fanno sentire importante. E poi è protettivo. Ha più esperienza di me e cerca di evitarmi situazioni difficili».  

Adua, sa di essere una donna invidiatissima, vero?
ADUA: «Sì, ma non ci penso. Non mi faccio condizionare dal parere degli altri».

È gelosa?
ADUA: «Il giusto. So che Gabriel è un uomo affascinante che piace a parecchie donne e mi reputo fortunata».

Gabriel, lei che tipo di corteggiatore è?
GABRIEL: «Non esiste soltanto un modo di corteggiare. Sarebbe brutto se avessi una scatola dalla quale tirare fuori ogni volta gli stessi ingredienti. È anche svilente per la donna che si ha accanto: ognuna merita l’attenzione che le è dovuta».

Chi cucina a casa?
GABRIEL: «Andiamo spesso fuori».
ADUA: «In generale io vado a fare la spesa e Gabriel cucina: lui è più bravo di me, è un mago nei risotti».

Il piatto che le prepara per coccolarla?
ADUA: «La carbonara, ne vado matta».

Quali passioni avete in comune?
ADUA: «Il cinema: facciamo scorpacciate di film. E gli animali: io in Sicilia ho tre cani e due gatti. Casa di Gabriel sembra uno zoo: cinque cani e tre gatti».   
GABRIEL: «Poi c’è Othello, il mio cavallo. Quando voglio rilassarmi vado al maneggio e mi prendo cura di lui. Ne ho altri sei che tengo liberi in grandi spazi, a fare “vita da cavalli”, com’è giusto che sia».

Per cosa vi capita di litigare?
GABRIEL: «Solo per quello che lei si lascia scappare con i giornalisti. È uno dei motivi per cui non amo le storie pubbliche: se viene detta o scritta la parola sbagliata io poi mi infastidisco. Ci sono già passato».
ADUA: «Come tutte le coppie ci sono i piccoli battibecchi su cose stupide, che evaporano dopo poco».

Siete felici in questo momento?
GABRIEL: «Molto, in teoria. C’è stato Sanremo, il lavoro va bene, ho una compagna che mi piace. Ma io non riesco mai a godermi fino in fondo tutto quello che vivo».
ADUA: «Moltissimo».

Adua, cosa le hanno detto i suoi genitori di Gabriel?
ADUA: «“Se tu sei felice per noi va bene. L’importante è che rispetti te stessa, gli altri, e che vivi serena”».

L’hanno conosciuto?
ADUA: «Ancora no. Loro vivono a Messina».

Lo conosceranno?
ADUA: «Spero presto».

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