Gigi Proietti torna in tv in «Una pallottola nel cuore 2»

L'attore riveste i panni del giornalista-detective nella seconda stagione della fiction in onda dal 5 aprile

Gigi Proietti
3 Aprile 2016 alle 06:00

«Eccomi qua, per fortuna ora sto bene. Ho avuto un’influenza terribile che mi ha messo ko per diversi giorni. Allora, di che cosa vogliamo parlare?››. Gigi Proietti scherza, come al solito. Sa benissimo che parleremo di «Una pallottola nel cuore 2», la seconda stagione della fiction dove veste i panni di Bruno, cronista d’esperienza e detective per hobby, al via martedì 5 aprile su Raiuno. Siamo nel suo studio, nel quartiere Prati di Roma, a poche centinaia di metri dalla sede Rai di viale Mazzini. Tra uno squillo di telefono e uno di citofono, Proietti inizia la nostra chiacchierata con un’anticipazione: ‹‹Stavolta uno dei protagonisti sarà proprio la pallottola che dà il nome alla serie››.

Scusi, in che senso la pallottola diventa protagonista?
«Il proiettile di cui parliamo naturalmente è quello che Bruno ha nel petto da tanti anni. Non ha mai saputo chi gli ha sparato, ma ora arriva qualcuno che sostiene di saperlo. Così, ai casi irrisolti su cui indaga, si aggiunge anche il suo».

Ma, sul piano personale, Bruno ha anche qualcos’altro di irrisolto...
«Il rapporto con sua figlia Maddalena, certo. Stavolta, però, Bruno le dirà la verità. E Maddalena scoprirà di avere un padre proprio mentre il suo matrimonio è in crisi. Come vede, anche stavolta ne abbiamo un po’ per tutti i gusti. Si ride molto e anche i gialli sono notevoli. Con Marco Marzocca, poi, che interpreta il fotografo Fiocchi, ormai siamo rodati, sembriamo Don Chisciotte e Sancho Panza. Diciamo che gli ingredienti per una fiction adatta a Raiuno ci sono tutti, forse anche qualcosa in più».

Un po’ di giallo, un po’ di rosa e Gigi Proietti: praticamente la ricetta del buon vecchio «Il maresciallo Rocca».
«Anche lì c’eravamo divertiti tanto e avevamo fatto divertire il pubblico. Oggi direi che il posto di Rocca è stato preso da “Don Matteo”. Un carabiniere e un prete: sono questi, assieme ai medici, i personaggi che funzionano meglio. Un giornalista è un’anomalia e proprio per questo mi piace il mio personaggio».

Nella fiction recita anche sua figlia Carlotta.
«Lei lavora in teatro già da anni. Sul set le ho dato solo qualche piccolo consiglio, ma non ne ha bisogno, è brava».

A proposito di teatro, sta lavorando alla nuova stagione del Globe Theatre di Roma?
«Un’altra scommessa vinta. L’anno scorso abbiamo avuto più di 50mila spettatori: giovani che vanno a teatro a vedere Shakespeare, un’impresa al limite dell’impossibile. In Italia ce ne dovrebbero essere almeno dieci di teatri così. E io non ho mai recitato, ho fatto solo una regia di “Romeo e Giulietta”, quindi non si può dire che il pubblico venga per me».

La vedo davvero soddisfatto.
«E vuole sapere un segreto? Lo abbiamo costruito in soli quattro mesi. Gli anticorpi della città non hanno fatto in tempo ad accorgersene». È una critica a Roma? «La amo, è la mia città. L’ho scelta anche nella professione, su suggerimento di Ugo Gregoretti che mi disse: “Perché non diventi l’attore di Roma?”. Ora però è agonizzante, figuriamoci se ha il tempo di pensare al teatro».

Sta per arrivare un nuovo sindaco.
«Già, e ho deciso che non voterò chi mi dice quali sono i mali di Roma, li conosciamo da troppo tempo. Se vuoi il mio voto, dimmi qual è il tuo progetto e quale sarà la tua squadra».

Parlando di squadra con lei…
«Viene in mente anche la Roma, lo so. Sono un ammiratore di Spalletti da quando è stato qui per la prima volta, doveva arrivare prima. Mi auguro che, con lui, si vada avanti a lungo. Daje Roma!».

Non le chiedo se ci sarà “Una pallottola nel cuore 3” perché è presto. Ma il bis come giudice a “Tale e quale show” lo farebbe?
«Ancora non mi ha chiamato nessuno. È stata un’esperienza molto divertente, a parte i voti che sono un macello. Sono tutti bravi, dovresti dare solo il voto più alto. Per la terza stagione di “Una pallottola nel cuore” non lo so, se ne parla, ma sarebbe un grande impegno. Io, poi, penso a sette-otto cose insieme e poi fatico anche a seguirne una sola. Vedremo. La verità è che sono come Greta Garbo, ho fatto tutto! E come si dice a Roma, ora vivo la fase del “meno se fa e mejo è”. Mi sa che s’è capito, vero?».

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