Ci racconta tutti i segreti della amatissima serie con Maria Chiara Giannetta
Nessuno meglio di Jan Michelini, regista e ideatore di “Blanca” (ma ha diretto anche “Doc”, “Diavoli”, “Un passo dal cielo”, “Don Matteo” e tanti altri titoli di successo), poteva raccontarci un po’ di curiosità sulla serie prodotta da Lux Vide, in onda il giovedì sera su Rai1.
Jan, perché la serie si chiama “Blanca”?
«Perché prende spunto dai romanzi di Patrizia Rinaldi (Edizioni E/O), che sono stati riadattati e liberamente interpretati. Si tratta di una serie di gialli ambientati a Napoli. Noi però abbiamo scelto Genova, una città portuale simile ma meno utilizzata. Di Genova poi mi ha colpito il fatto che potesse esplorare i vari linguaggi dentro “Blanca”: il ferro, il vetro e i vicoli scuri sono la cornice perfetta per la parte crime. Mentre i colori pastello di Camogli, dove si trova la casa di Blanca, rappresentano la parte romantica, il rapporto con il passato».
Quali sono le differenze tra il personaggio di carta e quello televisivo?
«Nei libri è più adulta. Noi l’abbiamo ringiovanita per poter affrontare le problematiche di una giovane donna in cerca dell’amore, e che deve ancora sbocciare anche nella professione. Per come aggredisce la vita e per l’energia che ha, Bebe Vio (schermitrice paralimpica, ndr) è stata una fonte di ispirazione. Mentre un consulente prezioso è stato il tenore Andrea Bocelli, che ci ha fatto capire come essere diversamente vedenti non rappresenti un impedimento, e che quindi Blanca poteva osare e muoversi con disinvoltura».
Come mai è stata scelta Maria Chiara Giannetta come protagonista?
«Quando il produttore Luca Bernabei mi ha parlato della serie, sono andato sul set di “Don Matteo” e ho chiesto a Maria Chiara Giannetta, che già avevo diretto in un episodio di “Un passo dal cielo”, se poteva imparare bene l’inglese perché sarebbe stata perfetta per questo progetto, che all’inizio doveva essere internazionale, e che sarebbe partito nel giro di un paio d’anni. Arriviamo a ridosso del casting, ma Maria Chiara era impegnata con “Buongiorno, mamma!” e poi avrebbe dovuto iniziare a girare “Don Matteo”. Insomma, era “fuorigioco”. Quindi ho fatto un lungo casting e sono arrivato alla rosa finale di candidate. La persona scelta, però, alla fine non se l’è sentita e ha rinunciato. Allora io e Luca ci siamo guardati e abbiamo chiamato Maria Chiara. Ha fatto il provino ed è stata incredibile».
Come mai si veste con colori sgargianti e ha sempre una cintura in vita?
«Ho pensato che dovesse essere una serie colorata, per creare un contrasto forte. Il modo di raccontare il mondo di Blanca è legato all’epoca in cui vedeva (ha perso la vista a 12 anni): il suo immaginario è coloratissimo. Ci doveva essere un aspetto infantile sfociato poi nel funk grazie all’amica Stella (Federica Cacciola) che l’ha influenzata nel look e nella musica. La cintura è un omaggio a “Pulp Fiction”, ma soprattutto doveva stringerla per darle sicurezza, come un’armatura. All’inizio abbiamo usatole cinture che servono per legare le valigie».
Quante paia di collant ha bucato con gli anfibi, sbattendo e cadendo?
«Anche gli anfibi li abbiamo scelti perché volevamo delle scarpe semplici e un po’ militaresche, che le dessero stabilità. Calze? Ne rompeva in continuazione. Abbiamo usato chili di collant!».
Come mai ha scelto i Calibro 35 per la colonna sonora?
«Sono degli amici e sono entrati fin da subito nel progetto con grande entusiasmo. I brani che hanno composto li facevo ascoltare spesso agli attori prima di girare. Tra poco uscirà il vinile con la colonna sonora della seconda stagione: 1.500 copie. Ma la si trova anche su tutte le piattaforme digitali».
Avete chiesto la consulenza della Polizia?
«Certo, c’è stata una strettissima collaborazione con la Polizia di Stato e con vari altri consulenti, a seconda della scena da girare. Per esempio, forze speciali e artificieri veri che a volte stavano in scena con mezzi e uomini».
Quali sono le location della seconda stagione?
«Stiamo molto nella Genova centrale dei Caruggi. Si vede Palazzo Pallavicino, poi la zona del porto e Camogli. E ci sono scene in mare, in barca a vela. È stato divertente e complesso girarle. Una volta siamo partiti in una ventina di persone e dopo mezz’ora eravamo rimasti in tre, più gli attori, perché soffrivano tutti il mal di mare e con i gommoni facevamo la spola per riportarli a terra. Così io ho fatto pure il direttore della fotografia, mentre la parrucchiera ha preso il posto del macchinista».
Invece il ristorante in cui pranzano i poliziotti dove si trova?
«È un posto meraviglioso, un ristorante vero (si chiama “Le piastre di Emma”, ndr) vicino a piazza Caricamento, a Genova. Anche se non era facile girare per la posizione e per tutti quei vetri che danno sulla piazzetta».
Nella seconda puntata ci sono tanti cani in scena. Com’è andata?
«Grazie a Dogstudios e a Carolina Basile, la coach di Fiona (che interpreta Linneo), è stato fatto un lavoro incredibile. Avevamo molti cani e nella scena finale ce ne sono 15, di razze diverse. Li abbiamo filmati separatamente e poi unito le inquadrature con degli effetti speciali. Era impossibile farli convivere».
Ci sono stati mai inconvenienti col cane Fiona?
«Si è comportata benissimo, per fortuna, anche perché è un cane unico. Nel vero senso della parola. Di solito non si gira mai con un cane se non ha un suo doppio. Se succede qualsiasi cosa, infatti, non puoi fermare le riprese. Invece noi abbiamo solo lei. Impossibile trovare un American bulldog come lei. Abbiamo cercato in tutta Europa ma non esiste. Ha fatto tutto Fiona, compresa la scena dell’esplosione nel primo episodio».
Agli attori avete fatto fare un corso di genovese?
«Tanti sono genovesi. Alla prima lettura dei copioni con il cast ho scoperto che si conoscevano tutti!».
Ci sarà “Blanca 3”?
«Sì. È una serie che abbiamo venduto in decine di Paesi. Ha avuto un grande successo in Francia, Portogallo, Spagna e Germania. Ma anche in tutti i Paesi dell’Est, Russia compresa, Australia, Giappone e Sudamerica: è diventata ormai un vero fenomeno internazionale!».