Il commissario Maltese: «Ecco la mia squadra di poliziotti»

Nella fiction di Rai1 Kim Rossi Stuart fa centro con il suo personaggio. E qui ci presenta i suoi collaboratori

10 Maggio 2017 alle 16:16

C̕è un nuovo eroe solitario, ma non troppo, nel palinsesto di Raiuno. Si chiama Dario Maltese ed è il protagonista di «Maltese - Il romanzo del commissario», la serie poliziesca ambientata nella Trapani degli Anni 70 che ha debuttato l’8 maggio (la seconda puntata va in onda il 10). A interpretarlo, Kim Rossi Stuart, che con un paio di folti baffi scuri fa dimenticare le sue origini olandesi riuscendo davvero credibile nei panni di siciliano, seppure di ceppo normanno. Al suo fianco, una squadra di poliziotti, ciascuno con pregi e difetti, ma uniti da un unico ideale di giustizia.

«Maltese è uno di quei personaggi che occupano la postazione del bene perché qualcuno deve pur occuparla, sebbene sia sempre più complicato. Pigrizia e indifferenza, infatti, fanno crescere il male nella nostra società» racconta Rossi Stuart. «Per fortuna ci sono dei paladini che sentono questa vocazione e che sono in genere delle figure solitarie. Persone che sacrificano la propria vita per gli altri, sostenute da una forza incrollabile». Maltese ha fatto ritorno nella sua città natale perché un suo vecchio compagno d’infanzia, diventato commissario, in punto di morte lo ha investito di una missione: sostituirlo e portare avanti il suo lavoro. «In questo modo riapre una vecchia e dolorosa vicenda personale, che aveva ormai rimosso, e il suo percorso professionale e quello privato si intrecciano» dice ancora l’attore. Nell’interpretare Maltese, Rossi Stuart si è ispirato a Ninni Cassarà, il commissario ucciso da Cosa nostra nel 1985. «Un uomo colto, raffinato, che ha scelto di combattere la mafia esponendosi in prima persona» rivela. «Poi, in fase di preparazione del personaggio, ho studiato anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (i due magistrati uccisi dalla mafia nel 1992, ndr). La forza di Maltese è anche figlia del sorriso di Falcone, come ce lo ricordiamo in una delle sue foto più famose. E poi c’è la sigaretta di Borsellino, quel particolare che molto raccontava di lui e dei suoi tanti pensieri».

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