La serie prodotta da Lux Vide, società del gruppo Fremantle, segna la “promozione” dell’ex Miss Italia a protagonista femminile
Il cellulare suona a vuoto. Giusy Buscemi non risponde. Dopo mezz’ora mi richiama mortificata e mi spiega che ha avuto un contrattempo con uno dei tre figli, che sento chiacchierare all’altro capo del telefono, mentre parliamo di “Un passo dal cielo 7”. La serie prodotta da Lux Vide, società del gruppo Fremantle, segna la “promozione” dell’ex Miss Italia a protagonista femminile: «In realtà la protagonista è la montagna, le ho “ceduto” volentieri questa responsabilità» dice ridendo.
Diciamo allora che lei è la seconda protagonista.
«Come umana, sì. Porterò un punto di vista femminile sia nelle indagini sia in famiglia. Manuela Nappi e il fratello, il vicequestore Vincenzo, faranno un duetto carino, giocheranno a essere il poliziotto buono e quello cattivo: lui usa toni diretti, lei l’empatia. Quest’anno poi c’è questa cosa bellissima: Manuela ha imparato a usare la prossemica: grazie ai movimenti e al linguaggio del corpo, capisce quello che le persone cercano di nascondere».
L’abbiamo lasciata giovane agente, ora la ritroviamo ispettrice. Cosa è successo nel frattempo?
«Manuela è tornata a Belluno, dove ha fatto dei corsi di aggiornamento ed è salita di grado. Ma le succede un fatto importante che le cambia profondamente la vita, un segreto che la riporterà a San Vito di Cadore».
Tra le new entry c’è l’attore Leonardo Pazzagli, uno scultore vedovo con cui avrà un rapporto stretto. Che cosa può anticiparci?
«Posso dire che lui è legato al segreto che mi porto dietro. E poi ci sarà Nathan (Marco Rossetti) che ha vissuto per anni fra i monti senza avere contatti umani. L’obiettivo di Manuela sarà aiutarlo a riconciliarsi con gli altri umani mentre lui la aiuterà nelle indagini grazie al suo talento particolare nel capire la natura. D’altronde vive con l’orsa che l’ha cresciuto...».
Scusi, vuol dire che avete girato con un orso vero?
«Sì. Per quanto fosse buonissima, era inquietante. Abbiamo concentrato le scene con lei in due giorni».
Cosa ha imparato ad apprezzare della montagna?
«Sono una donna di mare che per vent’anni è sempre andata in vacanza al mare. La montagna l’ho scoperta solo grazie a “Un passo dal cielo”, ci sono tornata anche da mamma e ho visto come lì si stia bene a ogni età. Da lei impari un modo di vivere diverso, che ha i suoi ritmi».
Da siciliana doc preferisce il cous cous o apprezza anche i canederli?
«Essendo i cibi montani calorici, sono stati di grande sostegno quando c’era da camminare tanto. Da vera buongustaia, aperta a tutta la cucina, è stato interessante scoprire tanti piatti nuovi. Per esempio, la polenta con le spuntature (le costine, ndr) è una ricetta che ho fatto mia».
Il suo terzo bambino Elia Maria è nato il 31 luglio scorso: come ha fatto con le riprese iniziate un mese dopo?
«Il 22 agosto eravamo in montagna con tutta la famiglia. I due grandi (Caterina Maria, 5 anni, e Pietro Maria, 3, ndr) per due mesi sono andati a scuola lì e si sono integrati benissimo. Ho potuto contare sull’aiuto di una tata che è stata con il piccolo e di una ragazza che portava i grandi a scuola. Io cercavo di scappare tra un set e una prova trucco».
E l’allattamento?
«Allattavo prima di andare sul set e nella pausa pranzo in camerino mi tiravo il latte che poi Simone, un ragazzo stupendo, portava a casa dalla tata. Dopo due mesi e mezzo siamo tornati a Roma per girare gli interni ed è stato tutto molto più comodo».
Di notte il piccolo la faceva dormire?
«È stata una questione di organizzazione, non potevo permettermi di non dormire. La tata faceva le notti e mi aiutava con gli orari più critici. Avevo la sveglia alle 5 e davo la prima poppata, la sera mi tiravo il latte per quella delle 3. Sono riuscita a organizzarmi perché essendo il terzo figlio tante cose le avevo già sperimentate».
Gli altri due bimbi come hanno vissuto queste novità?
«Erano loro a richiedere più attenzioni, per fargli capire che niente era cambiato e gestire le loro gelosie. Tornavo a casa stanchissima, ma “l’ammucchiata” di noi tre mi ricaricava. Mio marito (il regista Jan Michelini, ndr) era su un altro set ma veniva nei fine settimana a trovarci».
Vedendo i nomi dei suoi figli, si intuisce che è devota alla Madonna.
«Da cristiana ho una particolare devozione per Maria e insieme con mio marito abbiamo scelto di dare come secondo nome il suo, nella speranza che li protegga».
A maggio inizieranno le riprese di “Doc 3”. Sarà ancora la psicologa Lucia Ferrari?
«No, non sarò più in questa serie ma a metà aprile ne inizio una nuova, come protagonista, che mi riporterà in Sicilia, nella zona orientale. Anche per questo nuovo lavoro mi porterò i bimbi e sto impazzendo per definire i dettagli. Per fortuna ci saranno i nonni che mi aiuteranno».
Il 13 aprile festeggerà 30 anni. Che regalo vorrebbe farsi?
«Sto cercando di organizzare una festa a tema, molto leggera, con amici e musica, anche per avere un po’ di sana distrazione. E poi ho tanti progetti con mio marito legati ai terreni in Sicilia dove abbiamo iniziato la coltivazione dell’avocado. Vorrei fare un corso per diventare imprenditrice agricola. Papà è impiegato all’Assessorato all’agricoltura, ma è anche un esperto e per anni abbiamo raccolto tutti i prodotti delle nostre terre, insieme con cugini e fratelli. È un’esperienza di condivisione».
Dove ha appeso l’attestato di laurea in Lettere, conseguita a gennaio?
«Non l’ho ancora ritirato! Non ho avuto tempo, ho solo l’esito online. Essendomi da poco trasferita nella nostra nuova casa a Roma, devo ancora organizzarmi».
Che cosa la fa sentire a... un passo dal cielo?
«Mangiare un gelato al cioccolato con mio figlio. Lo faremo tra poco. Cerco sempre di ritagliarmi degli spazi, io da sola, con ognuno di loro».