Dopo sei anni la “Regina di Palermo” torna in libertà e il suo desiderio ora è quello di riprendersi il figlio Leonardino. Inizia così la seconda stagione della fortunata serie figlia di “Squadra antimafia”, al via mercoledì 18 settembre su Canale 5
Le porte del carcere si aprono. Dopo sei anni la “Regina di Palermo” torna in libertà e il suo desiderio ora è quello di riprendersi il figlio Leonardino. Inizia così la seconda stagione di “Rosy Abate” (interpretata da Giulia Michelini), la fortunata serie figlia di “Squadra antimafia”, al via mercoledì 18 settembre su Canale 5.
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Leonardino però è ormai un ragazzo di quasi 18 anni che vive a Napoli in una casa famiglia, innamorato della figlia del boss Antonio Costello che lo considera come un figlio: il futuro erede dei suoi affari. Situazione che, ovviamente, Rosy non è disposta ad accettare. E il percorso di riavvicinamento tra madre e figlio si rivelerà tortuoso e pieno di imprevisti.
Giulia, come è stato ritrovare Rosy dopo due anni?
«È passato del tempo, ho “rimuginato” parecchio. Lei è come se non se ne andasse mai. La lascio stare ma poi la ritrovo nei meandri della mia testa, perché in fondo è stata lì per così tanto tempo… Ma questa volta è stato diverso».
Come mai, ci può spiegare?
«È diverso il suo modo di interagire con la realtà. È una Rosy maturata, più adulta. Una madre che si confronta con un figlio adolescente, che ha lasciato bambino e che ora non riconosce più. Leonardo ormai ha una sua personalità, non è più un’idea da inseguire ma un mondo con cui confrontarsi. L’incontro con il figlio è per Rosy una catarsi».
Una nuova Rosy Abate, dunque.
«In un certo senso sì. Ma quando ho rimesso i suoi panni, durante i mesi di riprese, ci sono stati giorni buoni e giorni di rigetto. È un personaggio che ormai abbiamo raccontato da tutti i punti di vista e non era facile trovare lati inediti da rivelare. Però va bene così. È un personaggio al quale io sono profondamente legata. Mi ha dato tanto, mi ha fatto imparare molte cose. È un pezzo di vita che si è costruito con me e che mi porto dentro».
La prima stagione di “Squadra antimafia” è andata in onda nel 2009… sono dieci anni.
«Ecco, è una decade. Direi che è sufficiente… (ride)».
Se lo aspettava che Rosy sarebbe andata così lontano, addirittura al punto di avere uno spin-off dedicato a lei?
«No, assolutamente. E questo mi ha reso orgogliosa di averla interpretata. L’idea che questo personaggio sia rimasto in piedi così a lungo mi lusinga e mi riempie di gioia, perché vuol dire che in questi anni è stato fatto un lavoro che ha interessato il pubblico. Sono felicissima di come è andata. Poi certo, in dieci anni, soprattutto dopo tanti mesi sul set tutti i giorni, senza il tempo per staccarti da lei… Insomma hai voglia di fare anche altro».
Rosy sembra un’amica che la fa arrabbiare, a cui però vuole bene…
«È così. È un’amica e una nemica, un “odi et amo” continuo. Ma questo arriverà a una fine, troveremo pace (ride)».
Alla fine di questa seconda stagione?
«Per quello che mi riguarda sì. Anche per recuperare il mio nome (ride)».
Cosa intende?
«Le persone per strada ormai mi chiamano Rosy Abate. Nessuno sa come mi chiamo realmente…».
La prima puntata della nuova stagione la guarderà con gli amici?
«Sì, e come al solito nessuno seguirà la puntata e finirà tutto in caciara. Si commenta, si ride anche quando non ci sarebbe proprio niente da ridere...».
Dopo Palermo, questa stagione è ambientata a Napoli.
«Città meravigliosa, piena di persone fantastiche, con un’atmosfera unica. Un’atmosfera che sento familiare perché i miei genitori sono di quella zona. Si può dire che io abbia un cuore napoletano per metà».
Terminato l’impegno con “Rosy Abate”, quali avventure professionali l’aspettano?
«Non ce ne sono. Non farò nulla. Lo so, fa riflettere ma è la verità. Mi dedicherò all’entrata in quarta ginnasio di mio figlio (Giulio, avuto a soli 19 anni, ndr), che per adesso è la cosa sulla quale mi devo focalizzare. Al lavoro non ci penso».
E a Rosy?
«Diciamo che a lei non ci penserò per un bel po’ di tempo!».